Gianni Riotta: George W. il giacobino e i sanfedisti di Bagdad

13 Gennaio 2005
Il presidente George W. Bush è l’erede della giacobina napoletana Eleonora de Fonseca Pimentel, leader della Rivoluzione del 1799 a Napoli. Il capo terrorista in Iraq al Zarqawi è invece l’emulo del cardinale sanfedista Fabrizio Ruffo. Le speranze americane di importare democrazia e giustizia a Bagdad sono destinate a fallire come l’utopia dei patrioti italiani due secoli fa. Chi propone un paragone del genere? Edward Luttwak, chi altri?, lo studioso conservatore che parla latino, tiene un mitra Uzi accanto a una antica edizione della Divina Commedia, ha studiato la strategia militare romana, fatto da consulente a Ronald Reagan e criticato il "turbocapitalismo" globale. Ora, in un saggio sulla rivista ‟Foreign Affairs”, titolato Iraq: the logic of disengagement, Luttwak propone quel che in America finora nessuno vuol discutere, dichiarare partita perduta a Bagdad e ritirare le truppe prima che la sconfitta "si trasformi in rotta". E per convincere il presidente, Luttwak cita la Rivoluzione napoletana: "Nel 1799 i liberali, appoggiati dai francesi, furono massacrati proprio da quei contadini e popolani che speravano di emancipare, raccolti in una milizia dai "sanfedisti" del cardinale Fabrizio Ruffo (erede dei maggiori latifondisti calabresi). Ruffo convinse facilmente i suoi seguaci che le riforme promesse dai giacobini erano futili, perché il loro vero obiettivo era distruggere la fede cattolica su ordine di Satana". "La stessa dinamica - osserva Luttwak - si dispiega oggi in Iraq... i capi religiosi sunniti e sciiti ripetono che i ‘crociati cristiani’ vogliono distruggere l’Islam nella sua patria culturale, oltre a rubare il petrolio. I diritti umani e la democrazia di cui parlano gli invasori sono per questi religiosi solo ipocrisia: quanto alla liberazione della donna serve per indurre moglie e figli irachene a copiare le vergogne occidentali e disonorare le famiglie". Da questo parallelo storico Luttwak deduce la necessità del "tutti a casa". Come ricorda lo storico Vincenzo Cuoco i giacobini non riuscirono a conquistare il popolo e finirono al capestro, ed è questa la sorte, un capestro geopolitico, che attende Bush se non ha la prudenza di ritirarsi. Ha ragione Luttwak? Difficilmente Bush può ragionare di smobilitare subito dopo il voto. Spera invece di stabilizzare il Paese, di portarlo a una quiete almeno afghana, di proporre al Medio Oriente arabo tre storie di successo, libere elezioni in Palestina, a Kabul e Bagdad. I fermenti non mancano. La settimana passata la scrittrice femminista egiziana Nawal Saadawi, con Saad el Din Ibrahim, sociologo, e Muhammad Hassanain, ex deputato, hanno cominciato una raccolta di firme per elezioni presidenziali democratiche in Egitto, al posto del solito plebiscito per Hosni Mubarak. E un gruppo chiamato "Campagna popolare riformista" ha già duemila firme per "una vera libertà al Cairo". Una volta sarebbero finiti tutti dritti in galera, ora Mubarak dichiara: "Che vadano pure avanti, non perdo le staffe". Luttwak conosce l’esito amaro della Repubblica Napoletana, le speranze liberali frustrate, la plebe condannata alla miseria e all’ignoranza. La vittoria di Ruffo implicò una sconfitta per la società civile meridionale le cui amare propaggini non hanno smesso di avvelenare il Sud. Bush ha scommesso il posto nella storia sulla diffusione della democrazia. Ieri con l’attacco a Saddam Hussein, oggi, temperato dopo le violenze in Iraq, con l’impegno umanitario alle popolazioni colpite dallo tsunami. La storia ci ha già detto cosa accade quando ignoranza e repressione stritolano giustizia e libertà. Lasciar prevalere i fondamentalisti non è opzione auspicabile, anche per chi ha disapprovato la guerra del 2003. Salendo sul patibolo Eleonora Pimentel, leggendaria direttrice del giornale ‟Monitore Napoletano”, recitò un verso di Virgilio "Forse un giorno ricordarsi di tutto ciò ci rallegrerà". Speriamo di poterlo dire un giorno anche noi, dei nostri tempi difficili.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …