Marco D'Eramo: Presidenziali USA. Convention repubblicana, l'uso politico dell'uragano

09 Settembre 2008
Quando Mike Davis parla di «politica dei disastri», dei cataclismi e delle catastrofi, non pensa certo all'uso tattico e strumentale che i repubblicani fanno dell'uragano che si è abbattuto sul Mississippi e sull'ovest della Louisiana. Un doppio uso: sopraffare con il discorso sull'uragano ogni riferimento a Barack Obama e alla Convention democratica, cioè cancellare mediaticamente l'avversario, e dall'altro lato usare il tornado per nascondere la propria debolezza politica, accantonare il paragone impietoso tra la folla imponente che ha attorniato Obama e l'aria da modesta sagra di paese che si respira qui. Denver era presa d'assalto dai democratici; St Paul ieri era desolata, anche perché tutti gli uffici erano chiusi: era Labour Day (la festa nazionale che gli Stati uniti hanno adottato pur di non celebrare il Primo Maggio, che ricorda i martiri anarchici di Chicago nel 1886). Così l'uragano che si è abbattuto sulle due Conventions non poteva non portare un nome tedesco, Gustav, perché a forte impronta tedesca è la capitale del Minnesota, St Paul, dove da ieri è aperta a mezz'asta la Convention repubblicana. E già la locazione della Convention è un piccolo enigma di per sé: tutti nel partito repubblicano (il Grand Old Party, Gop), dicono da mesi che la Convention si sarebbe tenuta a Minneapolis. Ora è vero che Minneapolis e St Paul sono chiamate le «città gemelle»: i due centri città distano circa 16 km l'uno dall'altro. Ma come a volte accade, i gemelli possono avere caratteri lontanissimi: Minneapolis è d'impronta scandinava, politicamente socialdemocratica, mentre St Paul è assai teutonica e molto più conservatrice. Non è un caso quindi se i repubblicani hanno situato la Convention a Saint Paul, di destra, pur dicendo che si svolge a Minneapolis. Il Minnesota è infatti uno stato in bilico ( swing state ), proprio come il Colorado è uno stato in bilico per i democratici e per questo vi avevano tenuto la loro assise. Per rendersi conto della sfacciatissima strumentalizzazione politica, bastava guardare ieri la telecronaca di Gustav nelle Fox News, il canale di proprietà del magnate Rupert Murdoch, sdraiato su George Bush e la destra, nonostante il suo slogan sia fair and balanced («corretto ed equilibrato») che a sinistra è diventato un modo di dire a significare faziosità estrema. Gustav (pronunciato con la «f» finale, alla tedesca) è approdato sulle coste Americane con una forza 2, in pratica una pioggerellina se paragonato a Katrina nel 2005, che era classificato a forza 5. In ogni caso Gustav non è mai andato oltre la categoria 4, e già domenica si sapeva che era sceso a forza 3. Ma da subito Fox ha mandato in onda immagini di palme piegate dal vento e marosi. E il candidato repubblicano John Mc Caine ha subito annullato la prima sessione di lunedì, ridotta a una sequenza di preghiere, con solo due brevi interventi delle mogli, Cindy McCaine a Laura Bush. E subito il presidente George Bush ha annullato il suo intervento a St Paul e si è precipitato sull'Air One in Louisiana per mostrare al mondo che questa volta non avrebbe snobbato l'uragano come fece con Katrina. All'annuncio, la base repubblicana ha lanciato un sospiro di sollievo, tanto più quando si è saputo che neanche il vice presidente avrebbe parlato: nella seduta di apertura di ieri erano previsti gli interventi del senatore del Connecticut, ex candidato democratico alla presidenza e transfuga, Joseph Lieberman, il governatore della California Arnold Shwartzenegger, il vice presidente Cheney e Laura e George Bush (tutti annullati, tranne quello di Laura). La cancellazione dello strano duo della Casa bianca ha rinfrancato gli strateghi del Gop, la cui unica speranza di vittoria a novembre è quella di una continuità sostanziale ma distacco e rottura apparente dagli otto anni di Bush e Cheney. Tutta la Convention sarà quindi all'insegna dell'equilibrismo: prendere le distanze dagli anni bushiani per cercare di riportare all'ovile i repubblicani moderati e quelli libertari, ambedue nauseati dalle torture, dalle guerre inutili, dalle intercettazioni telefoniche senza autorizzazioni, depressi dalla recessione economica, preoccupati dalla perdita di potere d'acquisto; ma dall'altro lato rassicurare i cristiani conservatori che hanno garantito le due vittorie di Bush e che sono quanto meno sospettosi nei confronti di McCain. Il confronto tra queste due anime del Gop sarà il nucleo politico di questa Convention. (Da notare che a quella democratica non c'è stato un vero e proprio confronto tra destra e sinistra del partito.) Uragani a parte, il grande tema propagandistico della Convention sarà quello della «vittoria in Iraq». Tesi: con il surge Bush ha avuto ragione, ora in Iraq stiamo vincendo e le nostre truppe possono cominciare a ritirarsi. Una posizione trionfalistica espressa già dai manifestanti « pro war » ai cancelli del ExCel Center, che sbandierano cartelli «Lasciate i nostri soldati vincere», con la sottintesa tesi che richiama il revisionismo sulla guerra del Vietnam che sarebbe stata persa perché (da pacifisti, liberals e hippies ) fu impedito ai nostri soldati di dispiegare tutto il loro valore. I dimostranti contro la guerra (e i veterani contro la guerra in Iraq) sono stati invece confinati a distanza di sicurezza, verso i giardini intorno al Campidoglio: erano 10mila, secondo le forze dell'ordine. Un grande corteo pacifico con slogans come «la guerra non è per la vita», e «Bush deve rendere conto».

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …