Gianni Riotta: Una barzelletta racconta la morale di Greenspan. Due più due fa solo quattro

01 Settembre 2005
La barzelletta rimbalza sull’Atlantico: si annuncia la creazione dell’ufficio di Governatore della Banca Centrale del Mondo. Si presenta per primo Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve americana, che si accinge a lasciare dopo diciotto anni di successi. La domanda della commissione è ‟Quanto fa due più due?”. Greenspan dice ‟Quattro” e lascia l’aula. Tocca dunque a Jean-Claude Trichet, governatore della Banca Centrale Europea. La domanda è la stessa: ‟Quanto fa due più due?”. Trichet si ravvia il ciuffo e replica: ‟In media quattro, ma talvolta potremmo calcolare più o meno un 10% per non destabilizzare l’euro”. Tocca infine ad Antonio Fazio, governatore della Banca d’Italia. La commissione, equanime, non muta: ‟Quanto fa due più due?”. Fazio chiude la porta, si accerta che la finestra sia sbarrata e mormora ‟Signori. Troviamo un accordo. Quanto è utile che ci faccia due più due?”. La battuta è cinica, ma vale la pena di riportarla perché gira tra operatori di Borsa e finanza, indice della leggenda sovrumana che circonda Greenspan, della ricerca della Bce di un ruolo e dello scetticismo malizioso che investe il sistema economico italiano. Fazio è dipinto sul ‟Financial Times” come un maldestro gondoliere, Greenspan va in pensione con il plauso dei colleghi. Mervyn King, governatore della Banca d’Inghilterra, sintetizza la differenza, elogiando Greenspan all’incontro di Jackson Hole, in Wyoming, per l’addio al presidente della Federal Reserve: ‟L’approccio di Greenspan all’economia è un grado straordinario di obiettività. L’economia ti insegna ... che non esistono conclusioni prefissate sui problemi, il mondo non va confuso con un modello ... è cruciale usare informazioni ... da svariate fonti e misurare oggettivamente come le aziende e le famiglie possano liberare risorse altrimenti bloccate” dai giochi valutari. Il compito di un banchiere centrale, ecco la morale del leggendario Greenspan, non è cucire una camicia di forza sul corpo vivo di un’economia nazionale, ma prendere e riprendere con l’umile pazienza di un sarto, e la visione elegante di uno stilista, le misure al Paese, alla sua valuta e allo sviluppo, per ridurre l’inflazione e corroborare la crescita. Di tanto in tanto, Alan Greenspan teneva ai banchieri di Manhattan, nella sala da ballo del Waldorf Astoria, pessimo vino e pollo di plastica, delle conferenze. Semiclandestino, entravo con Enzo Viscusi, vicepresidente Eni. Greenspan indicava i dati dell’economia, luci e ombre, poi bofonchiava le conclusioni, con tanti nel salone pronti a scattare all’accenno sui tassi. Salgono? Scendono? Nessuno comprendeva cosa l’oracolo Alan intendesse: talmente oscuro l’uomo, che - si dice - abbia dovuto chiedere per tre volte la mano alla sua signora, la stella tv Andrea Mitchell, prima che lei, finalmente, capisse. Un vezzo: ma la sostanza è che due più due fa sempre quattro, non quello che noi, o i nostri amici, preferiamo che faccia. Kenneth Rogoff, docente ad Harvard, non è persuaso che i banchieri centrali possano indirizzare la tumultuosa economia globale. Il Nobel ha laureato gli economisti Finn Kydland e Edward Prescott, scettici sul ruolo della politica monetaria nello stimolare lo sviluppo, Robert Lucas ha conquistato il Nobel sostenendo che le banche centrali, se mai, creano rumore di fondo. Per noi non specialisti è difficile dire chi abbia ragione. Ma, è certo, pragmatismo e buonsenso di Greenspan hanno contribuito al periodo di benessere più lungo della recente storia americana. I risultati della camicia di forza di Fazio li vedete da soli, come gli investitori di tutto il mondo.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …