Il suo vero nome era Eunice Waymon. Era nata ad Atlantic City nel 1933 e aveva un sogno, quello di diventare la prima concertista classica americana di colore. Ma l'America segregazionista di quegli anni glielo impedì. Muore allora Eunice e nasce Nina Simone, una musicista risoluta, carismatica e prodigiosamente dotata. In pochi anni diventa un'icona della canzone americana, interprete di vari generi (jazz, soul, blues, gospel, folk), autrice di un repertorio straordinario e inoltre militante nella lotta per la difesa dei diritti civili degli afroamericani. Nina Simone ha attraversato mezzo secolo di musica e di grandi cambiamenti sociali, è stata compagna di strada di personaggi come Martin Luther King e Malcolm X, ha eguagliato per talento e destino le grandi cantanti dell'epoca, come Maria Callas o Billie Holiday. Ha avuto una carriera folgorante, a partire dai palchi calcati al Greenwich Village, fino al successo internazionale, ma ha vissuto anche il crollo del suo intero mondo. In una parabola che la porta a vagabondare per il mondo, lascia gli Stati Uniti, va all'isola di Barbados, in Liberia, quindi in Europa, nella Francia dove è morta nel 2003 in solitudine. Artista sfavillante, indole tormentata, guerriera instancabile, timida innamorata, donna sottomessa e abbandonata, spirito folle e geniale, diva assoluta e creatrice visionaria, concertista e maestra del palcoscenico, voce ineguagliabile: Nina Simone è stata tutto questo. E David Brun-Lambert nel suo libro ne offre un ritratto sfaccettato, lontano dai cliché, narrandone la vita pubblica, nel mondo musicale e politico, e quella privata, la storia di una protagonista tragica del ventesimo secolo.