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Cara "Stampa", durante le belle celebrazioni torinesi per i
Dizionari dell´Utet, dal vecchio Tommaseo al Battaglia completato, mi ha
colpito l´evocazione massiccia delle nonne decisive, da parte degli scrittori
di mezza età. Tra le influenze formative, infatti, nessuno ricordava qualche
esperienza scolastica, piuttosto. O un libro che magari gli aveva cambiato la
vita: Montale o Calvino, Leopardi o Rimbaud. E nemmeno le invasioni delle parole
straniere, anche prima del dominio dei media: ieri, engagé, délabré, fané,
corvée, matinée; e football, cocktail, blues; nonché achtung e kaputt. (In un
paese ancora pieno di latino parlato: in medio stat virtus, ora et labora, vade
retro, veni vidi vici, ictus, ora pro nobis). Mentre, attualmente, piuttosto:
rock, chat, bookshop, showroom, extra-large, trendy, sushi, wow. Si riconferma
così nuovamente la tradizionale prevalenza della famiglia sulla società e
sulla scuola, in Italia; e soprattutto la prevalenza del tinello, nella nostra
letteratura. Che privilegia le mamme e le nonne e le zie, fra l´angolo-cottura
e il divano-letto e la tv. Sia pure fantasticando sul nomadismo dei raminghi di
confine. Ma anche le contemporanee immagini da Firenze ratificano lo stesso
trend. Quanti nonni e bisnonne e vegliardi stagionati sono accorsi a
"primeggiare" sopra le teste di un movimento che si vorrebbe "dal
basso" e contro lo "star system". Si fanno i confronti con un
paio di generazioni fa: quando Moravia e Pasolini e Lama tentarono di imporsi
agli studenti romani, e vennero congedati con una certa fermezza. Quando i
discorsi sui "grandi vecchi" non erano un complimento. Ma ancora
prima, fra i bambini, dire "sì, mia nonna!" o "sì, tua
nonna!" non era carino. Aveva piuttosto successo il primo piccino che
ripeteva: "ammazza la vecchia col flit!". (Ma come girano, questi
corsi e ricorsi storici ed edipici).
Alberto Arbasino
Alberto Arbasino, nato a Voghera nel 1930 si è laureato in Diritto Internazionale all'Università di Milano, è giornalista, saggista, critico musicale e scrittore di vasta cultura, di forte impegno civile e di salda intransigenza morale. Membro del Gruppo '63, ha collaborato con alcune importanti riviste come ‟L'illustrazione italiana”, ‟Officina”, ‟Il Mondo”, ‟Tempo presente”, ‟Il Verri”, e il quotidiano ‟La Repubblica”. La sua produzione narrativa e saggistica ci ha abituati a spregiudicate analisi della società e della cultura contemporanea. Della sua ricca e varia produzione, Feltrinelli ha pubblicato tra l’altro: L’anonimo lombardo, Fratelli d’Italia, Certi romanzi, La maleducazione teatrale. Strutturalismo e drammaturgia, Super-Eliogabalo, Sessanta posizioni e, più di recente, Rap! (2001, Premio nazionale Flaiano per la satira 2002) e Rap 2 (2002). Al commento politico e alla critica degli avvenimenti contemporanei ha dedicato dei saggi molto discussi come Fantasmi italiani, In questo stato (sul caso Moro), Un paese senza, Paesaggi italiani con zombi.