Nel romanzo La libreria del venerdì di Sawako Natori, una piccola libreria nascosta in fondo a un binario nella stazione di Nohara diventa un rifugio inaspettato per un giovane smarrito e per chiunque stia cercando, senza saperlo, una storia capace di illuminare il proprio cammino.

Quella libreria, con le sue luci calde, i librai appassionati e i consigli scritti a mano, esiste davvero, in un certo senso. In Giappone, luoghi simili hanno un nome: ekinaka. Sono librerie costruite all’interno di una stazione ferroviaria.

La parola ekinaka è la traslitterazione dal giapponese 駅ナカ, dove eki () significa “stazione” e naka (ナカ) “dentro”. Indica gli spazi commerciali interni alle stazioni ferroviarie.

Infatti, nel frenetico ecosistema dei trasporti giapponesi, che comprende metropolitane, treni locali e shinkansen ad alta velocità, milioni di persone transitano ogni giorno attraverso le stazioni. È naturale, allora, che questi luoghi diventino anche spazi di incontro, commercio e cultura. Nelle stazioni, oltre alle librerie, è comune trovare ristoranti, pasticcerie, minimarket, negozi di cosmetici, banche, uffici postali, agenzie di viaggio e, talvolta, perfino hotel…

Nei grandi snodi urbani, le stazioni diventano veri e propri poli culturali e commerciali. I residenti del quartiere vi si recano anche senza prendere il treno: per fare la spesa, assistere a eventi live, curiosare tra i pop-up shop, o, appunto, comprare un libro.

Nonostante siano spesso molto piccole, come nel romanzo di Sawako Natori, le librerie ekinaka offrono un’esperienza raffinata e intima: la selezione dei titoli è curata, gli spazi sono ordinati e accoglienti, ogni dettaglio sembra invitare chi vi entra, per caso o per abitudine, a fermarsi anche solo per pochi minuti.

È proprio in una di queste librerie, all’interno della stazione di Nohara, che approda Fumiya, studente universitario introverso e disorientato, con un rapporto quasi assente con i libri. È lì per caso, spinto dalla necessità: deve trovare un volume da regalare al padre malato. Non si aspetta molto. E invece, dietro la vetrina della Libreria del venerdì, trova un mondo a parte.

Un mondo sotterraneo, letteralmente: la libreria si estende sotto il binario dismesso, in un dedalo tranquillo e pieno di luce calda. Ci sono scaffali ovunque, un piccolo angolo caffè, e soprattutto tre librai memorabili: la curiosa e appassionata Makino; Yasu, burbero solo in apparenza, e il silenzioso e attento Sugawa.

Ognuno dei librai ha una voce e un approccio diverso alla lettura, ma insieme danno vita a una comunità, un piccolo ecosistema umano dove i libri servono per conoscersi, non per giudicare.

Fumiya inizia a tornare ogni venerdì, lasciandosi guidare nella scelta di un nuovo libro. Ma quei momenti diventano presto più di una routine: sono un modo per ascoltarsi, cambiare ritmo, e forse imparare ad ascoltare meglio anche gli altri.

Nel frattempo, le storie dei clienti, ognuno con il suo momento di crisi, la sua richiesta imprecisa, il suo bisogno nascosto, si intrecciano a quelle dei librai e, pagina dopo pagina, anche a quella di Fumiya.

La libreria del venerdì è un romanzo dolce e corale, che parla di lettura come forma di cura, di librerie come luoghi vivi, e di stazioni che non sono solo luoghi di passaggio, ma soste che insegnano qualcosa.

E forse è proprio questa la magia delle librerie ekinaka: riuscire a trasformare una semplice coincidenza tra due treni in un’occasione di scoperta.

Bastano pochi minuti per trovare un libro inaspettato. Una copertina che colpisce. Una frase che resta.

La libreria del venerdì di Sawako Natori

All’interno della stazione ferroviaria di Nohara, un sobborgo tranquillo a nord di Tōkyō, esiste una libreria su cui circolano strane leggende: pare che chiunque vi entri riesca a trovare il libro giusto, quello di cui ha davvero bisogno in quel preciso momento, anche se ancora non …