Marco D'Eramo: Terminator a Los Angeles

30 Ottobre 2002
Le palme emergono dalla nebbia fitta e fanno una strana impressione in questa insolita Los Angeles, freddina, umidiccia, milanese. Il parallelepipedo di vetro riflettente è l'unico edificio alto in questo tratto, il più chic, di Sunset Boulevard. Entro nella suite della Allan Hoffenblum & associates. Grassottello, capelli candidi, dita curatissime che ostentano un anello con diamantino. Allan Hoffenblum mi presenta il suo giovane, aitante assistente e poi mi guida nel suo ufficio con vista sulla collina di Hollywood. È stato Marc Cooper, giornalista di The Nation e LAWeekly (Feltrinelli ha tradotto suoi libri), a suggerirmi d'incontrare questo consulente politico: "È repubblicano, ma parla chiaro e tondo".
E i repubblicani in California se la passano davvero male, in controtendenza con il resto degli Stati uniti, dove le prospettive elettorali non brillano più per i democratici. Qui sono in mano democratica tutte le cariche dello stato (tranne una) - e cioè governatore, lieutenant governor, tesoriere, attorney general, controllore, sovrintendente scolastico, commissario alle assicurazioni. Le due senatrici che rappresentano la California a Washington sono democratiche: Barbara Boxer, più di sinistra, e Dianne Feinstein, più moderata (ma in queste elezioni di midterm in California non si eleggono senatori, il cui mandato dura sei anni). Va invece rinnovata tutta la Camera dei rappresentanti (due anni di mandato) a Washington.
Eppure la California è stata la culla del reaganismo: non solo Ronald Reagan ne è stato governatore, ma qui è stata presentata e approvata la Proposition 13 che inaugurò la stagione del localismo fiscale, per cui i soldi delle tasse vanno spesi dove vengono esatti. Una specie di microleghismo per cui le zone ricche ricevono dai poteri pubblici più soldi delle zone povere.
Come è potuto succedere che la patria del reaganismo diventasse una roccaforte democratica? fino al 1994 il governatore era un repubblicano. "Parliamo della California meridionale (sotto Santa Barbara, con Los Angeles e fino a San Diego), perché quella settentrionale (San Francisco, Oakland e su fino all'Oregon) è sempre stata democratica. La California del sud era un'area con una forte industria pesante: automobili, macchinari, gomme, e soprattutto l'aerospaziale, Lookheed, McDonnell, Northrop, Raytheon... Qui erano perciò molto forti i colletti blu sindacalizzati nell'Afl-Cio e nei Teamsters, di razza bianca, e davvero conservatori, favorevoli alla pena di morte, alla libertà di possedere armi, fautori dei "valori familiari" e di "legge e ordine", imbestialiti dalla protesta contro la guerra del Vietnam di quegli intellettuali di professori e studenti. Insomma erano quelli che furono chiamati i "democratici reaganiani", uno dei tre elementi del blocco storico reaganiano. Gli altri due erano costituiti uno dalla destra cristiana e l'altro dall'elettorato classico repubblicano dei suburbi agiati e della fascia più ricca. Reagan riuscì a raccogliere intorno a sé questa coalizione che univa integralisti religiosi, classe operaia tradizionale (che qui si chiama middle class, ndr) bianca e ceti benestanti.
Ma tra la seconda metà degli anni `80 e la prima metà dei `90, tutta l'industria pesante scomparve dalla California del sud: chiusero o emigrarono le fabbriche di auto, di gomma, dei macchinari e tutte le industrie aerospaziali. Gli operai abbandonarono la California per il Colorado, l'Arizona, il Texas, stati dove invece l'industria manifatturiera stava crescendo e c'erano più posti di lavoro per gli operai sindacalizzati".
Anche per Marc Cooper "il collasso dell'industria aerospaziale segnò la fine della middle class bianca". Dice Allan Hoffenblum: "Il loro posto fu preso da un lato dagli immigranti latinos e dall'altro dai dipendenti dell'industria di computer e di chips, che erano colletti bianchi qualificati, con titoli di studio. Poi naturalmente c'è Hollywood e tutto il settore mediatico, digitale: ma Hollywood si disinteressa della politica locale, si occupa delle campagne nazionali, della Casa bianca, non del municipio di Los Angeles o del Campidoglio a Sacramento (la capitale della California). Così, poco a poco, l'ala oltranzista religiosa aumentò il suo peso e la sua influenza, conquistò prima i congressi cittadini, poi quelli provinciali, finché al congresso del partito repubblicano (Gop) della California l'establishment si accorse con raccapriccio che tutto l'apparato era ormai controllato dagli integralisti". "Si è creata una spaccatura - dice Marc Cooper - tra l'elettorato repubblicano e Gop. Gli elettori repubblicani sono moderati, contrari alla pena di morte, spesso favorevoli all'aborto e ai diritti dei gay, assai sensibili ai temi ecologici. Per forza! Se hai una casa da dieci milioni di dollari in riva al mare, ci credo che vuoi che l'ambiente sia protetto! Mentre invece il partito è in mano all'ultra-destra: antiecologica, anti-gay, antiabortista".
Ma il vero responsabile del collasso repubblicano è stato nel 1994 il governatore Pete Wilson: "Ex sindaco di San Diego - dice Hoffenblum - era un repubblicano assai moderato, filoabortista (pro choice), favorevole ai diritti dei gay: solo che decise di giocarsi la campagna per la rielezione con un referendum, la Proposition 187, che precludeva le scuole pubbliche ai figli degli immigranti clandestini. Qui in California i clandestini, gli indocumentados sono un paio di milioni e sono un problema serio, di cui tutti parlano, democratici compresi".
Oltre alla Los Angeles che si offre alla vista di tutti ce ne è una segreta, una città fantasma che nasconde un mezzo milione di persone che sfuggono a ogni conteggio: tutte le vecchie case unifamiliari della città hanno infatti un garage che però non accoglie più auto, ma è stato riconvertito ad alloggio abusivo e affittato ai clandestini.
Riprende Hoffenblum: "Wilson aveva ragione a pensare che la questione dei clandestini fosse decisiva. Tant'è che la Proposition 187 fu approvata dagli elettori (ma poi dichiarata incostituzionale dalla Corte suprema della California). Solo che questa proposta era una pazzia: dove li mettevi tutti questi ragazzi che non mandavi più a scuola? Li buttavi per la strada a diventare criminali, centinaia di migliaia di aspiranti membri di gang? E poi era uno schiaffo in faccia per i latinos. Insomma il messaggio di Wilson fu percepito non come anti-clandestini, ma tout court anti-immigrati, anzi anti-latinos. I latinos si mobilitarono politicamente, abbandonarono in massa il Gop e furono decisivi nello sconfiggere Wilson. Siamo noi repubblicani che abbiamo regalato i latinos ai democratici".
In realtà, come vedremo nella prossima puntata, quest'affermazione non è del tutto vera, poiché c'è uno spartiacque di classe che divide repubblicani e immigranti. "Molti latinos - dice Hoffenblum - sono contro i gay, sono contro l'aborto perché cattolici, fautori dei "valori familiari", conservatori anche sui temi della politica economica. Se il partito repubblicano li trattasse un po' meglio, non voterebbero in massa contro di noi. Lo stesso che per gli ebrei: io sono ebreo e, quando 35 anni fa entrai nel partito repubblicano, mi accorsi che solo il 10% degli ebrei era repubblicano. Eppure ebrei, in particolare i fondamentalisti come gli hassidim, avevano posizioni assai vicine alle repubblicane. I miei compagni di partito si stupivano. Ma io dicevo loro: "Se aboliste il linguaggio antisemita e la smetteste di vietare agli ebrei di diventare membri dei vostri club, forse vi aborrirebbero di meno".
Lo stesso avviene con l'elettorato femminile: agli occhi delle donne, noi repubblicani siamo rappresentanti di commercio della National Rifle Association (l'associazione dei fabbricanti di armi) che mettiamo in mano pistole e mitra a quei matti che vanno poi nelle scuole a sparare ai loro figli. I democratici parlano di eguaglianza retributiva tra uomini e donne, di congedi familiari pagati, tutto cose che i repubblicani combattono. Agli occhi delle donne, i repubblicani sono sempre il club dei maschietti che quando ci sono in ballo cose importanti fanno uscire le donne. Se guardi ai californiani che si sono registrati come elettori, tra i democratici sono in maggioranza donne, tra i repubblicani uomini. Risultato finale, alle ultime elezioni, il Gop ha preso solo il 38% dei voti."
Su questo sfondo si è inserita la candidatura per il posto di governatore dell'uomo di affari ed estremista di destra Bill Simon contro il governatore democratico uscente Gray Davis. Davis è inviso a tutti, è considerato avidissimo (ha raccolto 70 milioni di dollari per questa campagna), è stato responsabile della deregulation dell'elettricità che si è risolta in una catastrofe energetica, grazie al contributo attivo della fallita Enron e di altre ditte che hanno artificialmente provocato penurie. Contro di lui il Gop voleva presentare l'ex sindaco di Los Angeles Richard Riordan, estremamente popolare, forse più progressista dello stesso Davis. Ma c'era la destra che appoggiava Bill Simon. "E lì successe un fatto inedito, dice Hoffenblun: il governatore democratico Gray Davis spese 10 milioni di dollari di pubblicità televisiva contro Riordan, attaccandolo da destra, dipingendolo come un pericoloso liberal. Ciononostante la Casa bianca avrebbe potuto sbattere il pugno sul tavolo e imporre Riordan. Ma il consigliere politico, e vera eminenza grigia di Bush, l'onnipotente Carl Rove, decise di tirarsi indietro. Rove capisce di politica californiana quanto di politica malese, cioè niente. E Davis sarà rieletto anche se impopolare. Ma non vuol dire nulla, perché il politico più popolare in California è George W. Bush. Qui serve un nuovo Ronald Reagan che sia capace di riattrarre i latinos e i moderati che ora votano contro i repubblicani: in politica si vota sempre contro, non per. Oggi votano Gray Davis turandosi il naso, perché sono contro l'integralista Simon".
Gli chiedo se questo nuovo Reagan non può essere Arnold Schwartzenegger, l'attore culturista di origine austriaca, che insieme alla moglie Maria Shriver ha lanciato la Proposition 49, un referendum per destinare 560 milioni di dollari ai doposcuola, per tenere i ragazzi lontano dalla strada. L'attore di Terminator ha contribuito con un milione di dollari alla campagna per far approvare la Proposition 49, che è appoggiata più dagli elettori democratici che da quelli repubblicani. "Ronald Reagan non era solo un attore famoso, era uno che aveva fatto politica per vent'anni prima di candidarsi a governatore: aveva combattuto battaglie sindacali, aveva fatto tirocinio politico. Schwartzenegger sta cominciando solo ora, ma se s'impegna e impara può essere la persona giusta".
Non posso trattenermi dal chiedere ad Allan Hoffenblum come è diventato repubblicano: "Nel 1967 sono tornato da due anni in Vietnam dove avevo servito come ufficiale dell'intelligence dell'aviazione, per individuare i bersagli dei bombardamenti. Ma partecipavo alle riunioni settimanali e vedevo il disastro, vedevo ogni settimana 350 ragazzi americani uccisi, settimana dopo settimana. Quando sono stato congedato sapevo solo che ero contro Lyndon Johnson. Mi sono presentato alla sede repubblicana di Los Angeles, ero un reduce del Vietnam, capitano dell'aviazione, medaglia al valor militare, mi hanno preso subito. Da allora ho diretto un sacco di campagne politiche per conto del partito. Ma visto che non mi candidavano mai personalmente, mi sono messo in proprio e ho continuato a dirigere campagne, ma per conto mio, come consulente a pagamento. Il direttore di campagna deve aiutare a raccogliere i fondi, definire la strategia, pianificare le mosse, ripartire i soldi nei vari canali (giornali, tv, volantinaggio, lettere, telefonate, comizi...). È un lavoro durissimo, così nel 1996 ho smesso e ho lanciato una pubblicazione, California Target Book, il cui abbonamento annuo costa 1.950 dollari, che consiste ogni anno di un libro che contiene tutti i dati politici della California, circoscrizione per circoscrizione, e poi di un aggiornamento mensile di questi dati (ma durante l'ultimo mese di campagna l'aggiornamento è quotidiano). Lo posso pubblicare perché ho una fittissima rete di contatti e di fonti d'informazioni in tutti e due i campi. Faccio tutto da solo e ho 300 abbonati tra cui grandi giornali come il Los Angeles Times, agenzie come l'Ap, corporations come At & t, Boeing, Hewlett & Packard, catene di ospedali, università, politici, sindacati, banche. Sono fiero del mio lavoro".
Esco su questo Viale del Tramonto chiedendomi cosa ha fatto questo paese per meritarsi come futuro leader nazionale Terminator o Conan il barbaro. Ma i californiani non pensano certo alla politica. Il Los Angeles Times di ieri titolava a tutta pagina Settimo cielo perché la loro squadra di baseball, gli Angels, è diventata campione - per la prima volta nella storia del campionato - battendo in finale i Giants di San Francisco: e infatti il San Francisco Chronicle gridava a caratteri cubitali "Inconsolabili", e il Oakland Tribune un definitivo "Crepacuore".

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …