Riccardo Staglianò: Festa per il papà del telefono. Meucci, inventore furibondo

28 Maggio 2003
Il papà del telefono ha una tribù di figli e figliastri. Filtri per la depurazione delle acque (1835), i sistemi per la doratura galvanica delle spade (1844), l´apparecchio per l´elettroterapia (1846), il procedimento per la pietrificazione dei cadaveri (1849), il metodo per decolorare il corallo rosso (1860), uno speciale bruciatore per lampade a cherosene (1862) solo per citare alcune delle invenzioni minori di Antonio Meucci. Nella cerimonia di commemorazione che oggi il ministero delle comunicazioni dedica all´uomo riconosciuto l´estate scorsa dopo 113 anni di traversie legali come legittimo artefice del telefono, tutti questi frutti secondari del suo ingegno forse non otterranno neppure una menzione. Eppure non sono che una selezione minima della furibonda - e relativamente ignota - attività creativa che scandì la vita tribolata del fiorentino cui l´americano Alexander Graham Bell scippò il titolo di inventore dello strumento di telecomunicazione più diffuso al mondo.
Una testa rinascimentale, alla Leonardo Da Vinci, un´esistenza avventurosa come un rivoluzionario dell´800. Nato a Firenze, nel 1808, studia all´Accademia di Belle Arti per poi guadagnarsi da vivere con tutt´altro, impiegato doganale per sette anni sino a quando non è assunto dal Teatro della Pergola come aiuto attrezzista. La fama del suo talento pratico, di creatore dei più vari marchingegni, oltrepassa l´Oceano e viene scritturato - assieme alla moglie Ester, costumista - al Teatro Tacon dell´Avana, dove resta per quindici anni. È il 1850 quando si trasferisce a New York dove incontra Giuseppe Garibaldi che lo convince della necessità di mettere in piedi un´attività che dia lavoro ai numerosi esuli italiani. Meucci non si fa pregare e apre nella campagna brulla di Clifton, Staten Island, la prima fabbrica di candele steariche delle Americhe. "Lavorai per alcuni mesi con Meucci che, benché lavorante suo, mi trattò come della famiglia e con molta amorevolezza" annoterà, grato, l´eroe dei due mondi.
Un primo telefono acustico l´aveva concepito tanti anni prima alla Pergola: una sorta di tubo con cui comunicare dal palcoscenico a 18 metri più in alto. Lavorando su esperimenti di elettroterapia, a Cuba, aveva poi scoperto la trasmissione della voce per via elettrica. Ma è in America che compie gli esperimenti più sistematici: complice l´artrosi deformante della moglie che le impediva di muoversi creò un collegamento fisso tra il suo laboratorio nello scantinato e la stanza di lei al secondo piano. Del "teletrofono" parlano, nel 1860, i giornali ma la scarsa conoscenza dell´inglese e l´assoluta mancanza di fondi gli impediscono di far valere l´invenzione. Quello che nel '64 definisce "il miglior strumento della mia vita" è un apparecchio realizzato con una scatola di sapone da barba e un diaframma metallico. L´estate del '71 è la peggiore: ferito gravemente nell´esplosione della caldaia del traghetto Westfield, rimane a lungo fra la vita e la morte, perde il lavoro e comincia a vivere dell´elemosina degli amici. Tre giorni dopo il Natale di quell´anno si presenta al Patent Office di New York dove, con i venti dollari racimolati grazie a una colletta, deposita un preliminare di brevetto. Ma nel 1876 è Bell a ottenerlo. Meucci è disperato: si rivolge alla stampa, che pubblica il suo sfogo, e a vari uomini d´affari che ne rilevano i diritti. Nell´85, infine, inizia il processo che contrappone il Governo degli Stati Uniti all´American Bell Telephone Company, accusata di aver ottenuto i brevetti con la frode. Se non fosse per il supervisore dei poveri di Staten Island che nel '78 gli assegna un piccolo sussidio, non avrebbe quasi di che mangiare. Una vita amara che finisce presto. È il 1889, e sua moglie se ne è già andata da un lustro, quando Meucci muore facendo in tempo ad apprendere solo di una prima sentenza che gli dà torto. La verità viene ristabilita solo nel 2002 quando il Congresso statunitense, su iniziativa del parlamentare italo-americano Vito Fossella, riconosce per acclamazione il primato dell´immigrato fiorentino. Quello stesso poliedrico talento che, tra un´impresa e l´altra, aveva inventato anche un procedimento per ottenere la pasta chimica dal legno, una bevanda effervescente a base di frutta, una pasta plastica per palle da biliardo, vasellame e masserizie varie.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …