Gianni Riotta: Polemica sulle banche ebraiche. È ora di prendere le distanze

14 Settembre 2005
Il dibattito sull’operato del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio ha appassionato l’estate dell’opinione pubblica, in Italia e in Europa, in termini agri per il nostro Paese. Il ‟Corriere” ha deprecato gli errori che han tarpato le ali al libero mercato, in nome di antiche solidarietà personali o di lobbies, perché sono in gioco la nostra residua credibilità e buona parte degli interessi nazionali. La posta è alta e dunque in tanti, laici, cattolici, conservatori o progressisti, hanno detto la loro opinione con vivacità. Alla vigilia dell’autunno, invece, si diffonde sulla vicenda una sinistra eco di toni e grevi cadenze che mai avremmo voluto riascoltare. Guido Crosetto, parlamentare di Forza Italia e responsabile del settore credito nel partito del presidente Silvio Berlusconi, ha sostenuto che le banche italiane ‟fanno gola a molti, soprattutto alla grande massoneria ebraica e americana che è già alle porte”. Richiesto di precisare il suo pensiero, l’onorevole Crosetto si è limitato ad additare la Merrill Lynch ‟un istituto bancario particolare, i cui azionisti sono... specificamente ebrei” ed accusare l’ex presidente dell’Unione europea, Romano Prodi, di esserne il manutengolo. Non sfuggirà all’onorevole Crosetto, che il sito ufficiale www.guidocrosetto.it qualifica come ‟diplomato al Liceo Classico e imprenditore”, che il suo maldestro linguaggio richiama la propaganda antisemita in Germania e in Italia tra le due guerre, con le calunnie contro le nefandezze dei ‟banchieri giudei”.
Alla sconsolata saggezza di Amos Luzzatto, presidente delle Comunità ebraiche italiane, non resta che chiedersi: ‟Gli Anni Trenta non hanno insegnato nulla? Questo è un linguaggio preoccupante”, il fantasma dell’antisemitismo ‟di nuovo alza la testa”. Si obietterà che non è il caso di esagerare, una frase infelice nel 2005 non basta a rievocare il linguaggio violento del 1938, anno delle leggi razziali. Ma non è così, e tempestivamente il senatore a vita Giulio Andreotti, che pure ha difeso il governatore Fazio parlando di attacco in corso alla cultura cattolica nel mondo degli affari, denuncia la ‟coda di razzismo che qualcuno non riesce a perdere”.
La generazione di Luzzatto e Andreotti ha imparato con durezza che ogni favilla di intolleranza, per quanto accesa da faciloneria o foga polemica, può diffondere fuochi tragici, e va dunque spenta sul nascere, senza indugi. È lecito, e giovevole a una urgente soluzione del caso Fazio, che le opinioni, pro e contro il governatore, si affrontino libere e serene. Il campo va però sgombrato da insinuazioni e colpi bassi che ci riportano ai pregiudizi, e alle intolleranze, del nostro passato prossimo. Viviamo tempi difficili, il confronto delle identità e delle culture è minacciato da tensioni, violenze, tabù. Si additano capri espiatori grotteschi, la Cia, il Mossad, gli emigranti, gli ebrei, per nascondere i nostri guai e il virus può degenerare in pazza epidemia. Con amarezza si deve quindi notare l’assoluta indifferenza con cui il governo, la maggioranza, Forza Italia, i giornali e le televisioni che sostengono il premier, le cariche istituzionali, il mondo intellettuale del centrodestra, hanno accolto le dichiarazioni di Crosetto. Si spera forse di lasciar passare l’attacco agli ebrei ‟alle porte” sotto silenzio, ma è un grave errore e rischia di sfociare in complicità aperta. Occorre una presa di distanza morale nitida, subito: se non ora, quando?

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …