Marco D'Eramo: Nel regno di Coca Cola, la metropoli nel deserto

13 Maggio 2004
Se non ci fosse Atlanta, la Georgia sarebbe il Mississippi. Questo detto me lo riferisce - bicchiere di vino in mano - una coppia di invitati alla festa per il Giorno della Terra, sotto un grande tendone, al suono di un'orchestrina. La coppia di invitati è tutta fiera di aver fatto il viaggio di nozze percorrendo in bici la Sardegna d'estate, e ora s'informa sulla Corsica. I convenuti sono circa 200: per partecipare alla festa bisogna donare 50 dollari all'associazione ambientalista (ma poi le bevande sono gratis). Il batterista dell'orchestrina è David Goldberg, un giornalista che - racconta in una pausa - ora fa il portavoce per l'associazione verde ‟Smart Growth” ("sviluppo accorto"), ma prima lavorava per l'importante giornale locale, ‟Atlanta Journal-Constitution”: se ne andò dopo aver scritto una serie di articoli in cui rivelava come l'assessore ai trasporti fosse un ex partner del promotore che ha costruito il gigantesco Mall of Georgia (6 grandi magazzini, 220 negozi, quattro cinema multisala, ristoranti...) e quindi avesse brigato per aumentare il numero di corsie dell'autostrada che porta al Mall.

Immobiliarista e ambientalista.
Il bassista si chiama Charles Brewer, è sulla quarantina. A vederlo suonare in abiti casual, quasi dimessi, non diresti mai che è un uomo ricchissimo: è stato uno dei fondatori e presidente di Mindspring, un provider di Internet che poi si è fuso con un altro che è divenuto Earthlink. Allora lui ha venduto le sue azioni per 120 milioni di dollari ed è diventato un promotore immobiliare ambientalista che costruisce complessi eco-sostenibili. Il tendone dove si svolge la festa si trova appunto nel terreno del cantiere di questo nuovo "villaggio ecologico", previsto per 800-1.200 residenti, che vale 150 milioni di dollari.
Il ricevimento è uno specchio della realtà di Atlanta: se da qualche parte esiste davvero il "Nuovo Sud" degli Stati uniti, è proprio qui, nella più grande e inquinata metropoli del sudest. Mentre il resto della Georgia è rurale, Atlanta è un centro finanziario e industriale di prima grandezza. "E pensare che ancora negli anni `20-'30, Birmingham in Alabama era più grande di Atlanta", dice il simpatico Ken Edelstein, direttore del settimanale alternativo della città ‟Creative Loafing” ("Ozio creativo", 180.000 copie) che mi ha portato alla festa del Giorno della Terra insieme alla sua fidanzata Silvia Medrano, di origine filippina, che insegna gastronomia all'Art Institute di Atlanta, fa le public relations per un ristorante thailandese e ha una rubrica in una radio locale: lei s'informa subito sui vari tipi di gnocchi in Italia. Ken è una miniera straordinaria sulla Georgia e su Atlanta.
La rivoluzione del "New South" è iniziata negli anni `60. Fino ad allora Atlanta era famosa solo per la Coca Cola: era una Company Town, come Torino è la città della Fiat. Era la Coca Cola a finanziare tutte le istituzioni culturali di Atlanta (a cominciare dalle università e colleges neri). E fa impressione il museo della Coca Cola, non solo per le straordinarie pubblicità a cavallo tra `800 e `900, con le signorine in cappellino che bevono la Coca con il mignolo alzato, dando così a questa bevanda un insospettabile retaggio raffinato. Fino al 1960 le pubblicità sono essenzialmente femminili e bianche: la prima in cui compare una figura non bianca è del 1951 e la prima con un testimonial nero è del 1958. No, c'è la percezione netta della grande multinazionale divenuta il simbolo stesso dell'America: fa impressione la foto di un carrettiere romano che nel 1928 porta le casse di Coca Cola con le briglie lasche su un cavallo stanco. La bevanda gassata per eccellenza è stata nella prima metà del '900 quel che McDonald's è stato nella seconda metà: la bandiera dell'americanizzazione (la generazione del `68 è cresciuta a Coca Cola, non a BigMac).
Negli anni `60, con la vittoria dei diritti civili, è cambiata la percezione razziale e quindi molte imprese del nord sono venute a investire qui.

Cnn & Delta.
Atlanta è diventata famosa per la Cnn, fondata qui da Ted Turner, e per le linee aeree Delta: l'aeroporto internazionale di Atlanta compete con l'aeroporto O'Hare di Chicago per il primato di scalo più frequentato d'America. Ma poi si è trasferito qui anche il corriere internazionale Ups (United Parcels Service); ed è tornato qui il gigante del legname e dei suoi derivati, Georgia Pacific, che si era trasferito in Oregon; sono di Atlanta il provider Earthlink, la compagnia telefonica BellSouth, la compagnia elettrica Southern Company che controlla Alabama Power, Georgia Power, Gulf Power, Mississippi Power e Savannah Electric ed è uno dei grandi inquinatori e alleati del vicepresidente Dick Cheney; e ancora l'inevitabile corteo di banche, assicurazioni, ditte di servizi finanziari, studi legali.
Nel frattempo, Atlanta è divenuta la Mecca dei neri statunitensi, che sono accorsi qui da tutti gli Usa: per esempio tra il 1995 e il 2000 sono giunti 130.000 neri, la metà da New York. Prima tra le metropoli Usa, ha eletto il suo sindaco afro-americano, Andrew Young. Grazie anche ai colleges neri, Atlanta è la città americana con la più importante african-american middle class: il 38,2% delle famiglie nere ha un reddito annuo superiore ai 35.000 dollari (a Chicago, per esempio la percentuale è del 32,33%).

Più eleganti e più belli.
E la differenza la vedi per la strada, dove incroci i neri - uomini e donne - più eleganti, più belli e più sofisticati degli Stati uniti. Persino nel portamento e nel modo di comportarsi c'è una differenza netta con il resto del sud: una fiducia in sé, una cordialità interrazziale sicura di sé che altrove nemmeno si sogna. Industrializzata, opulenta, multirazziale, aperta ai gay, "Atlanta è davvero stata, per troppo tempo, il `Nuovo Sud'", dice David Goldberg. La consacrazione è avvenuta con le Olimpiadi del 1996.
Ora però Atlanta paga il prezzo della sua crescita. La Cnn è in crisi. Il simbolo delle sue difficoltà è il grande schermo a colori (con le notizie in diretta) che la sua rivale Fox News (di proprietà del magnate Murdoch) ha piazzato proprio di fronte al grattacielo della Cnn, simbolo evidente della pressione che esercita sulla concorrente: naturalmente la Cnn si è affrettata a piazzare un suo schermo davanti alla Fox, ma il danno era fatto, perché dai suoi momenti di gloria, la Cnn ha conosciuto tre ondate di licenziamenti: quando si è fusa con TimeWarner, quando TimeWarner si è fusa con Aol (America on Line), e dopo il fallimento di quest'ultima fusione. Delta dal canto suo è in crisi nera, ha un buco di 800 milioni di dollari e sta trattando con i suoi piloti per sopravvivere (Delta genera 30.000 posti di lavoro solo nell'area di Atlanta). Persino la Coca Cola, che pure ha profitti record, stenta a trovare un nuovo amministratore delegato.
Ma è soprattutto la struttura urbana e razziale che è in crisi. In Europa, quando si parla di megalopoli statunitensi, si pensa a Los Angeles: ma Atlanta è perfino peggio. Situata in una sorta di deserto rurale (tutto il resto della Georgia ha quattro milioni di abitanti su una superficie che è metà dell'Italia), la metropoli si è espansa senza limiti, collina dopo collina (Atlanta è una delle poche città collinose degli Usa) suburbio dopo suburbio, alcuni persino a 100 km da downtown. Tanto che, se la metropoli ha 4,3 milioni di abitanti, solo 383.000 risiedono nel comune di Atlanta, meno di un undicesimo (il comune di Chicago a confronto ha un terzo degli abitanti dell'area metropolitana).
Nel 1996 fu calcolato che ogni residente della metropoli - compresi neonati, anziani e malati - guidava in media ogni giorno per 60 km. I promotori hanno praticato nei suburbi quell'"obsolescenza pianificata" che era stata pensata per i prodotti industriali (un frigorifero non deve durare più di tot anni): così hanno costruito una prima cerchia di suburbi con i suoi malls, centri commerciali, edifici per uffici. Poi la prima cerchia declina, i malls si svuotano, le villette decadono; e i promotori fanno diventare chic e attraente una seconda cerchia di suburbi, e così via. E quando si dice "comune di Atlanta", si deve pensare non a una città europea, ma a uno sterminato susseguirsi di villette che si aggrumano in centri sparpagliati. In città, lungo la Via del Pesco (Peachtree street), che è l'asse sud-nord, downtown è abitata da pochissime persone, mentre il centro pulsante è 10 km più a nord, a Duckhead.

Maggioranza nera.
"Ma adesso Atlanta città si sta vivacizzando. C'è un'importante popolazione gay, un forte settore nero", dice Ken. Se in Georgia è nero il 28% della popolazione, nell'area metropolitana è il 29% e ad Atlanta città i neri sono il 58%, la maggioranza.
Queste proporzioni riflettono la struttura politica dello stato, terribilmente conservatore: nelle zone rurali vengono ancora eletti notabili locali che sono democratici storici del sud, razzisti e bigotti: una specie in via di estinzione perché sono vecchi decrepiti o perché vengono sostituiti dai repubblicani; nell'Atlanta suburbana predominano i repubblicani di stampo classico e i bushiani; in Atlanta città tutti i posti importanti sono detenuti da politici neri e il comune è la roccaforte di verdi, liberals e progressisti (ma alla festa del Giorno della Terra i neri erano pochissimi, come del resto in tutti i meeting di Ralph Nader).
Ma questo processo di accumulazione razziale fa sì che ad Atlanta città si concentrino i neri poveri, mentre le famiglie nere agiate sono andate ad abitare nei suburbi, come i bianchi, e in centro ci vengono solo di giorno. Te ne accorgi la sera del sabato quando capiti a Five Points, il punto d'incontro di downtown, dove si accalca un'incredibile umanità nera, al suono delle melodie del sud, e tu ti senti improvvisamente fuori posto, intruso, indesiderato.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …