Vittorio Foa su Fini: "Ho fatto bene a fidarmi di lui"

26 Novembre 2003
Nella sua casa di Formia, Vittorio Foa ha seguito attentamente in televisione la cerimonia allo Yad Vashem, ha osservato Fini che, con tanto di kippà in testa, pronunciava la condanna delle leggi razziali e subito dopo si voltava lievemente, come uno scolaro preoccupato, a guardare con la coda dell’occhio alle sue spalle in direzione di un Amos Luzzatto pronto ad annuire. «Poiché dieci anni fa ho avuto fiducia in Fini, ora non mi metto alla finestra a osservare quel che farà, a giudicare di questo o quell’atto», dice Foa.
«Ciò che succederà in futuro dipenderà anche da tutti noi. Le dichiarazioni di Fini, però, non sono per me affatto una sorpresa, e le considero di sicuro positive: del resto io ho sempre appoggiato il suo viaggio in Israele». Pronunciato da Vittorio Foa, questo giudizio ha valenza e spessore duplici, perché sono almeno due le buone ragioni per dare un peso speciale al suo punto di vista a proposito della visita a Gerusalemme del premier di An.
Stupendo tutti, dieci anni fa fu infatti proprio lui, il grande outsider della sinistra italiana di appartenenza ebraica, a indicare la necessità di un’evoluzione della destra nella direzione del superamento del fascismo, cioé di una «Predappina»: questa categoria inventata da Foa parafrasava quello di «Bolognina» che nel lessico politico di allora serviva ad indicare lo strappo occhettiano con il passato dai miasmi totalitari. «Dissi allora che per facilitare l’apertura verso l’Europa, il rinnovamento della vita politica italiana e della stessa sinistra occorreva la nascita di una destra forte, depurata dalle sue radici fasciste», continua Foa. «Oggi sentiamo che il segretario di Alleanza Nazionale considera il fascismo ”parte dell’epoca del male assoluto”. Dunque, dobbiamo ammettere che oggi sostiene valori nuovi rispetto al passato, anzi rovesciati, e questo può essere molto importante. Anche se non è detto che i valori cui oggi lui dice di ispirarsi coincidano realmente con quelli europei». [...]

Un dialogo di Vittorio Foa, Carlo Ginzburg

Due persone s’incontrano. Hanno alle spalle vite molto diverse: uno è un politico, l’altro uno storico. Trent’anni li separano, li unisce un’antica amicizia e una provenienza comune (Torino, l’antifascismo). Il più giovane incalza il più vecchio con domande sulla sue scelte politiche passate, e …