Gianni Riotta: Superman. E il male diventò bello

13 Ottobre 2004
La kryptonite della vita ha vinto Superman. Ci sono voluti nove penosi anni da quel maggio 1995, ma alla fine il respiratore artificiale, le piaghe da decubito, le infezioni, kryptonite della vita, hanno spento Superman, l'attore Christopher Reeve. Aveva 52 anni, lo piangono il cinema, i fan, gli ammalati cui diede voce e chiunque ami la virtù del coraggio. Reeve non voleva ridurre la sua vicenda artistica ai tre film in cui era stato l'eroe volante, Superman, ma il personaggio diventò destino. Per uno di quei paradossi che legano arte e dolore, quando il cavallo di razza al concorso ippico in Virginia s'era impuntato al terzo ostacolo, lanciando nel vuoto il cavaliere, l'attore Reeve, paralizzato dal collo in giù, diventò Superman, un superuomo. La sua campagna per i diritti dei paraplegici, di chiunque sia relegato in un letto o in carrozzina da lesioni alla colonna vertebrale, ha animato il Congresso americano, l'Academy Award e gli Oscar di Hollywood, arrivando perfino alla campagna per la Casa Bianca. Nel 1996 Reeve parla dalla tribuna della Convenzione democratica che nomina Bill Clinton, venerdì notte è invocato dal senatore John Kerry, come campione della ricerca sulle cellule staminali, censurata dai repubblicani di George W. Bush. Sullo schermo Reeve attraversa il cielo tra i palazzi mentre la folla grida ammirata "È un uccello? Un aereo? No, è Superman!" e il costume rosso e blu, la calzamaglia attillata e il mantello, la ‟S” nel rombo dello stemma, piomba sui malvagi, grotteschi e impotenti davanti alla furia del Bene venuto dallo spazio. Nella vita che conduceva dalla wheelchair, la carrozzina elettronica, i polmoni legati a un respiratore, da qualche tempo elettrodi impiantati nel diaframma, chirurgia sperimentale cui aveva fatto da cavia umana, i capelli perduti, per sofferenza trasformata caparbiamente in look, Reeve aveva assunto il male come bellezza, la debolezza come forza, l'impotenza come supremazia. È Nietzsche il filosofo che più ha sofferto il dilemma tra essere "troppo umani" e il tentativo di vivere sulla corda del funambolo, illusi dal mito del Superuomo, sospesi nel vuoto. Reeve, il Superuomo più popolare del pianeta, aveva conosciuto l'angoscia della corda rotta, il giorno della Virginia, al terzo ostacolo la sua sagoma atletica, il corpo così allenato da non usare controfigure e cascatori per Superman, s'era spezzato. La caduta gli aveva rotto due vertebre, marionetta senza fili. "Quando Reeve ebbe il suo incidente, una lesione così grave alla colonna vertebrale era condanna senza appello. Grazie a lui, alla ricerca di fondi, al suo far lobby in Parlamento, alle interviste tv e alla campagna generosa e infaticabile, abbiamo fatto enormi progressi e i pazienti possono sperare" dice il professor John McDonald dell'Università di Saint Louis, che ha a lungo curato Reeve. Sulle scene Christopher Reeve era salito a dieci anni, poi, dopo una serie di parti minori, il boom: scelto tra 200 aspiranti sarà lui l'eroe che sui giornalini di tanto tempo fa si chiamava Nembo Kid, ma adesso è Superman. Caduto sulla terra da un pianeta destinato alla distruzione di cui conserva una colonia, piccina, in bottiglia, adottato da una coppia di americani perbene, gente che credeva nel Piano Marshall non ad Abu Ghraib, protetto dalla doppia identità dell'inane cronista Clark Kent, un po' amato e un po' no dalle due signorine "doppie L" Lana & Louise. La kryptonite verde gli è fatale, la rossa lo costringe a penose metamorfosi. Sono i relitti del suo pianeta, sassi e meteoriti, a minacciare l'invulnerabilità di Superman. Come Achille, come Sigfrido, ha un varco da cui il male penetra, spietato. La kryptonite rossa della vita ha costretto Reeve alla metamorfosi della malattia. Perduti successo, libertà, indipendenza, autonomia, l'attore pensa al suicidio. A trattenerlo la sorte dei figli, che vede commossi e incerti attorno al lettuccio d'ospedale. Allora la decisione. Come in uno degli albi dei Super Eroi, Superman, Flash, Lanterna Verde, l'Uomo Ragno, Batman, Reeve adotta una identità segreta. Non avrà il potere di volare nel passato come Superman, non disporrà della velocità che attraversa il cemento di Flash, gli manca lo sguardo di Lanterna Verde, la Rete dell'Uomo Ragno, i gadget di Batman e Robin. Conta sulla compassione e l'intensità "Era l'uomo più intenso che abbia mai conosciuto" lo elogia il dottor McDonald. Ricerca scientifica, riforme sanitarie, assicurazioni, mute, tecnologie, dal cinema alla politica Reeve diventa tribuno dei sofferenti. La carrozzina accessoriata, il microfono sul cranio smagliante, il foulard che nasconde i tubi in trachea, fanno del volto già bellissimo un profilo che non si dimentica, sorridente ma forte, risoluto perché impugna la propria debolezza. "Le lacrime sono un fatto intellettuale" diceva il filosofo Gregory Bateson e Reeve lo ascolta. Per lui, come per un eroe di Eschilo, le lacrime si distillano in sapienza. Il sapere è offerto alla comunità del dolore, cui apre speranza terapeutica, ambizione sociale e sostegno economico. Il miracolo trasforma i paralitici, in cittadini con piena dignità. A Hollywood così spesso disprezzata da cinica e volgare, Reeve rivolge l'appello più nobile, girare film sui temi sociali, pellicole per chi soffre, non solo per chi sgranocchia pop corn in platea: "Siate ambiziosi, affrontate i problemi. Il cinema è l'arma giusta. Non c'è sfida, nell'arte o nella vita, che non possiamo vincere". Fumetto, cinema, Hollywood, il teatro a Broadway per non ridursi solo Superman (Reeve interpretò un veterano del Vietnam nel bel dramma Cinque di luglio), star e campione dei diritti del malato, Christopher Reeve ha concluso domenica il libero volo nei cieli della vita. Una fiaba americana magnifica, una favola umana per tutti, dalla morale antica e nuova, ognuno di noi, il più piccino e spezzato, ha il cuore di Superman.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …