Marina Forti: Bombe e paura in Thailandia
Appena una settimana fa Thaksin aveva segnalato l'intenzione di diminuire la presenza dell'esercito nelle province musulmane, come ad ammettere che la linea dura usata nell'ultimo anno non ha dato i risultati sperati. I musulmani sono una minoranza in Thailandia, circa il 4% della popolazione, e sono quasi tutti in quelle tre province - Pattani, Yala e Marathiwat - di ceppo etnico e di lingua malay, che una volta formavano un sultanato indipendente annesso in tempi recenti al regno thai. Il risentimento della minoranza musulmana, che lamenta discriminazioni e mancanza di opportunità rispetto alla maggioranza thai (e buddista), è decennale ed è accentuata negli ultimi tempi da una più forte centralizzazione amministrativa. Un anno fa però è comparsa una militanza islamica che in parte si richiama ai movimenti ribelli già attivi degli anni '80, in parte all'idea di ‟comunità islamica” (Jemaah Islamiyah) che va facendo proseliti tra i giovani musulmani di Indonesia o Malaysia. Il premier Thaksin ha risposto con il pugno di ferro: il picco è stato raggiunto in ottobre, quando 78 uomini sono morti soffocati in un camion dopo l'arresto, ma le ritorsioni violente sono state frequenti, causando rabbia e rivolta in tutti i musulmani, anche i più moderati. Al punto che il sovrano, a Bangkok, aveva auspicato una politica meno divisiva. Molto criticata era stata l'ultima trovata del premier Thaksin: in febbraio, dopo una visita nel sud, aveva annunciato il piano di togliere i finanziamenti ai villaggi giudicati vicini ai ribelli. Si erano pronunciati contro i maggiori giornali, il Comitato centrale islamico (organismo che rappresenta gli ulema ed è un'autorità religiosa nazionale), intellettuali e politici thai. Così, dicevano, la minoranza si sentirà ancora più alienata, come non fossero cittadini a pèieno titolo. Del resto la linea dura è stata un fallimento: gli attentati sono diventati quasi quotidiani nel sud, mirati a stazioni di polizia o uffici pubblici (rappresentanti del governo centrale, con personale mandato ‟da fuori”, cioè buddhisti). Gli effetti della svolta di una settimana fa, con la decisione di diminuire la presenza militare, non si sentono ancora