Marco D'Eramo:Le figlie di mezzanotte

27 Ottobre 2004
Yoshie Furuhashi mi dà appuntamento a mezzanotte: già l'ora è sorprendente, gli americani si alzano con le galline e per loro mezzanotte è come dire le due di notte da noi. E questa non è un'ora in cui ci si vede per la prima volta con un giornalista straniero che vuole parlare di politica con te. Ci vediamo sulle gradinate davanti al palazzo dell'Unione studentesca dell'Ohio state university (Osu). Con 70.000 studenti l'Osu è il più grande datore di lavoro della regione di Columbus, la capitale dello stato, nell'Ohio centrale. Fatto raro per un ateneo americano, l'università dell'Ohio è piuttosto di destra. James Lowe, rappresentante della Afl-Cio nazionale in Ohio mi aveva detto nel suo ufficio: "Dipende dal fatto che molti programmi di ricerca e molti corsi sono pesantemente finanziati dalle grandi corporations , banche e assicurazioni che impongono di fatto la loro cultura e le loro idee. E poi c'è il pesante investimento dell'Osu nello sport, in particolare nel football americano". La squadra dell'università, i ‟Buckeyes” (le "ippocastagne", perché gli ippocastani sono l'albero simbolo dell'Ohio, tanto che il termine buckeyes designa familiarmente gli abitanti di questo stato) ha un seguito enorme e constato di persona nei bar la passione con cui i columbiani (dell'Ohio) seguono in tv le sue partite. "Il football americano, diceva Lowe, è uno sport non solo violento e machista, ma ha anche un'impronta militare: le sue tattiche di sfondamento, aggiramento, incuneamento sono modellate su quelle militari, con la stessa disciplina di esecuzione. È una cultura per cui l'importante è vincere, e quindi porta dritto dritto al darwinismo sociale: se i derelitti della società perdono, è per colpa loro".

Tutto in bilico.
L'Osu è una delle ragioni per cui, se l'Ohio costituisce lo stato in bilico per eccellenza in quest'elezione presidenziale (i due senatori sono repubblicani, ma il governatore è democratico), Columbus e la sua area sono la regione più in bilico in questo stato: i suoi deputati sono repubblicani, ma il sindaco e tutto il consiglio comunale sono democratici. Tra il nord est industrializzato e democratico (Cleveland), e il sudovest repubblicano (Cincinnati), Columbus sta in mezzo tra i due, non solo come geografia, ma anche come politica. "La città ha una percentuale alta di neri e di lavoratori poveri, ed è democratica, ma, come in molte altre città degli Stati uniti, mano mano che ci si allontana nei suburbi, il panorama diventa sempre più repubblicano". E questa regione dell'Ohio centrale è chiamata anche "gli Exurbia", per lo sconfinato diffondersi dello sprawl urbano in sterminati suburbi: "Nel male e nel bene, Columbus è una città americana media, con i suoi malls commerciali e il suo sprawl" mi aveva detto al telefono Danny Russell, 43 anni, da 14 direttore del settimanale locale ‟The Other Paper” (53.000 copie di tiratura).
Una città media ma di terziario, per Jim Lowe: "Oltre all'università, gli altri due grandi motori economici della Franklin County sono il pubblico impiego e il settore bancario e assicurativo: qui sono situati i quartier generali della grande banca Huntington e di varie assicurazioni come la Motorist e Nation Wide i cui grattacieli incombono su downtown Columbus: d'altronde Nation Wide controlla il 25% dello spazio per uffici di downtown. La contea di Franklin è ad esile maggioranza democratica, ma quelle circostanti sono sempre più per Bush".
Un caso classico è la contea di Union, dove dal 1979 la Honda ha una grande fabbrica con 5.600 operai, in cui si producono circa mezzo milione di Acura l'anno: qui è una roccaforte dei Reagan democrats, gli operai sindacalizzati che nel 1980 votarono per Ronald Reagan, qui i democratici si contano sulla punta delle dita: però adesso la Honda trasferisce una parte della lavorazione in Alabama dove riceve maggiori sgravi fiscali e incentivi economici, e anche qui la fede repubblicana vacilla.
"Quest'anno anche i Reagan democrats ci stanno ripensando. Dopo l'elezione del 2000 parlavo con un amico e gli chiedevo: `Ma che diavolo ci vorrà per fagli intendere ragione a costoro?' E lui mi rispose: `Devono sentirsi colpiti in prima persona, devono farsi male, o a sé, a qualcuno della famiglia o a un amico, vedere licenziato il collega del tavolo accanto, perdere l'assicurazione sanitaria'. E quest'anno sta succedendo proprio questo. Qui le banche e le assicurazioni procedono all'outsourcing a un rimo forsennato, trasferiscono in India e altrove i centri raccolta e trattamento dati, i call centers . Persino lo stato dell'Ohio sta trasferendo all'estero alcuni dei suoi servizi: immagini il paradosso di i contribuenti che pagano tasse che servono a far perdere posti di lavoro ad altri contribuenti. Insomma, cominciano a essere in tanti ad avere le cicatrici su di sé. E poi noi abbiamo fatto un lavoro grandioso, i nostri volontari sono stati stellari".
Resta il problema dell'Osu, e del perché è conservatrice. È Jim Lowe a consigliarmi di parlare con Yoshie: "Le potrà dare un quadro del movimento progressista nell'università. Ma deve situarla: Yoshie vuole certo vedere Bush fuori dalla Casa bianca, però lei è una vera radicale, può essere definita una no global".
Yoshie è vestita trasandata, con giacca a vento e sdrucite scarpette di tela rossa. Ci sono altre 15-20 persone raccolte sotto la pensilina del palazzo dell'Unione studentesca per ripararsi dalla pioggia. Subito Yoshie mi chiede se voglio partire con loro per un bus ride : partono all'una di notte (ora capisco perché mi ha dato appuntamento a mezzanotte) e torneranno all'alba di dopodomani, otto ore di viaggio per arrivare a Washington, il tempo di partecipare alla manifestazione "One Million Workers" organizzata dai sindacalisti neri e dai portuali della costa occidentale, e poi altre otto ore di pullman per tornare qui. (in realtà alla manifestazione parteciperanno circa 5.000 persone). Eludo la richiesta, adduco un articolo da scrivere l'indomani. Nel frattempo parlo con gli altri partecipanti al viaggio. Il compagno di Yoshie mi affibbia un badge " for racial justice ". Joe Murphy, un anziano signore, aria mite, occhiali (anche lui partecipa alla sfacchinata in autobus), mi dice che ha studiato in Germania e che nelle università tedesche non aveva visto questa paranoia dello sport. Gli dico che i tempi sono un po' cambiati, ma certo in Europa non sono le università a finanziare le squadre di football e di basket in seguitissimi tornei continentali.
Yoshie viene dal Giappone. Nel suo quasi incomprensibile anglo-giapponese mi dice che ha 40 anni (è difficile dare visivamente un'età alle donne nipponiche). È nata nella città di Hikari, nella prefettura di Yamaguchi, nella punta sudoccidentale dell'isola di Honshu, a un'ora e 40 di volo da Tokyo. Le chiedo come mai da Hikari è venuta a sbattere a Columbus, Ohio: "Perché è l'università che offriva la borsa di studio più ricca, altrimenti non me lo sarei potuta permettere, vengo da una famiglia proletaria. Mio padre è stato operaio siderurgico per tutta la sua vita finché non è andato in pensione, mia madre aveva `lavori rosa' (pink jobs , un'espressione che non avevo mai sentito), cameriera nei ristoranti. Sono arrivata qui nel 1982. Mi sono `graduata' (laurea breve) nel 1987. Da allora sono assistente precaria". Sono passati 17 anni e non mi sembra che abbia molta fretta di prendere il dottorato: "Il fatto è che c'è un sacco di gente della mia generazione che ha fatto o sta facendo il dottorato in cultural studies , mentre ci sono pochi studenti, così non è detto che con un Ph. D. io ottenga un contratto a tempo pieno. Il mio futuro economico è molto instabile. E poi a me quello che interessa è l'azione politica, l'accademia è solo un mezzo. Quello che voglio per il mio futuro: fare militanza politica, come ora". Così, senza volerlo incontro una delle ultime rivoluzionarie a tempo pieno: naturalmente Yoshie ha partecipato a tutte le manifestazioni, da Seattle a Washington.
Le chiedo se il movimento verde è forte qui, visto che la maggior parte dell'occupazione in questa contea è nel terziario (di per sé poco inquinante): "No, i verdi sono più forti a Cleveland, perché le devastazioni ambientali dell'industrializzazione sono violentissime e perché sono inseriti in un contesto più politicizzato, con un movimento nero più radicale, con un sindacato forte. Qui Nader quest'anno ha pochissimi seguaci. Il problema è che tutti sono talmente incazzati contro Bush che l'unico scopo è diventato per tutti sbatterlo fuori, e quindi si sono tutti moderati politicamente". Ma è davvero così di destra l'università, e quanto conta il football ? "Sì i ‟Buckeyes” sono importantissimi nel campus, anche perché fanno guadagnare soldi sia all'università, sia agli studenti: sono in molti che fanno i bagarini, rivendono con ricarico i biglietti delle partite a prezzo ridotto a cui hanno diritto in quanto studenti (ho il sospetto che anche Yoshie faccia rivendere il suo). Ma più che il football conta la materia di studio. Le facoltà economiche e scientifiche, sì sono conservatrici, quelle umanistiche no, ci sono molti professori e studenti liberal , non di sinistra, non radicali, ma liberal . Ma anche questo sta cambiando perché le iscrizioni sono diventate così care che solo i figli della classe agiata possono ormai iscriversi (quest'anno il costo medio d'iscrizione è di 20.000 dollari l'anno per le università private, 10.000 per quelle pubbliche e 2.000 per i community colleges , ndr ). Comunque gli studenti undergraduates i professori li vedono poco perché tutto il lavoro lo fanno gli studenti diplomati come me. Qui ci sono 5.000 studenti diplomati con incarichi docenti".

I "sovversivi"
In molte università Usa questi studenti/docenti hanno combattuto battaglie durissime per ottenere il diritto di sindacalizzarsi e discutere quindi un contratto collettivo. "Anche qui abbiamo appena cominciato un'azione per sindacalizzarci. Nella prima settimana abbiamo già ricevuto 500 lettere di appoggio Appena finito di parlare con lei, devo correre a una riunione sindacale proprio per organizzare questa battaglia".
Lascio Yoshie e telefono al giornale universitario ‟The Lantern” , 16 pagine, diffusione 30.000 copie, periodicità curiosa: esce tutti i giorni dal lunedì al venerdì durante l'anno scolastico e due volte la settimana d'estate, per un totale di 170 giorni l'anno. Parlo con il redattore Ben Presson: "Il tema più discusso da tutti gli studenti è la guerra in Iraq e, nelle ultime due settimane, il ripristino della leva obbligatoria: è una prospettiva che fa paura a tutti e che salta fuori sempre più spesso". Il giornale riflette la moderazione dell'università. Tra i suoi ex redattori che hanno fatto carriera c'è anche il direttore del conservatorissimo ‟Washington Times” . In uno degli ultimi numeri, l'articolo sulla leva era un poema di contrappesi col bilancino, un paragrafo con le tesi dell'amministrazione e uno con quelle democratiche. "Nel campus le questioni economiche non sono le più discusse. La sicurezza sì, e naturalmente il matrimonio dei gays": in Ohio il 2 novembre si voterà anche sulla ‟Issue One” , sul rendere incostituzionale il matrimonio dei gays.
"La verità, conclude Jim Lowe, è che nessuno è in grado di prevedere il risultato di queste elezioni: se fossimo sicuri che tutti i più di 500.000 nuovi iscritti nelle liste elettorali fossero nostri, la partita sarebbe già vinta, ma ci sono anche gli indipendenti che si registrano e costoro sono una massa vagante e imprevedibile. Non possiamo neanche prevedere che sarà un testa a testa. Potrebbe essere così, ma ci potrebbe anche essere un'onda di marea per l'uno o per l'altro. Il fatto è che in questi ultimi dieci giorni dobbiamo tenere alta la motivazione dei nostri militanti: siamo tutti spossati, è un anno che facciamo campagna, che dormiamo poco, che ogni giorno viviamo con lo stress psicologico di non aver fatto abbastanza per quel giorno. Anche questo week-end, mia moglie e io lo passeremo a fare il porta a porta".

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …

La cattura

La cattura

di Salvo Palazzolo, Maurizio de Lucia