Carla Forcolin: «In Italia manca ancora una banca-dati per censire i minori»

11 Aprile 2003
Tra gli enti autorizzati c’è chi è scettico sull’efficacia delle linee-guida adottate dalla Commissione per l’Infanzia. «Le liste d’attesa nelle adozioni internazionali non s’accorciano semplificando la burocrazia in Italia, ma abbreviando le prassi nei Paesi stranieri. E ciò sarà possibile solo se l’Italia riuscirà a contare di più, ad esempio, investendo in quei Paesi in cooperazione internazionale. Intanto i minori adottabili all’estero vengono affidati ad altri Paesi». La critica è dell’Aibi, uno dei maggiori enti autorizzati alle adozioni internazionali, per voce di Irene Bertuzzi, responsabile del settore per l’ente. Un’ulteriore contraddizione, per l’Aibi, è l’eccessivo numero di enti autorizzati: 67. «Come può la Commissione per le adozioni internazionali, già sottodimensionata in organico (in tutto 11 operatori, ndr), controllare l’operato e la serietà di tutti? Siamo la barzelletta d’Europa: il Paese che viene dopo di noi per numero di enti è la Francia, che non ne ha neanche 40 e fa molte più adozioni di noi». La Bertuzzi concorda invece sull’utilità di un tariffario sulle spese all’estero. «Frenerà la folle escalation dei costi, arrivata a picchi di 27 mila euro per un’adozione in un Paese dell’Est». Eppure nel 2002, 1.355 dei 2.224 minori stranieri adottati in Italia provenivano dall’Europa dell’Est. Con un caso clamoroso: un quarto di tutti i bambini stranieri adottati in Italia sono ucraini. Perché una percentuale così alta? «Perché l’Ucraina, fino alla sospensione delle nostre adozioni in quel Paese a luglio 2002, permetteva ai genitori adottivi di scegliere il bambino "da catalogo", in base alla fotografia, in totale disprezzo dei diritti del minore. Ma ciò non dispiaceva alle coppie», denuncia l’Aibi. Ma anche sul versante delle adozioni nazionali non mancano le preoccupazioni, e non solo per i problemi legati alla chiusura degli orfanotrofi prevista dalla legge nel 2006. In un recente convegno, patrocinato dalla Commissione Pari opportunità, svoltosi a Roma, sullo stato di attuazione della legge 149/2001 sulle adozioni, è stata presentata una petizione al ministro di Grazia e Giustizia, per chiedere l’applicazione dell’articolo 40 della legge. Spiega la promotrice dell’appello, Carla Forcolin, presidente dell’associazione "La gabbianella e altri animali" e autrice di I figli che aspettano: «In esso si istituiva quella "banca-dati nazionale" presso il ministero, che avrebbe dovuto censire i minori adottabili e i coniugi aspiranti all’adozione. Doveva essere pronta, per legge, alla fine del 2001. A oggi non è ancora stata avviata».

I figli che aspettano di Carla Forcolin

Il mondo è pieno di figli che aspettano di essere figli. Ma essere adottati non è facile, perché non è facile adottare. Eppure si fa, si deve poter fare. Carla Forcolin esplora il territorio in cui si muovono i ‟figli che aspettano”, analizza il macroscopico divario che esiste fra la disponibilità …