Riccardo Staglianò: Islam in Europa. Così la "fatwa" si adegua

25 Maggio 2005
I musulmani europei hanno diritti che gli altri si sognano. La donna può restare sposata con un non musulmano e una coppia può prendere un mutuo per la prima casa anche se il Corano vieta l´uno e l´altro comportamento. Il merito di queste interpretazioni evolutive è della "Cassazione" dei verdetti islamici, il Consiglio europeo sulle fatwa e sulla ricerca, una sorta di suprema corte con sede a Dublino. Ma sui pareri emessi da questo organismo è scontro. A insorgere sono i musulmani di Francia che contestano le decisioni legali sulla poligamia (‟un diritto da tollerare”, secondo il Consiglio) e sulla Palestina (‟Gerusalemme deve stare sotto la sovranità islamica”). Motivo: nuocerebbero all´immagine dell´islam d´oltralpe. Una preoccupazione di apparire "conservatori" che i musulmani italiani non sembrano condividere.
La vicenda, che si è guadagnata la prima pagina di ‟Le Monde”, illumina contraddizioni che riguardano tutto l´islam europeo, con le associazioni che puntano a rappresentarlo divise tra credibilità istituzionale e presa sulla "base". La "Raccolta delle fatwa", la seconda dalla creazione del Consiglio nel ‘97 a Londra, era stata approntata dai sapienti che si propongono di attualizzare le interpretazioni del Corano e che sono diretti dallo sceicco qatariota Yussuf Al Qaradawi, una celebrità che ogni domenica risponde in diretta alle domande dei telespettatori della seguitissima trasmissione "Sharia e vita" su Al Jazeera. E che ha dato scandalo definendo, in più occasioni, gli attentati suicidi in Israele come ‟operazioni di martirio”. Trentasette pronunciamenti, quelli "censurati", che si occupano dei temi più vari, dai matrimoni misti ai trapianti di organi, dalla possibilità di consumare aceto (derivato dall´alcol) alla somministrazione della zakat, l´elemosina rituale pilastro dell´Islam.
Il testo era già pronto in arabo e Tariq Ramadan, l´intellettuale più noto dell´islam europeo, era già a buon punto della prefazione per la versione francese quando l´Uoif si sarebbe (l´organizzazione ha poi smentito il quotidiano parigino, dicendo di non essere stata consultata) opposta alla sua pubblicazione. A preoccuparla sarebbero stati due punti: quello "domestico" del ‟diritto” alla poligamia, ‟autorizzato per realismo, ma senza incoraggiarlo” (e anzi impegnandosi a ‟reprimere gli abusi”) e quello "politico" sul ‟sostegno alla causa palestinese” che chiede ai musulmani nel mondo di fornire ‟tutti gli sforzi per resistere all´occupazione e liberare Al Quds”, ovvero Gerusalemme.
Il Consiglio, di cui è nota la vicinanza ideologica con l´influente e discusso movimento dei Fratelli Musulmani, dichiara di puntare alla wassatiyya, o "giusto mezzo", tra le interpretazioni lassiste o rigoriste del Libro. Uno sforzo che, almeno in Italia, pochi gli contestano. ‟È il massimo organo giurisprudenziale in Europa - conferma Hamza Piccardo, segretario generale dell´Ucoii, omologo italiano dell´Uoif - anche se, non essendoci il magistero nella nostra religione, non è riconosciuto da tutti. E cerca di fornire risposte pratiche che rendano più facile la vita del buon musulmano qui, dal momento che certe fatwa appropriate in Egitto lo sono meno a Roma o Parigi”. E alcuni risultati sembrano notevoli, come gli esempi citati del mutuo e del matrimonio misto. ‟Prima la donna avrebbe dovuto divorziare - sottolinea Piccardo - è una decisione passata a stretta maggioranza”. Pur riconoscendone la bontà delle intenzioni, l´ex presidente dei Giovani musulmani Khalid Chouki segnala anche i limiti: ‟Molto spesso dà risposte positive ma forse non sottolinea abbastanza i rapporti con le leggi dei paesi di cui parla, forse per la natura stessa dei vertici, non europei”. Un appunto che ripete Oscar Camilletti, della Lega islamica: ‟Il Consiglio sarebbe una buona cosa di per sé ma la vicinanza con i Fratelli musulmani finisce spesso con l´allontanarlo dall´Europa”.
Se certi imam, anche da noi, hanno oggi una visione più evolutiva della sharia lo si deve anche al contributo di questo gruppo di ulema. D´altronde già nella campagna contro il velo in Francia l´Uoif aveva mostrato indecisioni, stando prima dalla parte del governo per poi cambiare idea in seguito alle proteste dei suoi tesserati. Inseguendo un´autonomia di giudizio e un´uniformità di vedute che anche l´islam italiano sembra lontano dal raggiungere. Pur non avendo problemi con le due fatwa contestate: ‟Né quella sulla poligamia, con tutti i distinguo specificati (donna sterile, malata, ecc.) - assicura Piccardo - né quella sulla Palestina, che deve diventare uno Stato democratico dove vivano israeliani e arabi, ci avrebbero minimamente imbarazzato”.

(ha collaborato Angela Lano)

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …