Riccardo Staglianò: Rivolta in Uzbekistan. Intervista a Marshall Goldman

16 Maggio 2005
Quella uzbeka non sarà una ‟rivoluzione di velluto”. E l´elemento fondamentalista islamico rischia di coinvolgere nell´incendio il resto dell´Asia centrale, il nuovo potenziale serbatoio del terrorismo di matrice religiosa. Marshall Goldman, uno dei massimi esperti dei ‟paesi che finiscono in stan”, condirettore del Davis Center di studi euroasiatici di Harvard, è preoccupato: ‟Stiamo assistendo a un effetto domino che, da una parte, testimonia di un grande desiderio di democrazia ma dall´altra minaccia un´instabilità di cui nessuno sa prevedere gli esiti”.

Cosa sta succedendo in Uzbekistan?
Una rivolta, incoraggiata da quelle accadute nelle repubbliche vicine, ma che non sarà pacifica. Da una parte abbiamo un dittatore peggiore che metteva i prigionieri politici nell´acqua bollente e che quindi è molto incline a usare la violenza. Dall´altra un´opposizione fatta anche di gruppi islamici fanatici. E la Russia che vede cospirazioni dappertutto.

Ma l´instabilità dell´Asia centrale che a Mosca - e non solo - temono verrà dai movimenti di liberazione o da quelli islamici?
Da entrambi. La situazione economica dell´Uzbekistan è drammatica, è un paese disperato ed esistono tensioni etniche che derivano dal fatto che qui, un po´ come si fece per l´Africa coloniale, i confini tra gli stati sono stati disegnati a tavolino, causando infiniti risentimenti e odi.

C´è chi dipinge l´Asia centrale come nuovo ‟granaio” del terrorismo islamico. Condivide l´analisi?
È una minaccia molto reale. Si è detto anche che nell´area ci sono numerosi campi di addestramento di Al Qaeda e ciò è verosimile ma non sono in grado di confermarlo.

Quale sarà il prossimo paese centroasiatico a scoppiare?
Difficile dire. Un buon candidato è il Kazakhstan: c´è il petrolio, gruppi etnici diversi, un dittatore corrotto. Ma gravi problemi riguardano anche il Tajikistan, con i taliban che vivono oltre il confine, e il Turkmenistan, dove il regime è molto autoritario.

E Washington questa volta che farà?
In passato avremmo sostenuto Karimov, adesso non so. Tra un dittatore indifendibile e il rischio che il paese diventi islamico si tratta di due mali tra cui è difficile scegliere.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …