“Nasone? …Non era il matto che a volte sedeva sugli scogli, anche sotto il nevischio, in un vestito di lino?”
Agli estremi confini del mondo conosciuto, fra le tempeste e i ghiacci del Mar Nero, c’è una città selvaggia e poco abitata, Tomi, luogo di esilio di Publio Ovidio Nasone.
Proprio qui giunge un suo amico, Cotta, determinato a ritrovare le tracce del poeta e delle Metamorfosi, il suo capolavoro incompiuto, forse da lui stesso distrutto. Esiliato da Augusto, o dalla sua corte di oratori e politici, dopo aver tenuto un discorso meraviglioso per l’inaugurazione di un nuovo stadio, senza però rendere il consueto e doveroso omaggio all’imperatore, Ovidio pagherà con gli anni della solitudine, fino alla morte, la sua denuncia di scandali politici e, forse, la sua innovativa libertà poetica e l’erotismo dei suoi versi. La singolarità di Il mondo estremo fa sì che il lettore ritrovi, in uno sfasamento continuo spazio-temporale, attraverso la ricerca dell’amico Cotta, un mondo in cui il mito si trasfigura in realtà.
L’avvincente e fantastica ricostruzione dell’esilio di Ovidio a Tomi e del mondo delle Metamorfosi restituisce a questo romanzo, per lo stile e le sfavillanti invenzioni barocche, la forza di un classico. Una storia in cui i tempi s’incrociano e si sovrappongono, in cui le figure del mito diventano nostri indimenticabili contemporanei.