Riccardo Staglianò: Mac, i 20 anni del computer che ride

11 Febbraio 2004
Vent' anni di Mac, e il sorriso non si incrina. Il computer per quelli che «pensano in maniera diversa», come dichiarava non senza presunzione lo slogan originario, ha festeggiato nei giorni scorsi il secondo decennio di vita in grandissima forma. Intendiamoci, il 95 per cento delle persone utilizza Windows, il sistema operativo che sul mercato ha polverizzato l'azienda di Cupertino. Ma se commercialmente la disfatta è inequivocabile, negli ultimi anni si sono moltiplicati imprevisti segnali di recupero. Nel settore della musica digitale, soprattutto. Era durante la finale del SuperBowl dell' 84 quando andò in onda lo spot del primo Mac. Si vedevano delle specie di zombie vagare senza meta in una sorta di prigione: «Il 24 gennaio Apple computer introdurrà il Macintosh. E vedrete perché il 1984 non sarà come il 1984». Il riferimento al celebre libro di Orwell non poteva essere più chiaro. Il totalitarismo degli Ibmcompatibili stava per finire ad opera di un pc con la scocca in plastica beige. Una macchina pensata non per i programmatori ma per la gente normale, che funzionava con un mouse e degli intuitivi menu a tendina invece che con la complicata sintassi del Dos, con lo schermo a colori, un programma per disegnare e la possibilità di riprodurre i suoni, oltre alla faccina sorridente che vi dava il benvenuto quando la accendevate. Insomma, un altro mondo rispetto alla tetraggine dei cursori lampeggianti, grigio su grigio, dei calcolatori di allora. Negli anni il Macintosh ha accumulato vari record, conquistando molti di quelli che con le macchine informatiche non avevano dimestichezza. Tuttavia uno dei motivi per cui non ha «sfondato» è perché solo la Apple lo produceva, a prezzi alti mentre il mercato andava dall' altra parte e averlo significava - e in parte significa ancora - poter far affidamento su un numero limitato di applicazioni e su poche periferiche (stampanti e altro). Una condizione di minoranza che la casa di Cupertino non è mai riuscita a togliersi di dosso. Meno che adesso, in un settore nuovo. «Se la nostra quota di mercato cresce - ha dichiarato Steve Jobs a "Business Week" - saremo contentissimi, ma con l' iPod competeremo senza doverci preoccupare del tetto del 5 %. Stiamo vincendo». L' iPod è un sofisticato lettore di mp3 nel quale si possono archiviare decine di migliaia di canzoni e che ha fatto risalire le quotazioni dell' azienda. Merrill Lynch stima che il fatturato della compagnia crescerà del 23 per cento nel 2004 per arrivare a 7,6 miliardi di dollari, mentre i profitti dovrebbero più che raddoppiare, a 185 milioni. Metà della crescita dovrebbe venire dal settore musicale con le vendite di iPod quasi triplicate, a 931 milioni di dollari e le vendite generate da iTunes (il negozio online dove si può scaricare legalmente la musica) esplose di 10 volte, a 220 milioni. Una crescita confermata in Italia. «Andiamo bene su tutta la linea di prodotti - spiega una portavoce -. Più prestazioni e prezzi aggressivi: un portatile iBook da 12 pollici costa 1199 euro; un eMac da tavolo con masterizzatore 899. E, senza costi aggiuntivi, il nostro software iLife consente di gestire video, foto, file musicali». Per chi li amava allora il fatto che fossero cari non era un ostacolo insormontabile. La cui asticella, comunque, è stata abbassata.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …