Marco D'Eramo: Il silenzio della paralisi

15 Aprile 2004
L'attesissima testimonianza di Condoleezza Rice si è rivelata una montagna che non ha partorito nemmeno un topolino. La consigliera alla sicurezza nazionale ha scaricato su Fbi e Cia tutte le responsabilità per la mancata prevenzione degli attentati dell'11 settembre 2001, ma non ha né migliorato, né peggiorato la posizione del suo boss, George W. Bush, né ha smontato le accuse lanciate dall'ex responsabile dell'antiterrorismo alla Casa bianca, Richard Clarke. Soprattutto, non ha smontato l'opinione che quest'amministrazione fosse paranoica sull'Iraq ben prima dell'11 settembre. Perché, agli occhi dell'opinione pubblica americana, gli interrogativi sui lati ancora oscuri dell'11 settembre sono ormai offuscati da quel che divampa in Iraq.
Le parole di Rice suonavano infatti fievoli sussurri di fronte al furore che emana dalle città irachene in fiamme. Ma in questo senso rispecchiavano la paralisi che ha colto l'intera classe politica statunitense di fronte alla resistenza irachena. Il presidente Bush si è fatto notare per il suo silenzio, rotto solo per ribadire che "gli Usa finiranno il lavoro". Ma anche il vicepresidente Dick Cheney è stato ammirevole per discrezione, e persino il loquacissimo segretario alla difesa Donald Rumsfeld è all'improvviso divenuto un mostro di laconicità; si è limitato a non escludere di ritardare la rotazione di 25.000 soldati per rafforzare il contingente Usa.
Cia ed Fbi non reagiscono alle bordate sparate dalla Casa bianca. La loro passività rientra in un quadro politico in cui tutti sembrano sotto ricatto, gli uni (i democratici) sotto il ricatto del patriottismo, gli altri (i direttori dei servizi) sotto quello del licenziamento.
Per lo meno in pubblico, nessuno ha formulato uno straccio di proposta su come districarsi dalla trappola irachena: impossibile - per il momento - la fuga. Impossibile restare. L'invasione ha scoperchiato una pentola che solo la dittatura di Saddam teneva sotto controllo. Sarebbe davvero ironico se l'unica soluzione fosse per gli Usa quella d'instaurare una nuova dittatura, con un nuovo uomo forte a tenere sotto controllo sunniti, sciiti e curdi, insomma un Saddam senza i baffi.
Ma il silenzio più imbarazzante è senza dubbio quello del candidato democratico John Kerry che sembra scomparso dalla circolazione. È sparito dalle prime pagine dei giornali, è svanito dalle trasmissioni televisive, dai notiziari e dai talk-shows. Prima perché si era operato alla spalla, poi per la convalescenza, ma ora la sua sembra vera e propria reticenza. Si è limitato a paragonare l'Iraq al Vietnam, ma è chiaramente stato preso in contropiede dall'incendio iracheno perché aveva centrato tutta la campagna sull'aspetto economico. Invece ora l'economia sembra un terreno molto più fragile, visto che a marzo sono stati creati 308.000 posti di lavoro, mentre sull'Iraq non gli basta più limitarsi a una generica e ambigua critica degli errori della Casa bianca: in fondo Kerry aveva votato a favore della guerra, anche se ora dice che vi era stato indotto da informazioni manipolate. Tutto quel che i giornalisti gli hanno tirato fuori non è molto di più di quel che dicono i tentennanti leaders del nostro centrosinistra, e cioè l'auspicio di un maggiore e più deciso ruolo dell'Onu.
Finché i democratici non si decideranno a prendere di petto la tragedia irachena, l'amministrazione potrà continuare a mentire sull'11 settembre. Bush e Cheney si faranno interrogare in privato - e insieme , per non smentirsi reciprocamente - come due veri compagni di merende. E Condoleezza continuerà a bordeggiare imperterrita tra i modesti flutti della politica politicante washingtoniana come naviga nell'Oceano la omonima superpetroliera Condoleezza della Chevron (nel cui consiglio di amministrazione la Rice ha seduto per anni). Non sappiamo se in questo preciso momento la Condoleezza stia trasportando petrolio iracheno in America: sarebbe una coincidenza espressiva.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …