Marco D'Eramo: Scandalo a stelle e strisce

26 Aprile 2004
Scandalose sono non le morti di tanti soldati americani in una guerra ingiusta come quella irachena, scandalose sono le foto delle file di bare ricoperte da bandiere a stelle e a strisce che riportano a casa le salme. È quanto ci dice la polemica innescata domenica scorsa dal Seattle Times che ha pubblicato le foto di bare giuntegli dall'aeroporto internazionale di Kuwait, dove erano state scattate da Tami Silicio, una dipendente del reparto cargo dell'appaltatore militare Maytag Aircraft. Silicio, 50 anni, le aveva inviate al giornale senza chiedere nessuna retribuzione: il solo compenso che ha ricevuto è stato l'immediato licenziamento da parte della Maytag che ha cacciato anche il suo collega, e da poco marito, David Landry "per aver infranto le politiche del Dipartimento della difesa e della compagnia". Dal 1991 il Pentagono ha infatti vietato ai media di prendere foto delle bare che rientrano negli Usa "per non urtare la sensibilità delle famiglie dei caduti" (ma il presidente Bill Clinton si era fatto spesso fotografare ai funerali mentre onorava i caduti delle varie missioni e guerre).
La polemica si è però infiammata ieri quando il sito "Il Buco di Memoria" (The Memory Hole, www.memoryhole.org), aperto per combattere la politica del segreto da parte dell'amministrazione, ha immesso in rete 361 foto di bare drappeggiate da stelle e striscie, scattate dai fotografi dello stesso Dipartimento della Difesa. L'anno scorso infatti The Memory Hole aveva fatto richiesta di ottenere ogni foto di bare giunte dall'Iraq, a norma del Freedom of Information Act (legge sulla libertà d'informazione). L'animatore del sito, Russ Kick, ha detto che, ricevuto un iniziale rifiuto, aveva fatto appello e, "con mia meraviglia, la decisione era stata capovolta". L'Air Mobility Command aveva accettato la richiesta, e gli aveva messo a disposizione le foto. Preso di sorpresa, il Pentagono ha criticato aspramente la decisione, che ha giudicato "un errore".
Nel marzo 2003 il Pentagono aveva rilasciato una direttiva secondo cui: "Non ci saranno cerimonie di arrivo, o copertura mediatica, di personale militare deceduto in arrivo a o in partenza da". Il portavoce della Casa bianca ha detto che questa politica è dettata dal "rispetto per coloro che hanno compiuto l'ultimo sacrificio in difesa della nostra libertà", ma è opinione diffusa che la vera ragione sia quella indicata nel 1999 dall'allora comandante degli stati maggiori riuniti, generale Henry Shelton: la decisione di usare la forza militare, aveva detto, dipende in parte se supera o meno il "Dover test", il test del diffondersi nel pubblico americano delle immagini dei caduti che tornano a casa.
La discussione ha vari aspetti surreali: il primo è che le foto vietate sono state scattate dai fotografi dell'autorità stessa che le aveva vietate (il Dipartimento alla Difesa). Il secondo è che tutti i grandi organi d'informazione erano completamente disinformati dell'esistenza di queste foto. Il terzo è il dibattito vagamente ridicolo se pubblicare o meno queste immagini, come se si trattasse di oscene immagini pedofile che oltraggerebbero la pubblica decenza. Tutti i grandi giornali - tranne, curiosamente, il Seattle Times che aveva pubblicato la foto di Tami Silicio - hanno deciso di riprendere le foto in prima pagina con una certa evidenza, come hanno fatto i grandi networks con maggiore o minore discrezione (quasi nascondendole). Solo il canale di notizie Fox News, di proprietà del magnate dell'informazione Murdoch, ha deciso di censurarle. Il motto delle Fox News è "fair and balanced", cioè un'informazione "corretta ed equilibrata". La Cnn dal canto suo si rifugia in un sondaggio sul tema tra i suoi spettatori, sondaggio in corso mentre scrivo.
"La disfida delle bare" è solo l'ultimo episodio che esprime l'atmosfera pesante che si respira nell'informazione Usa, uno stile neo-Pravda, un'ipocrisia farisaica formato Tass. Le bare sono tabù, ma ogni ora ci vengono mostrati soldati in posa che fingono di sparare e altri che si appostano in trincee con tutta evidenza posticce. L'ultima ironia è che Tami Silicio aveva mandato le foto sperando che la loro pubblicazione avrebbe aiutato le famiglie dei caduti a capire la cura e la devozione con cui le squadre civili e militari si prendono cura delle loro salme.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …