“Due è il numero che riconferma la solitudine. Kafka non può immaginare il due se non come angosciosa distanza.”
Franz Kafka rimane oggi uno degli scrittori più enigmatici, e perciò frequentati, della letteratura moderna. In questo libro Nadia Fusini indaga la sua anima, complessa e semplicissima al tempo stesso, per restituirne il ritmo, la pulsazione intima. Quali erano le passioni e le spinte diverse che lo conducevano alla scrittura? “L’inizio e la fine rimangono nell’oscurità, in Kafka: egli illumina piuttosto il processo, dove e quando tutto è rischio e pericolo.” E così fa l’autrice in questo volume: non un saggio su Kafka o il racconto più o meno romanzato della sua vita e delle sue opere, ma la testimonianza del suo essere. Il legame è la passione di Kafka, nel senso semplice e tremendo che del legame egli patisce, sia nella vita che nell’opera, l’impossibilità. Ed è alla lingua che affida il tentativo di creare, e tessere, l’unico legame possibile. Si tratta, però, di una lingua notturna, in cui tutto è mantenuto in uno stato di sospesa contraddizione, come in un sogno, e dove la materia linguistica è esposta a un’incostante reminiscenza e sempre pronta a cadere nell’oblio.
“Ho scritto un libro su Kafka perché volevo comprendere un uomo, e le sue parole. ‘Io raggiungo le cose con difficoltà’, dice Kafka. Un uomo forse non è che le difficoltà che incontra nella vita. Uno scrittore è un uomo particolare in questo: incontra scrivendo la sua difficoltà. Fa così della scrittura la sua passione.”