Gianni Riotta: La comunità dei tolleranti contro (tutte) le intolleranze

22 Novembre 2004
Il pittore Vincent van Gogh si tagliò un orecchio per amore di una ragazza. Al suo pronipote, Theo van Gogh, hanno tagliato la gola, per vendetta. Assassino del regista olandese, 47 anni, è un immigrato dal Marocco, Muhammad Bouyeri, 26 anni, che ha spiegato in un messaggio, fissato sul corpo della vittima con un pugnale, di volersi vendicare del cortometraggio Sottomissione, girato da van Gogh con la deputata di origine somala Ayaan Hirsi Ali, 34 anni. Per denunciare le umiliazioni sofferte da milioni di donne islamiche, la Hirsi Ali e van Gogh avevano ripreso, dopo le preghiere rituali, attrici velate, con il seno in controluce e il corpo dipinto dalla sinuosa calligrafia araba. Minacce di morte, la deputata sotto scorta, l’agguato contro van Gogh. Il 27 novembre 2002, lo scrittore Salman Rushdie, condannato a morte dalla fatwa, editto degli ayatollah iraniani, aveva protestato per la caccia alla Hirsi Ali, soprannominata "la Rushdie olandese": "La sua storia è orribile, in fuga dalla Somalia e dall’Olanda". Dal fascicolo "Diritti violati" salta fuori anche un "Titanic" ingiallito, febbraio 1997, in cui davo notizia della solitudine di Rushdie, chiedeva aiuto al governo italiano, senza ricevere una telefonata, mentre una compagnia aerea si rifiutava di farlo volare mendicando contratti con l’Iran e un ministro tedesco sbottava "C’è un limite a quel che noi europei siamo disposti a fare per i diritti umani!". Mi toccò pregare i politici, si mossero Prodi, Letta, Veltroni e D’Alema, a Rushdie venne garantita udienza e una laurea ad honorem a Torino. Non tutte le reazioni furono benevole. Quando invitai al boicottaggio delle aziende che calpestano i diritti umani in cerca di affari, ci fu chi si rivolse all’editore e Dio benedica l’avvocato Gianni Agnelli per avere ignorato, con un sorriso, le calunnie. Ripenso a quei silenzi e a quegli intrighi, leggendo di van Gogh e della Hirsi Ali nel rumore di fondo rotto, stavolta, dal ‟Foglio”. Sette anni fa a parlare di intolleranza islamica eravamo ben pochi (le emeroteche, diceva Leonardo Sciascia, son sempre lì a far da prova) e pagavamo il prezzo dell’irrisione. Adesso destra e sinistra si accusano a vicenda di ignorare questa, o quella violazione dei diritti. Tre moschee, a Rotterdam, Huizen e Breda, hanno subito dei tentativi di incendio in ritorsione per la morte di van Gogh e la polizia ha già arrestato i primi sospetti. I lettori intendano bene: occorre battersi contro tutte, tutte!, le violazioni dei diritti di libera espressione e le minacce all’arte e alla ricerca scientifica. La comunità della tolleranza nasce quando van Gogh e la Hirsi Ali, diversi, ma innamorati di verità e giustizia, girano la loro pellicola. Il fondamentalismo vuole mozzare le lingue dei musulmani in patria e colpire in Occidente chi tutela le libertà, cristiano, laico, musulmano che sia. È questo lo scontro delle civiltà, l’assassino Muhammad Bouyeri impazzisce se un film incrina la sua violenta insicurezza, i teppisti per vendetta provano a dar fuoco a un luogo di culto. I silenzi e gli scherni quando protestavamo per la fatwa contro Rushdie, costata agguati contro il traduttore italiano dei Versetti Satanici Capriolo e il norvegese Nygaard, anticipavano le ambiguità di oggi. Non chiedetevi dunque mai per chi suoni la campana dell’ingiustizia, se per un cattolico, uno sciita, un gay, una donna, un conservatore, un no-global, un buddista Zen. Essa suona sempre per voi, per tutti. Quando i nazisti occuparono Parigi, uno degli studiosi dell’Accademia di Francia propose di studiare Goethe, per ricordare come i valori condivisi fossero antidoto alla guerra di odio dei tedeschi. La guerra, di armi e di idee, contro i killer come Bouyeri e Al Qaeda, si vince al fronte con coraggio e determinazione, e in cultura ricordandosi dei nostri alleati e fratelli Salman e Ayaan, così a lungo lasciati soli. Senza di loro saremo sconfitti dal buio dell’ignoranza e della violenza.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …