‟Tutte le realtà produttive di ogni zona devono dare un contributo all’organizzazione. È subdola la scelta lessicale, perché l’estorsione, presentata come richiesta di un contributo, magari per i picciotti in carcere, diventa altro e viene accettata quasi per convenzione. Il rapporto tra mafioso ed estorto così non è più personale. Il pizzo diffuso diventa metodo basato sull’intimidazione ambientale. E così è la stessa mafia a creare il problema, la mancanza di sicurezza, che poi si offre di risolverti attraverso il pagamento di una ‟tassa”. Attraverso violenza e paura si ottiene ciò che si vuole. Ma il ricorso all’intimidazione e alla violenza è sempre proporzionale all’effetto che si vuole produrre. L’ideale è usare il minimo di brutalità e ottenere il massimo risultato. Spesso la mafia cerca addirittura di evitare questi mezzi, ricorrendo alla persuasione e allo scambio di favori. Questo è il cuore del sistema mafioso, che ha bisogno per la propria sopravvivenza di continue e sicure fonti di finanziamento: come le entrate di un’impresa legale, la vita di Cosa nostra dipende dalla capacità di autofinanziarsi.” […]

Il controllo mafioso del mercato del lavoro in Sicilia nelle parole del Procuratore nazionale antimafia, autore, insieme a Francesco La Licata, di Pizzini, veleni e cicoria. La mafia prima e dopo Provenzano.

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Pizzini, veleni e cicoria di Pietro Grasso, Francesco La Licata

Bernardo Provenzano rappresenta l’ultimo padrino del Novecento. La sua cattura, dunque, si presta a una radiografia conclusiva di ciò che è stata la mafia in Italia e in Sicilia negli ultimi cinquant’anni. La caccia al padrino di Corleone, raccontata in presa diretta da Pietro Grasso, può fungere (…

La cattura

La cattura

di Salvo Palazzolo, Maurizio de Lucia