Riccardo Staglianò: Strasburgo dice no ai brevetti sul software

07 Luglio 2005
L´alfabeto e la grammatica informatici non si possono brevettare. L´ha deciso, a schiacciante maggioranza, il Parlamento europeo. Ha vinto l´open source, il modello di condivisione del codice sorgente, si è detto pigiando l´acceleratore dell´entusiasmo. Hanno perso le multinazionali del software, piuttosto, che spingevano - con l´eccezione di Sun Microsystems - perché la direttiva su cui i governi della Ue avevano trovato un accordo passasse. E invece no, ieri a Strasburgo l´assemblea ha votato 648 a 14 contro la Computer Implemented Inventions Directive. Un voto ‟storico”, ha commentato il presidente del Parlamento Josep Borrell. Festeggiano le piccole software house che non si sarebbero mai potute permettere di pagare le royalty su singoli pezzi di codice ai "pesci grossi". Brindano le piccole e medie aziende che temevano un eventuale rialzo dei costi gestionali in caso di un "sì". E il cappello della vittoria se lo mettono socialisti europei, popolari e verdi, che hanno fatto della lotta per la libertà digitale una bandiera di democrazia: ‟Non si brevetta una formula matematica - ha spiegato all´Associated Press l´ex primo ministro francese Michel Rocard - e il software non è che una connessione di formule matematiche”. Libero algoritmo in libero stato, dunque, con buona pace di Microsoft, Nokia e Philips, solo per citarne alcuni. Perché la "brevettabilità" non riguardava solo il software puro, venduto a sé. Ma anche quello cosiddetto embedded, incastonato nelle applicazioni più svariate e prosaiche, dalla lavatrice al cellulare. Se fosse passata la direttiva non solo si poteva tutelare l´applicazione nella sua interezza, ovvero la tecnologia dietro al sistema di frenata Abs in un esempio tra i più ripetuti dai contendenti, ma anche il software all´origine di quell´invenzione, il codice necessario al suo funzionamento. Che però poteva, in tutto o in parte, servire anche a comandare tante applicazioni diverse e, nel caso in cui qualcun altro avesse voluto utilizzarlo, avrebbe dovuto pagar pegno al primo che era riuscito a registrarlo all´ufficio brevetti. Per non dire della prevedibile moltiplicazioni delle cause legali, dal momento che i nuovi programmi potevano essere accusati - come è sempre stato nella storia dell´informatica - di essere mere evoluzioni di programmi altrui. E via con la carta bollata e le parcelle degli avvocati specializzati in proprietà intellettuale. ‟Negli Stati Uniti - spiega a ‟Repubblica” il senatore verde Fiorello Cortiana, uno dei più attivi sul fronte del ‘no’ - sono arrivati al punto di brevettare la barra di avanzamento dello scaricamento di un file, quella che avverte che il download è al 15, poi al 35 o al 60 per cento. È come se si volesse, invece di proteggere con il copyright le canzoni, brevettare le note e gli accordi che le compongono. Sarebbe la fine della musica”. E la fine dell´innovazione, stando ai detrattori che hanno avuto la meglio in aula. Chiaramente le grandi imprese la raccontano all´opposto. Solo pochi anni fa Nathan Myrvold, il principale "architetto" di Microsoft, spiegò la differenza tra Windows e il sistema operativo Linux in maniera molto sarcastica: ‟Uno è un prodotto finito, grazie ai soldi che possiamo spendere nel testing, l´altro è quasi gratis ma i collaudatori siete voi”. E per farne di più, di soldi, la brevettabilità avrebbe aiutato. Ma gli eurodeputati non l´hanno sottoscritta, nonostante la lobby delle multinazionali avesse convinto della sua bontà Commissione e Consiglio. ‟Non faremo una nuova proposta” è stata la loro dichiarazione di resa. Resta il copyright per difendere i prodotti dell´ingegno. Le singole lettere che compongono le stringhe di codice però potranno "pronunciarle" tutti. Non ha vinto l´open source, che è un concetto assai più radicale, ma è un messaggio in quella direzione.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …