Marco D'Eramo: Presidenziali USA. Convention-flop per McCain

09 Settembre 2008
L'uragano Gustav si sta dimostrando un boomerang per la Convention del Grand Old Party (Gop): i repubblicani ci hanno proprio marciato, assecondati dai network che hanno drammatizzato l'avanzare di questo tornado. Ma forse ci hanno marciato troppo. Ormai è chiaro che Gustav aveva una forza 2, pari a quella dell'uragano Fay che due settimane fa aveva colpito la Florida e fatto 36 morti (il triplo di Gustav) senza suscitare nessuno scalpore, nessun'emergenza nazionale.
L'uso e abuso politico di Gustav è stato smaccato, con il comandante supremo George Bush che correva a dirigere le operazioni di soccorso, la Convention praticamente sospesa, tutti i discorsi annullati. Il vantaggio politico era chiaro: intanto veniva cancellato dai media il discorso di Barack Obama allo stadio di Denver; in secondo luogo Gustav nascondeva le debolezze intrinseche di questa Convention: l'ExCel Center, il palazzetto dello sport in cui è ospitata a St Paul, ha meno della metà della capacità del Pepsi Center di Denver in cui i democratici hanno tenuto la loro convention la settimana scorsa. In terzo luogo, al candidato John McCain era risparmiato il calvario di dover farsi abbracciare sul palco da un presidente uscente, Bush, che i repubblicani preferirebbero nascondere sotto il tappeto fino al 4 novembre.
Ma poiché un presidente uscente che ha fatto due mandati non può essere semplicemente dato per disperso, gli organizzatori hanno deciso di far recuperare nella seduta di ieri il suo intervento (ma non quello dell'aborrito vicepresidente Dick Cheney, già partito in viaggio diplomatico in Azerbaijan, Georgia e Italia); però, facendo parlare il presidente solo via satellite dalla Casa bianca, hanno trovato il modo di evitarsi l'abbraccio mortale di Bush a McCain: immaginate quanto i democratici avrebbero sfruttato nei loro spot tv quest'effusione per sostenere la tesi che Bush o McCain è comunque sempre la stessa solfa. Già ora, nella loro campagna battono sempre sulle «politiche di Bush-McCain», quasi McCain fosse non un senatore dell'Arizona, bensì il vicepresidente uscente. Ma con un'emergenza che si sgonfia ora dopo ora, tutti i vantaggi politici dell'uragano Gustav non compensano le controindicazioni di fondo: Gustav ha scombinato il programma e creato un clima di disorganizzazione.
Lunedì l'ExCel Center era semivuoto anche quando hanno preso la parola le first ladies : quella uscente, Laura Bush, e quella che spera di diventarlo, Cindy McCain. Ieri poi la Convention era allo sbando: fino all'una è rimasto indefinito il programma degli interventi. Solo allora si è saputo che, oltre all'intervento di Bush via satellite, avrebbe di nuovo preso la parola Laura Bush, e che tra gli interventi cancellati lunedì, sarebbe stato recuperato quello del senatore del Connecticut Joseph Lieberman, già candidato democratico alla vicepresidenza nel 2004. Considerato decisivo da McCain per convincere gli indecisi del centro, Lieberman è corteggiato come ogni transfuga. Viene presentato come un indipendente, favorevole all'aborto, e proprio per questo non è stato scelto come vicepresidente nonostante fosse il preferito di McCain: avrebbe fatto infuriare i cristiani conservatori. Peccato: la sua candidatura avrebbe gettato una luce impietosa sulla vera natura della lotta politica negli Stati uniti, con una stessa persona che può candidarsi nel ticket presidenziale dei due partiti avversari a distanza di soli 8 anni (una specie di Lamberto Dini locale). È stato invece cancellato - e sarebbe interessante capire il perché - l'intervento dell'ex sindaco di New York (e candidato sconfitto alla nomination repubblicana) Rudolph Giuliani, che avrebbe dovuto parlare ieri. Come se non bastasse, gli strateghi del Gop sono inciampati nelle rivelazioni sulla candidata alla vicepresidenza scelta da McCain, la governatrice dell'Alaska Sarah Palin. All'inizio sembrava perfetta. Donna, per di più antiabortista, madre di cinque figli, a destra di Attila in economia e in politiche sociali, cacciatrice, pescatrice: insomma una manna per i cristiani conservatori, per la destra economica e per la lobby delle armi, la National Rifle Association (di cui è socia). I suoi 44 anni compensano l'età avanzata (72 anni) del candidato alla presidenza.
La sua provenienza da uno stato (l'Alaska) davvero periferico rassicura tutti coloro che sono preoccupati dai 25 anni di presenza in senato (e a Washington) di McCain. Quando Sarah Palin si è presentata in pubblico con la sua figlia Bristol che teneva in braccio il suo ultimo nato di quattro mesi, Trig, affetto da una sindrome Dawn, si è celebrato il trionfo del mammismo e del buonismo americano. Ma poi sono cominciate a filtrare notizie più preoccupanti per il Gop: che il marito di Sarah, Todd, era stato condannato nel 1988 per aver guidato in stato d'ebbrezza. Poi è venuto fuori che la figlia 17enne, Bristol, era incinta: Sarah Palin ha dovuto rivelarlo per mettere a tacere la voce che l'ultimo figlio Trig fosse in realtà suo nipote e figlio di Bristol. Nella più pura tradizione americana, la campagna di Obama ha reagito con malcelata soddisfazione e ostentata ipocrisia; Obama ha detto che non avrebbe mai sfruttato questo tema visto che quando lui è nato sua madre aveva solo 18 anni, ma certo questa notizia - insistono i democratici - mostra che la scelta di McCain è stata affrettata e che non sono stati compiuti i riscontri necessari. In realtà sono altre le obiezioni contro Sarah Palin che si rafforzano man mano che la sua personalità emerge in pubblico. La prima riguarda la sua giovinezza e inesperienza: è governatrice da soli due anni di uno stato di soli 680.000 abitanti, e in precedenza la sua unica carica è stata quella di sindaco di Wasilla, un paesetto alla periferia di Anchorage con meno di 7.000 abitanti. Il punto è che, in caso di morte del presidente, a succedergli è il vicepresidente, e che finora la campagna di McCain era centrata tutta sull'inesperienza e gioventù di Obama: ora con che faccia possono i repubblicani dire che Obama è più inesperto di Palin? La seconda obiezione contro Sarah Palin viene paradossalmente dal fronte delle mamme conservatrici e suburbane, quelle del partito «il posto della donna è a casa», che s'indignano perché Palin sia tornata nel suo ufficio di governatrice tre giorni soltanto dopo aver partorito, e perché accetta un lavoro a tempo pieno in una campagna presidenziale pur avendo un figlio con la sindrome di Dawn di quattro mesi e che perciò sarebbe supposto richiedere cure materne a tempo pieno.
Si capisce perché il quotidiano di Minneapolis StarTribune definisce la governatrice dell'Alaska «il secondo uragano che investe la Convention repubblicana». Ma l'effetto più curioso e imprevisto della candidatura di Sarah Palin è che, per contrastarla, gli uomini di Obama sono dovuti precipitarsi da Hillary Clinton per chiederle di moltiplicare le sue apparizioni nella prossima campagna, proprio per risalire nel voto tra le donne. Obama pensava di congedato Hillary dalla sua campagna dalla porta principale, con tutti gli onori per lei, e tutto il di lei appoggio per lui. Adesso deve farla rientrare dalla finestra e c'è da chiedersi che prezzo è pronto a pagare per questa rentrée.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …