Gianni Riotta: L'America ha nove presidenti in nero

11 Luglio 2005
Scarsa eco ha avuto sulla stampa italiana quella che resterà una delle notizie che faranno storia nell’America del 2005: le dimissioni della signora Sandra Day O’Connor dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Non sono stato sorpreso perché, in un Paese come l’Italia sempre curiosissimo di quel che accade tra le stelle e le strisce, il ruolo cruciale della Corte Suprema non è mai compreso, non chiedetemi perché. Per intenderci: se l’anno venturo alle elezioni di midterm la maggioranza passasse, sia alla Camera che al Senato, dai repubblicani ai democratici, l’impatto sulla vita degli americani sarebbe minore. E se considerate che anche il presidente della Corte, il Chief Justice William Rehnquist affetto da cancro alla tiroide, potrebbe presto dimettersi allora la vicenda influenzerà, per un paio di generazioni almeno, gli Usa.I giudici della Corte Suprema, nove, proposti dal presidente e confermati dal Senato, servono a vita e fanno da filtro tra Parlamento, Casa Bianca e Costituzione, respingendo le leggi che ritengono estranee alla carta fondamentale della nazione. Ogni storico passaggio, dalla segregazione degli afroamericani ai diritti civili, dai diritti delle donne all’aborto, dai grandi dilemmi sociali, sindacati, impresa, lavoro, dalla libertà di parola, di espressione, di fede religiosa all’habeas corpus e i diritti del cittadino di fronte alla legge, dalle frontiere della bioetica e dell’eutanasia alla privacy, è definito dai nove magistrati della Corte Suprema. Vestiti di nero, circondati da assistenti che presto diventano giuristi insigni, i Justices hanno rallentato con la loro opposizione il New Deal di Roosevelt, promosso con il genio liberal Brennan le riforme del dopoguerra, sancito, con il genio conservatore Scalia, l’eredità del reaganismo.Il pendolo tra democratici e repubblicani (dal 1968 più favorevole ai repubblicani) alterna le maggioranze nella Corte. Così la signora O'Connor, la prima donna giudice scelta nel 1981 da Ronald Reagan (guai a considerarlo un reazionario!) ha fatto da ago della bilancia, conservatrice in campo economico, progressista in campo sociale. Dopo una vita in famiglia ha percorso la carriera in tribunale e ora torna a casa, per assistere il marito malato. La Corte, spesso divisa 5 a 4, potrebbe passare a un 6 a 3, se George W. Bush sceglierà, premiando la base cristiana, un giudice ostile ai liberal sul modello di Antonin Scalia, dell’afroamericano Clarence Thomas o perfino di Robert Bork, così conservatore che la sua candidatura fu bocciata dai democratici con tanta furia da coniare il neologismo ‟borked”, spianato come Bork.La grande battaglia è cominciata. Le associazioni della destra, che detestano la O’Connor come ‟traditrice”, chiedono un candidato radicale contro ‟un’America debosciata alla Hollywood”. I democratici lasciano capire che, se dei due giudici che Bush sceglierà uno è un conservatore e l’altro un moderato, non faranno barricate, altrimenti sì. E poi i latinoamericani chiedono Alberto Gonzales, le donne un’altra donna, le scuole giuridiche un loro campione divise tra chi vuol applicare la Costituzione ‟alla lettera” e chi ‟interpretarla”, gli imprenditori rivendicano un liberista, in quella che a noi sembra cacofonia ed è la pirotecnica battaglia di un Paese liberissimo. Cosa decide una Costituzione del XVIII secolo su gay, diritto alla morte, staminali e copyright?Se Bush sceglierà un giudice di centrodestra, gli altri due anni della sua amministrazione potrebbero non essere del tutto futili. Se passerà un duro, il suo programma rischia di deragliare del tutto, dalla riforma della previdenza Social Security in avanti e la sua eredità sarà legata inesorabilmente alla politica estera e alla guerra in Iraq. Guardate dunque con attenzione a quei nove signori e signore in nero: contano più di un presidente.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …