Giuseppe Montesano: Disoccupati di origine controllata

28 Luglio 2003
Ogni volta che lo vedo mi innervosisco, ma stamattina non sono riuscito a evitarlo. "Miche', per favore, devo andare a lavorare!" "E che sarà, dotto'! Voi fate quattro scippetielli su un foglio, vi pagano profumatamente e lo chiamate pure lavoro?" Vorrei strangolarlo, ma sono un non violento e mi trattengo. "Io sì che fatico, dotto'! Dalla mattina alla sera, che vi credete?"
Michele Boccia ha una ditta di riparazioni, cinque operai che lavorano in nero e non paga un euro di tasse. "Miche', e che lavoro fai, tu? L'evasore totale?" Lui allarga le braccia come un martire e fa: "Eh, dotto', quelli gli ispettori non mi scoprono! E io che ci posso fare se Dio a me mi vuole bene?" Poi di colpo tira fuori dalla tasca un pacchetto di tessere con su scritto a caratteri cubitali Dodoc Club e mi chiede: non è che mi volessi iscrivere pure io? "Dotto', quello il professore di Storia del sesto piano ha iscritto pure il figlio di dodici anni! Come, che vuol dire Dodoc! Dotto', ma voi dove vivete?" I Dodoc sono i disoccupati organizzati, mi spiega Michele Boccia, però quelli a denominazione di origine controllata! E che vuol dire che lui, io e il professore del sesto un lavoro lo teniamo già? Allora chi lavora deve essere sempre emarginato? Deve solo fare il ciuccio e tirare la carretta per quelli che si grattano la pancia? "Parole sante, don Miche'! Basta ingiustizie! È ora di finirla con queste discriminazioni!".
Gridando e sbracciandosi è arrivato anche il commercialista Gliotto, quello del quinto piano. Ma non capisco? Il Napoli sta in serie B e chi sa quest'anno come va a finire, ormai al ristorante a una certa età non si può più andare per colpa del grasso attorno al cuore, e le nere o costano o stanno piene di malattie: e una persona onesta come si deve divertire nel tempo libero? "E così abbiamo aderito al Dodoc Club! E vi posso dire una cosa? Mi sento un leone!" E Gliotto si mette a descrivere la barricata sul lungomare di una settimana fa, l'attacco in massa a Capodichino e la guerriglia nelle metropolitane. Ah, erano anni che non si sentiva così bene! "E lo sapete pure che vi dico? Quando torno a casa tengo un appetito esagerato! No, 'stu club è troppo una soddisfazione...".
Mentre penso che forse non mi sono svegliato ancora e sto sognando, Alfredo il ragioniere mi dà una pacca sulla spalla e fa: "Mo' ci siamo comprati pure il carrarmato!". Sì, e qual è il problema? Ma lo so che con tutte le guerre che ci stanno in giro, oggi un carrarmato seminuovo costa meno di una casa a Maratea? E Alfredo mi strizza un occhio trionfante. "Teniamo pure gli istruttori dei marines, esattamente, veterani di ferro del Vietnam... E secondo te come facevamo a organizzarci così bene?... Tattica militare, caro mio, roba da task force avanzata!".
Poi cominciano a discutere accanitamente, perché Michele Boccia sostiene che per fare una cosa seria domenica devono chiudere tutte le vie per il mare, ma gli altri non sono d'accordo e propongono il blocco delle autostrade per impedire ai turisti del nord di tornare a casa. Stanno quasi venendo alle mani, quando arriva il figlio obeso di Boccia, sudato e con la faccia gonfia come un pallone. "Che è successo, a papà? Che ti sei fatto? E parla!".
Asciugandosi il moccio con la mano, Boccia Junior sbotta: "Papà, so' traditori! Quelli hanno fatto 'o Dodocg!". E l'obeso spiega che un'ala scissionista dei Dodoc ha dato vita ai disoccupati organizzati a denominazione di origine controllata e garantita, le inserzioni fioccano perché corre voce che quelli fra poco terranno l'aiuto dei servizi segreti, e bisogno correre a fermarli!
Nel silenzio che piomba sul corridoio la voce di Antonio mi fa sobbalzare. Ha sentito tutto: suo figlio è disoccupato, e lui lo mantiene con la pensione da operaio, ma non ce la fa più a andare avanti. "Ma è giusto, dotto'? Chi ci pensa a mio figlio e a quelli che un lavoro veramente non lo tengono? Perché il mondo è così storto? Ai miei tempi sulla fame non si pazziava. Dotto', la miseria non era un divertimento...". La lotta per il lavoro è una cosa seria, o forse lui ha sbagliato tutto e il mondo è troppo cambiato? E Antonio scuote la testa, mi guarda con un sorriso amaro e con passo lento comincia a salire le scale.

Giuseppe Montesano

Giuseppe Montesano è nato a Napoli. Ha pubblicato due romanzi: A capofitto e Nel corpo di Napoli (Premio Napoli, Superpremio Vittorini, Premio La Torre, Premio Scommesse sul Futuro, finalista Premio …