Riccardo Staglianò: Il patto di Yalta

09 Maggio 2005
L’anniversario simbolico dell’Europa liberata dal nazifascismo per i più, quello del passaggio di consegne dalla dittatura di Hitler a quella di Stalin per Polonia, Paesi baltici e altri stati dell’Est. Che quindi non festeggiano il sessantennale, ma piuttosto chiedono che la storia sia ricordata per intero. E allora che successe nella conferenza che si tenne dal 4 all’11 febbraio del ‘45 nell’ex palazzo imperiale nella località della Crimea sulle coste settentrionali del Mar Nero? L’incongruo terzetto dei vincitori della guerra, Winston Churchill («mi alleerei anche col diavolo pur di battere Hitler»), Franklin D. Roosevelt e Josif Stalin, si trovarono uno accanto all’altro per decidere che forma avrebbe dovuto avere il mondo una volta liberato dalla minaccia tedesca. Perché se il Terzo Reich era agonizzante, il fuehrer non si era ancora arreso e si opponeva all’inevitabile arruolando ragazzini e anziani per la mattanza finale. Così nella "dichiarazione sull’Europa liberata", il principale documento partorito dalla conferenza, si sottolineò la necessità di «aiutare i popoli liberi a formare governi provvisori, ampiamente rappresentativi di tutti gli elementi democratici», nell’attesa di libere elezioni. Una promessa che non fu mantenuta per Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, prontamente invase dell’Armata Rossa. Che nel '40 si era già resa responsabile di episodi come l’eccidio di Katyn, dove migliaia di ufficiali polacchi furono trucidati su ordine di Stalin, provocando una ferita mai più rimarginata tra i due stati. Ma Yalta è anche il luogo dove si ridisegna la morfologia del paese sconfitto. La Germania smembrata e demilitarizzata è il «requisito per la pace e sicurezza future», viene divisa in "zone" che gli alleati controlleranno. Berlino, non potendo riportare in vita i morti in battaglia, dovrà almeno risarcire «i danni causati nel corso della guerra». Ventidue miliardi di dollari, secondo la stima su cui si accordano russi e americani: macchinari, imbarcazioni, azioni delle industrie tedesche, tutto può essere confiscato per pagare l’immane debito bellico. I russi, che stanno dando la spallata finale al Reich, si impegnano a entrare in guerra contro il Giappone entro tre mesi dalla capitolazione tedesca. In cambio vogliono le isole Sakhalin e Kurili. La Polonia, si assicura, avrà «un vasto e democratico governo provvisorio» che porterà a «libere elezioni il prima possibile». Ma l’attesa sarà lunga quasi mezzo secolo, dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica. Per evitare altri conflitti, è chiaro, serve un ordine mondiale differente. La Lega delle nazioni si è dimostrata inutile e, ad aprile di quell’anno, i vincitori indicono a San Francisco la conferenza fondativa per un nuovo organismo: le Nazioni Unite.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …