Gianni Rossi Barilli: Coppie gay, un Pacs avanti
13 Febbraio 2003
A San Valentino non solo fiori, cioccolatini e spaventosi
ingorghi sms. Con una firma possiamo anche fare "un Pacs avanti". Si
intitola proprio così la campagna nazionale promossa da Arcigay, con l'adesione
di molte altre associazioni, a sostegno di una proposta di legge che riconosce
legalmente le coppie di fatto, etero e omosessuali. Il nuovo istituto giuridico
si chiama Pacs (Patto civile di solidarietà) ed è già in vigore da tre anni
in Francia, dove fino a oggi stato è stato utilizzato da oltre centomila
persone. Si parte il 14 febbraio con banchetti per la raccolta delle firme in
molte piazze italiane, con l'obiettivo di raccogliere nel corso dei prossimi
mesi almeno centomila adesioni che saranno poi recapitate ai presidenti dei due
rami del parlamento. La campagna si concluderà con una grande manifestazione a
Roma, come ulteriore stimolo per convincere il parlamento a decidere, seguendo
l'esempio dei ben 11 altri paesi europei che negli ultimi anni hanno approvato
leggi a favore delle coppie conviventi. L'iniziativa punta a coinvolgere il
maggior numero possibile di cittadini ed è sorretta dalla convinzione che la
società italiana, sul problema in questione, sia più matura e laica del
sistema politico, paralizzato dal veto dei cattolici di stretta osservanza
vaticana presenti in entrambi gli schieramenti principali. Il primo progetto
legislativo per la tutela delle coppie di fatto risale al lontano 1987 e nel
corso delle ultime cinque legislature le proposte per disciplinare la materia si
sono accumulate negli uffici di camera e senato senza che su una sola sia mai
stato avviato il minimo dibattito. Ne consegue che se si vuol dare qualche
possibilità di successo a questa riforma bisogna necessariamente partire
"dal basso", con l'idea di modificare strada facendo anche gli
orientamenti prevalenti in parlamento, dove all'ostruzionismo dei cattolici
bisogna spesso aggiungere la desolante subalternità dei laici riguardo alle
cosiddette "questioni di coscienza".
Se si votasse domani sull'istituzione del Pacs in Italia, ci sarebbe probabilmente una schiacciante maggioranza di contrari, comprendente il centrodestra in blocco (salvo sporadiche eccezioni individuali) e buona parte della Margherita. Che andrebbe così è dimostrato anche dal comportamento dei rappresentanti italiani in occasione delle numerose prese di posizione del parlamento europeo sul tema dei diritti delle famiglie non convenzionali. L'ultima risale all' 11 febbraio, quando a Strasburgo è passato, nonostante il voto contrario di eurodestra e popolari (compresi i cattolici della Margherita), un documento sulla libera circolazione dei cittadini nella Ue che prevede l'estensione alle coppie gay di diritti come quello al ricongiungimento familiare per chi si trasferisce in un altro paese comunitario.
Tenendo di queste difficoltà e dell'arretratezza della politica italiana sull'argomento, la proposta di legge sul Pacs, che porta le firme di un centinaio di deputati del centrosinistra (primo firmatario Franco Grillini dei Ds), è volutamente minimale. Non si propone per esempio di risolvere alla radice la questione dei diritti degli omosessuali, offrendo loro la possibilità di sposarsi o di accedere a un istituto analogo al matrimonio, come l'unione domestica registrata diffusa nei paesi scandinavi. Si accontenta di fare "un Pacs avanti" e di affermare che ci devono essere alcune garanzie anche per le unioni diverse dal matrimonio. Concentrandosi in particolare su questioni concrete che incidono sulla vita reale delle persone, sono facili da capire e sono difficilmente contestabili da chi ragiona in buona fede in base a convinzioni anche solo moderatamente liberali. "Non deve più accadere - si legge nella relazione introduttiva al testo di legge - che a chi ha convissuto con una persona, magari per trent'anni, possa essere negato perfino il diritto di assistere il proprio partner morente in ospedale e che le famiglie di origine possano addirittura impedire al partner l'accesso al luogo di cura e lo escludano da ogni decisione; non deve più accadere che, attraverso l'istituto della riserva a favore dei legittimari, sia vietato di lasciare in eredità per testamento il proprio patrimonio alla persona con cui si è condivisa l'esistenza; o, anche in assenza di eredi legittimari, che l'eredità venga falcidiata dalla stessa tassazione prevista per i lasciti a persone del tutto estranee al defunto".
Non deve più succedere, insomma, che le scelte di vita individuali vengano sanzionate in modo punitivo se non sono conformi a quanto prescritto dalla chiesa cattolica. Il coordinatore della campagna, Alessandro Zan, spiega che argomentazioni come queste costituiranno il punto centrale dell'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e si dichiara molto ottimista circa il successo dell'iniziativa. Le adesioni di gran parte delle sigle del movimento omosessuale e della sinistra giovanile sono già un segnale incoraggiante. Si attendono ora anche quelle di partiti, sindacati e altri movimenti, che certamente non mancheranno.
Se si votasse domani sull'istituzione del Pacs in Italia, ci sarebbe probabilmente una schiacciante maggioranza di contrari, comprendente il centrodestra in blocco (salvo sporadiche eccezioni individuali) e buona parte della Margherita. Che andrebbe così è dimostrato anche dal comportamento dei rappresentanti italiani in occasione delle numerose prese di posizione del parlamento europeo sul tema dei diritti delle famiglie non convenzionali. L'ultima risale all' 11 febbraio, quando a Strasburgo è passato, nonostante il voto contrario di eurodestra e popolari (compresi i cattolici della Margherita), un documento sulla libera circolazione dei cittadini nella Ue che prevede l'estensione alle coppie gay di diritti come quello al ricongiungimento familiare per chi si trasferisce in un altro paese comunitario.
Tenendo di queste difficoltà e dell'arretratezza della politica italiana sull'argomento, la proposta di legge sul Pacs, che porta le firme di un centinaio di deputati del centrosinistra (primo firmatario Franco Grillini dei Ds), è volutamente minimale. Non si propone per esempio di risolvere alla radice la questione dei diritti degli omosessuali, offrendo loro la possibilità di sposarsi o di accedere a un istituto analogo al matrimonio, come l'unione domestica registrata diffusa nei paesi scandinavi. Si accontenta di fare "un Pacs avanti" e di affermare che ci devono essere alcune garanzie anche per le unioni diverse dal matrimonio. Concentrandosi in particolare su questioni concrete che incidono sulla vita reale delle persone, sono facili da capire e sono difficilmente contestabili da chi ragiona in buona fede in base a convinzioni anche solo moderatamente liberali. "Non deve più accadere - si legge nella relazione introduttiva al testo di legge - che a chi ha convissuto con una persona, magari per trent'anni, possa essere negato perfino il diritto di assistere il proprio partner morente in ospedale e che le famiglie di origine possano addirittura impedire al partner l'accesso al luogo di cura e lo escludano da ogni decisione; non deve più accadere che, attraverso l'istituto della riserva a favore dei legittimari, sia vietato di lasciare in eredità per testamento il proprio patrimonio alla persona con cui si è condivisa l'esistenza; o, anche in assenza di eredi legittimari, che l'eredità venga falcidiata dalla stessa tassazione prevista per i lasciti a persone del tutto estranee al defunto".
Non deve più succedere, insomma, che le scelte di vita individuali vengano sanzionate in modo punitivo se non sono conformi a quanto prescritto dalla chiesa cattolica. Il coordinatore della campagna, Alessandro Zan, spiega che argomentazioni come queste costituiranno il punto centrale dell'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e si dichiara molto ottimista circa il successo dell'iniziativa. Le adesioni di gran parte delle sigle del movimento omosessuale e della sinistra giovanile sono già un segnale incoraggiante. Si attendono ora anche quelle di partiti, sindacati e altri movimenti, che certamente non mancheranno.
Gianni Rossi Barilli
Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …