Gianni Riotta: La sinistra e la verità

15 Gennaio 2003
La sinistra italiana non riesce ad accordarsi sul tridente necessario a vincere le elezioni in un sistema maggioritario. Servono un leader ottimista, con un volto riconoscibile, un messaggio sintetizzabile in slogan e una coalizione ampia di elettori . Si possono preferire candidati cerebrali, piattaforme onnicomprensive o basi sociali dure e pure, ma rinunciando a vincere, come giocando a tennis con lo scafandro del palombaro.
I cervelli della sinistra raziocinante stravedono per Tony Blair e il mitologico presidente Bill Clinton. I loro più radicali compagni hanno gioito in girotondi al successo del presidente brasiliano Lula. Messa così, però, la disputa è vacua. Sia che la sinistra scelga un riformista o che candidi un radicale, la coalizione avrà bisogno sempre del voto dei progressisti moderati, dei no global convinti e di non pochi cittadini che hanno votato per il centrodestra nel 2001.
Questi sono fatti, il resto vivacissime chiacchiere. Per adesso la sola critica che l’opposizione sembra muovere concorde alla destra, non senza fondamento, riguarda l’uso spregiudicato della verità da parte del governo di Silvio Berlusconi e dei suoi media. Il provare, in politica interna, estera ed economia, a coprire tutte le posizioni, pro e contro la guerra in Iraq, pro e contro l’intervento dello Stato sul caso Fiat, pro e contro l’ampliamento dei poteri all’Unione Europea.
Non basterà per vincere. Molti elettori votano, legittimamente, non su questioni morali, politiche o internazionali, ma con il portafogli, preferendo la coalizione che favorisce i loro interessi. Ma se la sinistra vuol ripartire da qui, deve fare un serio esame di coscienza. Il solo modo efficace di utilizzare lo strumento "verità" nella battaglia politica è impugnarlo senza ipocrisia, a cominciare da se stessi. Per esempio acclamando solennemente nel Pantheon della sinistra italiana, tra bandiere fruste del Che Guevara, santini di Josckha Fischer e rimpianti tecnocratici di Jacques Delors, il sorriso elegante del presidente ceco Vaclav Havel. Ecco un leader che ha saputo impiegare lo strumento della verità, prima contro la dittatura filosovietica e poi nel tran tran quotidiano, al governo di una democrazia.
Havel è nato drammaturgo di sinistra, è finito in galera nel 1976 protestando contro la censura a un gruppo rock, al vertice Nato di Praga, nel 2002, ha fatto ascoltare le note pacifiste del Beatle John Lennon al collega americano George W. Bush, ma ha difeso gli interventi umanitari nei Balcani, mentre i benpensanti d’Europa guardavano in tv le stragi di donne innocenti. Vaclav Havel ha il fascino di chi ha pagato per gli ideali, dicendo di no al Grande Fratello, ma poi, vinte le elezioni, non s’è corrotto in poltrona, battendosi per i diritti civili, la libertà di stampa, la fine del monopolio del governo sulla televisione, lo stato sociale, la tolleranza, una visione ottimista, libertaria e non acida della politica. Havel ha definito la Repubblica Ceca, "un Paese normale", ma senza perdere l’ironia, "soffro sempre a parlare in pubblico, è difficile resistere alla pompa del potere, passando dal mondo esaltante dell’eccitazione rivoluzionaria a quello quotidiano della routine amministrativa". Non sono concetti ch e possono dare un primo accordo a D’Alema e Prodi, Cofferati e Rutelli, Rosy Bindi e Fassino? Che possono chiudere con la falsa alternativa tra chi propone alla sinistra "emozioni" e chi preferisce "ragionamenti"?
I ragionamenti di Vaclav Havel sono emozionanti, le sue emozioni ragionevoli. Il mese venturo questo eroe del nostro tempo, coetaneo a 66 anni di Berlusconi, lascerà la carica. Ripartire con umiltà dal suo esempio, sarebbe l’atto di nascita di una nuova sinistra capace di amare la cu ltura di massa, nemica di ogni dittatura, senza nostalgie pseudoromantiche per Castro, pacifista ma disposta a "fronteggiare il male con la forza". La verità è un’arma che fa miracoli per chi ha davvero il cuore di invocarla.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …