Marco D'Eramo: La "Convention" repubblicana. New York, il capitale a congresso

02 Settembre 2004
"Una volta ogni quattro anni i repubblicani ci mostrano la loro faccia compassionevole": questa battuta pronunciata da Bill Clinton descrive alla perfezione il primo giorno della Convention repubblicana che si è aperta ieri nello stadio coperto del Madison Square Garden nel centro di Manhattan. Ieri sera infatti hanno parlato due esponenti "moderati" del partito, l'ex sindaco di New York Rudolph Giuliani (il moderato che ha teorizzato la dottrina della "tolleranza zero") e il senatore dell'Arizona - ed eroe di guerra in Vietnam - John McCain, che si era a lungo gingillato con l'idea di unirsi a John Kerry come candidato alla vicepresidenza. Ma non farti turlupinare dalle apparenze: quello che si è aperto ieri è in tutti i sensi "il congresso del capitale". New York è il centro del capitalismo mondiale: le Twin Towers si chiamavano - non scordiamolo – ‟World Trade Center” ed erano la "San Pietro della finanza". Wall Street è la Borsa che stradomina gli affari planetari. E il ‟Gop” (Grand Old Party, questo è il nome del partito repubblicano) è a tutti gli effetti la sua "cinghia di trasmissione politica", per usare la lisa, ma efficace terminologia del movimento operaio. La strategia delle grandi corporations sta tutta nelle somme investite nelle due conventions: 42 milioni di dollari alla democratica, 64 alla repubblicana: dare abbastanza soldi a tutti e due per ogni evenienza, ma darne molti di più al Gop per far vincere i repubblicani: di questi 64 milioni di dollari, ben sette vengono dal sindaco repubblicano di New York, Michael Bloomberg, il Berlusconi locale (la sua agenzia Bloomberg è tra le più importanti del mondo quanto a notizie finanziarie).
Nel film Fahrenheit 9/11 di Michael Moore c'è una scena in cui il presidente George W. Bush dice a un'accolita di ricconi: "Per l'America voi siete l'élite, per me voi siete la mia base". Basta leggere il calendario dei ricevimenti che si terranno durante la Convention e vedere chi li finanzia. Tra i tanti sponsor: domenica 29 le industrie alcooliche; lunedì la Montblanc, l'America Gas Association (industriali del gas), le industrie del petrolio Bp, ChevronTexasco, Shell, Marathon Oil, Sunoco, Occidental International, le farmaceutiche Pfizer, Novartis, AstraZeneca e King, la General Motors, le banche JP Morgan Chase e Union des Banques Suisses; martedì sempre l'American Gas Association, Nissan, l'associazione delle industrie biotecnologiche, Eastman Kodak, l'associazione dei banchieri e quella dei promotori immobiliari, Mastercard; mercoledì l'industria elettrica Alabama Power, Bell South (telecomunicazioni), l'associazione delle industrie minerarie, la farmaceutica Pfizer; giovedì la banca Citigroup, le industrie belliche Northrop Grumman, General Atomic, General Dynamics, la telefonica Sprint. Per curiosità, i commercianti di Little Italy organizzano almeno quattro ricevimenti (qui si parla solo di quelli aperti al pubblico, non di quelli privati, ben più fastosi).
Molto si è parlato delle contraddizioni interne dell'establishment capitalista e si è sempre detto che le industrie del petrolio, quelle belliche, le farmaceutiche erano più repubblicane, mentre il settore finanziario del Nordest è più liberal. E si portava a riprova il fatto che nel 2000 le ditte di Wall Street avevano appoggiato in massa il democratico Al Gore, o che l'ex vicepresidente di Goldman Sachs, Robert Rubin, era stato ministro del tesoro di Bill Clinton. Ma quest'anno le ditte di Wall Street si sono tutte convertite al bushismo più ortodosso. Secondo il Campaign Finance Institute, 31 dei 78 maggiori finanziatori della Convention repubblicana appartengono alla finanza (il 40%), mentre per la Convention democratica costituivano solo 21 dei 110 maggiori investitori (19%). Quanto ai contributi individuali, tra i dieci maggiori datori di lavoro di questi donatori ci sono Morgan Stanley (517.680 dollari), Merryl Lynch (486.154); Pricewaterhouse Coopers Llp (484.150) e Ubs Financial Services Inc. (355.650).
La ragione di questa conversione al bushismo non è arcana: le leggi varate dall'amministrazione Bush che hanno detassato i profitti da capitale e ridotto le tasse per gli abbienti e le corporations costeranno ogni anno al governo federale Usa 125,3 miliardi di dollari in mancate entrate; le riduzioni fiscali sui patrimoni costeranno altri 132,2 miliardi di dollari, per un totale di circa 260 miliardi di dollari l'anno. Si capisce perché un esponente dell'associazione delle imprese finanziarie (Securities Industry Association), Richard J. Hunt, ha detto: "Nessuna amministrazione ha fatto per gli investitori più di quella di Bush e Cheney. I festeggiamenti sono un modo per onorare quei parlamentari che hanno aiutato il nostro settore".
Ma gli interessi materiali non vanno difesi in quanto tali: potrebbe apparire troppo prosaico al volgo. Vanno ammantati dai valori. In primo luogo dal patriottismo che "è l'ultimo rifugio dei furfanti", come diceva già nel 1700 il dottor Johnson. Se la Convention democratica è stata una grande abbuffata di patriottismo, qui sarà una sbornia colossale. Se i democratici avevano dipinto John Kerry come un grande leader, qui l'adulazione nei confronti di George Bush rivaleggia con quella riservata a Kim Il Sung in Corea del Nord.
Hanno cominciato ieri Rudolph Giuliani e John McCain. Nelle scarne anticipazioni rilasciate ieri alla stampa (i due hanno parlato tra le 3 e le 5 del mattino ora italiana) si legge che Giuliani si è sbilanciato fino a dire: "Winston Churchill vide il pericolo costituito da Hitler quando i suoi avversari lo ritraevano come mattoide. Ronald Reagan descrisse l'Unione sovietica come `l'impero del male' quando l'opinione pubblica mondiale l'accettava come inevitabile e derideva l'intelligenza di Reagan. George W. Bush vede il terrorismo mondiale come quel male che è, e rimarrà determinato nel suo scopo di sconfiggerlo mentre ci rende più sicuri a casa nostra".
E McCain così definisce l'uomo che nelle primarie repubblicane del 2000 per batterlo usò le tattiche più sporche, fino a insinuare che avesse una figlia bastarda nera: "È stato confrontato con la più importante sfida del nostro tempo. E io lo onoro per la sua determinazione a fare di questo mondo un luogo più sicuro e più libero". Ci si può chiedere chi (cosa) glielo faccia fare a McCain che è uno dei politici più rispettati a destra e a sinistra, che si è opposto a Bush su tutti i temi più importanti, dalla politica militare, all'ambiente ai tagli fiscali. Le male lingue dicono che gli è stato offerto il posto che ora è di Donald Rumsfeld, ministro della difesa. Altri pensano che McCain sia un aspirante candidato alle presidenziali del 2008, visto che Cheney non si candiderà, come ormai è certo.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …