Gianni Riotta: L'Europa, Ankara e la lezione iraniana

16 Settembre 2004
Il giorno della Befana del 1953, due settimane prima di giurare come presidente degli Stati Uniti, il generale Dwight Eisenhower, stratega dello sbarco in Normandia, ricevette i fratelli Allen Dulles, capo della neonata Cia, e John Foster Dulles, segretario di Stato. All'ordine del giorno la questione Iran. Il leader nazionalista Mohammed Mossadegh aveva nazionalizzato la compagnia petrolifera inglese Anglo-Iranian Oil Company, che di anglo-iraniano nulla aveva visto che il 100% dei profitti andava a Londra. Gli inglesi, nostalgici dell'impero, chiedevano un golpe che consegnasse il potere all'imbelle Shah Reza. Tutto era pronto, e Churchill, tornato al governo, scalpitava. Anche i laburisti appoggiavano il colpo di Stato, "socialisti in casa, imperialisti con le colonie" predicava ipocrita il ministro Morrison. Il solo a resistere era Eisenhower, presidente-generale ostile all'intervento, anche perché Roger Coiran, capo della stazione Cia a Teheran, ammoniva: "Mossadegh gode del consenso popolare, se lo facciamo cadere saremo visti come servi dell'impero anglofrancese e gli iraniani ci odieranno per sempre". Eisenhower riconobbe il buonsenso di Coiran e propose ai Dulles "anziché tramare per un un golpe mandiamo a Mossadegh 10 milioni di dollari in aiuti per lo sviluppo e facciamo togliere agli inglesi l'embargo del petrolio". È tempo di guerra fredda, i fratelli Dulles travolgono con false informazioni e disordini organizzati da bande di teppisti l'opposizione di Eisenhower e il golpe scatta. Il presidente mormora sconsolato "perché non riusciamo a farci amare, non odiare, dai Paesi poveri?". La morale della tragedia Iran è narrata da Stephen Kinzer nel bel libro All the Shah's men. L'odio per lo Shah e gli americani porterà nel 1979 alla repubblica islamica di Ruhollah Khomeini, alla ricerca vana di un'intesa con Saddam Hussein, alle due guerre del Golfo. Kinzer traccia la difficoltà americana in Medio Oriente da allora. Anziché prendere la strada difficile e strategica di Eisenhower e radicare una democrazia in Iran, i fratelli Dulles guardarono solo alla guerra fredda e persero, infine, la mano. Nella guerra al terrorismo in cui siamo coinvolti, ricordate la lezione di Mossadegh: la campagna sarà di lunga lena e va vinta fino in fondo, senza errori tattici. Uno grave lo sta commettendo l'Unione Europea, raggelando le speranze della Turchia di essere ammessa come membro dell'Ue. I commissari Fischler e Bolkenstein e il padre costituente Giscard d'Estaing, spiegano che i turchi non sono democratici, che ci costerebbero troppo in sussidi all'agricoltura (il verme tenia che disperde metà del bilancio Ue), che non sono neppure cristiani, e comunque son troppi e scardinerebbero il delicato sistema di maggioranze. Sono gli argomenti dei fratelli Dulles, validi a breve, marci nella storia. Nel mondo della I guerra globale, se l'Europa si chiude a testuggine perderà. Accettare i turchi non vuol dire dimenticare le radici cristiani, che anzi come ricorda l'antica "Lettera a Diogneto" si esaltano nel confronto con le altre fedi. Certo, Ankara deve completare il percorso laico e democratico (via le leggi contro l'adulterio!) e garantire diritti civili a minoranze e dissidenti. Le bilance elettorali interne si possono tarare per impedire squilibri eccessivi. Il dilemma turco pone all'Unione una scelta radicale: vuol essere un supermercato di Stati autonomi e basta, o vuol fiorire in comunità di valori condivisi? La prima scelta è semplice e gracile, la seconda aspra e feconda. Negoziare seriamente l'ingresso della Turchia è la migliore barriera contro tutti i fondamentalisti che detesterebbero uno Stato di musulmani associato in libertà a cristiani ed ebrei (la comunità israelitica turca è ancora vitale ed energica). Useremo la mediocrità dei Dulles o impareremo la perduta lezione di Eisenhower?

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …