Riccardo Staglianò: Il romanzo diventa algoritmo. Amazon smonta la letteratura

05 Settembre 2005
Stando agli algoritmi di Amazon le espressioni che meglio definiscono "Guerra e pace" sono "andatura tremolante" oppure "sua altissima eccellenza". Ognuno riassume come crede. Di fronte allo stesso titanico compito, d’altronde, Woody Allen aveva gettato la spugna: ‟Ho seguito un corso di lettura veloce e ho letto "Guerra e pace" in 20 minuti: parla della Russia”. Un termine che di certo il meccanismo delle Statistically Improbable Phrases (frasi statisticamente improbabili), l’ennesima invenzione della libreria online più famosa del mondo, non avrebbe scelto. Perché le Sip puntano a estrarre in automatico dai volumi le associazioni di termini più distintive, quelle che ricorrono spesso lì ma non negli altri libri. Quindi lo caratterizzano. E non è che una delle Text Stats, le statistiche del testo, introdotte di recente dal negozio su internet. Per la gioia di alcuni tassonomisti e lo sconcerto di tanti che, adesso, lamentano l’imperdonabile spoeticizzazione di ridurre le parole a numeri. Tutto è iniziato, circa un anno e mezzo fa, con il Search Inside, ovvero la possibilità di cercare all’interno di una messe senza precedenti di titoli in formato digitale. Bastava che ricordaste una frase o un personaggio e il motore di Amazon faceva il resto, rintracciandone la paternità e la pagina esatta dove erano apparsi. Un successo, rilanciato in primavera da un corollario di amenità. I libri "cercabili" mostrano oggi altri elementi identificativi: oltre alle Sip le Caps, ovvero la lista dei nomi propri contenuti al suo interno e le concordanze, ossia le cento parole più ricorrenti (nella tabella le più ripetute hanno un corpo più grande delle altre). E poi tre diversi indicatori di leggibilità tra cui il Fog Index (indice nebbia) partorito dallo scomparso Robert Gunning, professore di inglese a Oxford, che vi avverte quanti anni di istruzione ci vogliono per poter affrontare senza problemi un testo. Dodici anni per il capolavoro di Tolstoj, 9,2 per il "Grande Gatsby" (ce la fa anche un quindicenne, il 79% dei restanti titoli in libreria è più arduo) e 16 per dipanare le intricatezze di "Cento anni di solitudine". Ma non è finita qui. Per gli eventuali amanti della letteratura more geometrico demonstrata ci sono anche i coefficienti di complessità, desunti dalla presenza di parole più lunghe di tre sillabe. O unità di misura ancora più oggettive (il numero di battute, parole, frasi) o più prosaiche (parole per dollaro o parole al chilo). E su quest’ultimo piano gli epici conflitti del nobile Pierre Bezukhov sono, dopo centotrent’anni, ancora incredibilmente vantaggiose: 53.181 parole per ogni dollaro speso contro le 6.986 del "Lamento di Portnoy" di Philip Roth. Che il secondo faccia piegare in due dal ridere e il primo si arrovelli, tra Storia, storie e saghe familiari, su come si possa vivere una vita morale in un mondo determinato dal destino conta poco. Quella è letteratura, non matematica.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …