Riccardo Staglianò: Alla Cia l’ora della resa dei conti via gli uomini anti-Casa Bianca

02 Dicembre 2004
Non conviene mettersi contro il prossimo zar di tutte le intelligence. Perché, anche da "semplice" direttore della Cia qual è adesso, Porter Goss vince sempre. Il suo vice John E. McLaughlin ha aspettato il risultato delle elezioni per arrendersi all’evidenza e venerdì ha rassegnato l’incarico. "Sono giunto alla decisione, puramente personale, che è tempo di occuparmi d’altro", ha fatto sapere in un nota. Ma non c’è una persona all’Agenzia che abbia presa per buona la motivazione. Goss ha rispettato il cerimoniale, lodando il "servizio eccellente" del collega dimissionario. Ma nell’ultima settimana il livello dello scontro tra il clan del capo, il vice e numerosi dirigenti aveva raggiunto una temperatura insopportabile. E se la testa di McLaughlin è la più "coronata" non sarà certo l’ultima a cadere nella grande resa dei conti che si è scatenata all’interno dello spionaggio americano. La verità che a Foggy Bottom tutti conoscono è che, dopo il 2 novembre, l’epurazione è cominciata. Un lavoro che Goss ha delegato al suo capo di staff Patrick Murray, "denunciato" proprio da McLaughlin per non dare ascolto ai senior officials, trattandoli con un’assoluta mancanza di rispetto. Lo stesso giorno delle sue dimissioni, dopo una lite furibonda con Murray sono arrivate anche quelle di Stephen R. Kappes, l’uomo che sovrintende alle operazioni all’estero. Sospese sino a lunedì grazie all’intervento diretto della Casa Bianca, ma sintomo di una valanga che prende velocità. "Si respira il risentimento peggiore che abbia mai visto - dice al ‟Washington Post” un veterano dell’Agenzia - c’è confusione nei ranghi e uno straordinario crollo nel morale e negli incentivi". La guerra interna andava avanti da tempo. Con una campagna di indiscrezioni senza precedenti, nei mesi scorsi la stampa aveva potuto attribuire a funzionari anonimi una serie di attacchi durissimi alla gestione dell’Amministrazione della partita irachena. A cominciare dalla denuncia tardiva delle cattive intelligence su cui si era basata l’entrata in guerra sino al rapporto di metà settembre che disegnava scenari apocalittici per il futuro dell’Iraq. Per non dire di Imperial Hubris, bestseller inizialmente firmato Anonymous, in cui veniva sbertucciata la politica antiterrorismo della Casa Bianca. "Fin tanto che il libro veniva usato per dar contro al Presidente - ha rivelato poi al ‟Post” l’autore, l’analista Cia Michael Scheuer - l’Agenzia mi ha dato carta bianca per parlare con i giornali". E giovedì, nella settimana dei lunghi coltelli, anche la sua testa è saltata. Un terremoto che non ha risparmiato nessuna provincia della galassia delle spie. Ad urne ancora aperte era stato Cofer Black, capo dell’antiterrorismo al Dipartimento di Stato, a farsi da parte. E anche Tom Ridge, numero uno della Homeland Security, ha messo a disposizione il suo mandato. Un azzeramento dei vertici che prelude, nel progetto di riforma complessiva dell’intelligence annunciata da George Bush, l’insediamento del fedelissimo Goss, ex deputato repubblicano della Florida, a capo di tutto: Cia, Fbi, Nsa (National security agency, spionaggio elettronico) e Dia (Defence intelligence agency, spionaggio militare). Un’entità con un budget complessivo di 40 miliardi di dollari. Una prospettiva che non poteva che terrorizzare la vecchia guardia della Cia. Una parte della quale, come il veterano McLaughlin con 32 anni di servizio alle spalle, ha preferito andarsene prima di essere cacciata. L’Agenzia, d’altronde, aveva scommesso su John Kerry. Un travisamento politico dei propri compiti che in molti le rimproverano. "Se vivessimo nell’era primitiva - scrive David Brooks, influente commentatore del ‟New York Times” - Langley (il quartier generale, ndr) dovrebbe essere rasa al suolo e cosparsa di sale. Quale che sia, la risposta all’insubordinazione della Cia non può risolversi nello spostare alcune caselle nel suo organigramma". L’Agenzia, prosegue il ragionamento, è al servizio del Presidente: deve fornirgli informazioni, non fargli la fronda. Nel primo discorso pubblico dopo la riconferma Bush ha ricordato che "per proteggere il popolo americano in un tempo di guerra, il governo ha bisogno della migliore intelligence. Per questo motivo chiedo al Congresso di approvare la riforma che farò diventare legge". Nell’attesa che Capitol Hill dia il suo assenso la ristrutturazione è già iniziata e, pare di capire, proseguirà anche senza carte bollate.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …