Gianni Riotta: Per creare un vero leader servono progetti e risultati

14 Luglio 2004
Un’epidemia affligge l’Occidente, chiamatela Morbo dello Statista. I Paesi sviluppati soffrono di anemia di politici capaci di agire con forza e ragione. Il presidente americano Bush ha smarrito in tre anni il patrimonio raccolto dagli Usa dopo l’11 settembre e il suo rivale Kerry, per ora non brilla. Il premier inglese Blair, il più intelligente e appassionato della sua generazione, ha fallito come ponte atlantico. Chirac in Francia e Schröder in Germania combattono come vecchi pugili per non abbandonare il ring, fischiati dai tifosi delusi. In nessun Paese però la ‟Leaderodeficienza acquisita” ha fatto danni come in Italia. La vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, nel 2001, concesse al fondatore di Forza Italia un potere mai garantito nella Repubblica, forse neppure ad Alcide De Gasperi nel 1948. Quando Renato Ruggiero accettò l'incarico di Ministro degli Esteri, sembrò davvero che si fosse saldato un fronte che comprendeva i partiti del centro destra, i ceti sociali più influenti del Paese e larghe comunità del Sud, e la tecnocrazia, i media, le tv, gli imprenditori. Per di più Berlusconi godeva di alleati subalterni, compreso Umberto Bossi (auguri di vera guarigione), e di una sinistra annichilita più che dalla sconfitta elettorale, dalla propria inanità nel disperdere la vittoria di Prodi 1996.
Anche chi, come noi, ha denunciato i pericoli del conflitto di interessi per una democrazia moderna, resta però allibito - per amore del Paese - dalla rapidità febbrile con cui il patrimonio del centro destra è stato dilapidato, come in una parabola biblica. Prima Ruggiero venne cacciato. Poi il Parlamento ingaggiato in una frenetica battuta al Moby Dick degli interessi privati del premier. Infine le promesse di sviluppare l’economia, modernizzare i mercati, dare respiro ai ceti oppressi da corporazioni e gerontocrazie si sono disperse in un’inutile rissa tra Nord e Sud, tra velleità liberiste a parole e clientele meridionali illuse. Giulio Tremonti ha dovuto bere la amara pozione già somministrata a Ruggiero, Fini è alle prese con un partito che sembra appassionarsi meno alla sua svolta filo-occidentale che non ai ministeri, il centro di Follini viene allo scoperto con la proporzionale. Silvio Berlusconi deve prendere atto che le tv non bastano a far politica e che i sicofanti sono nemici dei veri leader.
Un vero leader non si improvvisa, né la sua natura è prescrivibile in ricetta. Chi avrebbe mai detto che il patrizio poliomielitico Roosevelt, il politico fallito Churchill e il borioso generale sconfitto De Gaulle si sarebbero rivelati i leader migliori del Novecento? Berlusconi ha creduto che il suo successo nel mercato bloccato italiano fosse traducibile in politica. Non è così.
Il suo programma si è arenato, la sua coalizione è in tocchi, la sua capacità strategica non all’altezza di un grande Paese europeo. Non so dirvi, né credo che nessuno lo sappia, se questo scenario si tramuterà in crisi di governo, ribaltone o - com’è probabile - in un trascinarsi fino al voto, con una faida al mese. So che i vertici notturni con le auto blu mi hanno ricondotto agli anni della gioventù, e che sentire parlare di proporzionale mi fa respirare l’aria di luglio della mia maturità classica. Torneranno i governi balneari? I jeans a zampa d’elefante? Pensieri e parole di Battisti in hit parade e la Gilera 124 Sv strada? Illusioni, temo. L’Europa, i mercati, la nostra economia che l’ ‟Economist” definisce "moribonda", la guerra globale al terrorismo imporrebbero scelte rapide e radicali che al governo nessuno sembra in grado di fare. Berlusconi ha grinta, entusiasmo, una vitalità fantastica: dovrebbe però infine riconoscere che non bastano a creare un leader. Occorrono un progetto, una coalizione, dialogo con gli oppositori, compassione e capacità di soffrire per il Paese e con il Paese, e soprattutto risultati concreti. Niente di tutto questo si è visto nel suo operare dal 2001 e dubitiamo si possa vedere adesso, per abile che si rivelerà la strategia di sopravvivenza del governo.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …