Gabriele Romagnoli: Il museo di Ground Zero. Le foto riemerse dalla cenere delle vite spezzate l´11 settembre

30 Agosto 2005
Il giorno in cui il "Museo dell´11 settembre" verrà inaugurato l´Amministrazione americana dovrebbe attingere ai fondi stanziati per la lotta al terrorismo e far volare a New York il maggior numero possibile di ragazzi e ragazze arabi. Dovrebbe farli entrare nelle sale, osservare le fotografie che vi saranno esposte e che ieri sono apparse in anteprima su Internet. Al proselitismo dei fondamentalisti, alla propaganda dei regimi, alla cattiva informazione non c´è miglior rimedio che mostrare quelle immagini.
Questa è l´America che è stata colpita. Come ogni atto di guerra, l´attentato dell´11 settembre non ha centrato il cuore del potere, ma la carne della gente comune. Non ha raggiunto il bersaglio dell´arroganza o dell´imperialismo, ma gli occhiali di un uomo che li riponeva con cura in una custodia di pelle, la borsa del trucco di una donna così insicura da farvi ricorso anche durante la giornata, l´animale di pezza che un bambino aveva portato con sè per non avere paura sull´ascensore più veloce del mondo.
Quelle fotografie ci raccontano che gli abitanti del cielo non erano dei privilegiati, tutt´altro: alcuni avevano pagato un biglietto per entrare, ritirato lo scontrino dal parcheggiatore che si aspettava, al ritorno, una mancia che non ha mai potuto avere. Altri erano lì per lavorare. Avevano scelto con attenzione le scarpe da indossare per comunicare l´impressione giusta, investito dollari in pezzi di cuoio traforato che, in quel particolare universo, si suppone qualifichino chi li porta. Con quelli ai piedi calpestavano, giorno dopo giorno, lo stesso quadrato di moquette. Se facevano il loro dovere come da istruzioni ricevute, per anni e anni, alla fine la società per cui lavoravano li premiava con una bella targa da mettere in mostra su uno scaffale dell´ufficio e poi da portare a casa il giorno della pensione, insieme con la croce di metallo e la foto incorniciata della figlia quand´era piccola. Stavano al centesimo piano e conducevano esistenze rasoterra. Ad essere spezzati, come l´insegna del World Trade Center, sono stati progetti ordinari e minimalisti, non il "sogno americano", ma le banali aspettative di centinaia di americani.
Quello che rende drammatiche le fotografie non è l´oggetto in primo piano, ma lo sfondo, che è sempre polvere, terra, cenere, perchè da quello sfondo le cose sono riemerse, le persone no. Quello sfondo era l´immenso detrito che chi è stato a Ground Zero nelle ore successive all´attentato continua a vedere anche tornandoci ora che è stato spianato, di cui continua a sentire l´odore marcio anche adesso che i venti di più di mille giorni l´hanno spazzato via. Quello sfondo, per chi l´ha visto, resterà sempre in primo piano, continuando a inghiottire vite e risputando oggetti.
Quando i musei preservano la memoria di un orrore spesso ne affidano il racconto ai testimoni: ex prigionieri fanno da guida nelle stanze dove furono torturati. A condurre quei ragazzi venuti da lontano nei corridoi del "Museo dell´11 settembre" dovrebbero essere ex pompieri, come quelli esausti ritratti sul veicolo che li trascinava ancora una volta al cratere, quando la speranza era già diventata illusione e tutto quel che potevano ancora aspettarsi di trovare del loro cappellano era la giacca con il nome scritto sulla schiena. O familiari delle vittime. Che le loro parole possano fare breccia è una speranza che, come per i pompieri della fotografia, già volge in illusione. Ho da poco visto file chilometriche ad Amsterdam per entrare al museo di Anna Frank, sono salito su un traghetto strapieno a Città del Capo per visitare Robben Island, dove in tempo di apartheid fu incarcerato Mandela. Poi si torna a casa, riaprono gli stadi e dagli all´ebreo, dagli al negro e nelle Torri Gemelle c´era un radiocomando azionato dalla Cia.

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …