Gianni Riotta: Il riso, le acciughe e l’identità occidentale

25 Novembre 2004
Di che cosa parliamo quando parliamo di identità occidentale, europea, italiana? A sentire tanti discorsi degli ultimi mesi la si direbbe un museo, una grande e fredda galleria dove le cupe tele con i ritratti dei nostri antenati pendono severe dalle pareti, ammonendoci di non sperperare la loro eredità, mentre le idee del passato, frigide come blocchi marmorei, intimidiscono i pochi visitatori, quasi minacciando "Guai a contaminare le nostre identità, culturali o nazionali, con il presente, guai a confrontarle con il mondo senza paura". In molti commenti si scorgono purtroppo sintomi di quel timore di aprirsi che Freud chiamava "ritenzione". Brutta aria quando i guai del momento, le incertezze e angosce, ci spingono a impugnare il passato come arma in un Kulturkampf, battaglia di idee, per escludere anziché maturare insieme. La verità è invece che, rivisitando il nostro passato come si può leggendo un classico, visitando una pinacoteca o passeggiando nel centro storico di una città italiana, ci si accorge come il prodigio meraviglioso che chiamiamo "civiltà occidentale" non sia sterile albero genealogico da difendere contro le orde contemporanee. La famiglia antica di cui siamo fieri è un ibrido appassionante, vivo e vitale, che ha generato democrazia, libertà e benessere solo accettando, secolo dopo secolo e a prezzo di dolori strazianti, di guardare al prossimo non come un nemico. Le stagioni oscure dell’Occidente, i roghi di persone, idee, libri e popolazioni, coincidono sempre con la chiusura e la paura. Se i guerrieri Mamelucchi non avessero battuto i Mongoli il 3 settembre 1260, nella decisiva battaglia di Ain Jalut, l’Europa forse non esisterebbe. Se arabi e monaci cristiani non avessero copiato i classici greci non li leggeremmo nelle scuole. La Sicilia fu la sola regione dell’impero spagnolo a ribellarsi contro la cacciata degli ebrei, nel 1492, consapevole che senza la classe intellettuale dei medici, contabili, agrimensori e giuristi il declino sarebbe stato ineluttabile. E più indietro, vedete Alessandro Magno portare il confine d’Europa al Gange, aprendo un’età, l’ellenismo, dove Occidente e Oriente sono difficili da separare, come nel tardo impero romano e a Bisanzio. Atene, la più immacolata fonte della nostra democrazia, ha radici orientali nell’antico Egitto. E la città classica della nostra immagine di italiani, Venezia, reca in piazza San Marco i segni di questa transizione, con statue classiche e orientali, arrangiate a simboli della cristianità in una osmosi affascinante. E aprendosi ai migliori talenti, mentre le altre città europee si chiudevano in corporazioni medievali, Venezia divenne capitale del vetro! Diffidate dunque da chi propina un pedigree europeo disinfettato con la candeggina dell’ideologia. La storia non è andata così. Il passato di cui siamo orgogliosi è figlio di conflitti, l’esiliato Dante, il maledetto Spinoza, Shakespeare trattato come un maggiordomo. Perfino il cibo quotidiano reca tracce di questo flusso di genti e tradizioni, il riso portato al Sud dagli arabi, il sapore mediterraneo delle acciughe importato nelle più remote vallate alpine. Se vogliamo davvero credere alla nostra identità dobbiamo saperne vedere le radici diverse e lontane, come ha scritto in un bel commento su ‟Repubblica” Arrigo Levi. Altrimenti, e qui vale la pena di citare la Bibbia così abusata in queste ore, corrompendo la fede in idolatria. Chi difende i tesori del passato si affida alla cenere, dicono le Scritture, chi difende se stesso si perderà, chi accetta di vivere negli altri si ritroverà. È confortante come il mondo cattolico, dalla gerarchia vaticana, a Enzo Bianchi e don Zega sia unito nel respingere la guerra delle identità. Leggete questa lezione in economia, in cultura, nella fede religiosa e nella tolleranza civile e preparatevi, perché si avvicinano giorni difficili.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …