L'ultimo libro di Gombrowicz è quello dove la sua lucida follia si scatena
con maggior violenza e ironia. In questa sua nuova "avventura" lo
troviamo assieme a un bislacco amico in vacanza in una noiosa località di
montagna. I due si improvvisano detective credendo di scorgere, negli anfratti
della realtà, segni che riconducono tutti a una serie di "impiccagioni
rituali": di un uccello, di un bastoncino, di un gatto e di un triste
individuo dalle scarpe gialle. E poi ci sono strane associazioni tra la bocca
storta della cameriera dell'albergo e altre bocche, mani, macchie e crepe sui
muri… Uno straordinario "giallo filosofico" salutato da molti come
un capolavoro.
"Che cos'è un romanzo giallo? Un tentativo di organizzare il caos.
Per questo il mio Cosmo, che mi piace chiamare 'un romanzo sulla
formazione della realtà', sarà una specie di racconto giallo.
"Pongo due punti di partenza, due anomalie distantissime l'una dall'altra:
a) un passero impiccato; b) l'associazione tra la bocca di Katasia e la bocca
di Lena. Questi due problemi reclameranno un senso. L'uno penetra l'altro in
una tensione verso la totalità. Comincerà così un processo di supposizioni,
di associazioni, di ricerche, starà per nascere qualcosa, ma si tratterà di un
embrione piuttosto mostruoso, di un aborto… e questo oscuro, incomprensibile
rebus non potrà che esigere una soluzione… creare una Idea che spieghi, che
faccia ordine…"
Witold Gombrowicz