Il fu Mattia Pascal

di Luigi Pirandello

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‟Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal.” È l'incipit del romanzo più noto di Luigi Pirandello: Il fu Mattia Pascal (1904). In esso è contenuta la cellula generativa dell'intero libro. Quando lo scrisse, lo scrittore siciliano ne sapeva quanto chi, scorse queste prime righe, si predispone alla lettura. Scelti nome e cognome, cominciano le peripezie del personaggio, il quale presto si trova in una situazione simile a quella dell'autore: deve lui stesso dare vita a ‟un uomo inventato”. Durante questa vera e propria avventura dei nomi, il libro assume la sua forma pienamente novecentesca, nella quale autobiografia e biografia immaginaria si confondono. Consanguineo di quelli che saranno i sei personaggi in cerca d'autore, Mattia Pascal sembra a tratti lanciare messaggi al lettore perché lo liberi dal vincolo cartaceo e dunque dalla sua muta solitudine.

‟La coscienza ironica e ascetica trova nella letteratura l'unico modo di operare che non entra in collisione con il mondo. La trasformazione della vita in letteratura, dopo la rottura ironica con quell'io che correva per il mondo in cerca della libertà e della felicità, conferma che soltanto la pacificazione con se stesso è il vero eden e l'unica utopia realizzabile.”
(dal commento di Antonio Gagliardi)
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Luigi Pirandello

Luigi Pirandello (Agrigento, 1867 - Roma, 1936) pubblicò nel 1901 il suo primo romanzo, L’esclusa. Il decennio 1910-1920 fu particolarmente fecondo: scrisse novelle e poesie, iniziò le prime riduzioni …

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