Gianni Riotta: Malinconico autunno Onu. Litigi tra i ricchi, abbandonati i poveri

15 Settembre 2005
Che giornate per il mondo! In Giappone il premier Koizumi trionfa in rischiose elezioni spuntando la riforma del pantagruelico sistema postale (24.000 sportelli, 280.000 addetti, un impiegato statale su 3!). In Germania il socialista Schroeder rischia di perdere le elezioni per le timide riforme di mercato avviate in un paese che non vuole cambiare nel futuro globale e la democristiana Merkel rischia di non vincerle perché ha promesso troppe di quelle riforme, necessarie a tenere il diesel tedesco su di giri. E si vota anche in Afghanistan, dove vigila sulla democrazia la Emma Bonino, nelle lande devastate dal dispotismo dei Talebani. Ma su tutti gli eventi primeggia il vertice Onu, forse la più grande assemblea di leader nella storia, che da oggi si raccoglie a New York per l’Assemblea delle Nazioni Unite. E, spiace dirlo ai lettori, possiamo solo riportare cattive notizie.
L’Onu vede i Paesi divisi sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, divisi sui diritti umani e il terrorismo, il segretario generale Kofi Annan invischiato nello scandalo Oil for food, le democrazie al peggio in giochi bizantini e meschini, le dittature perfette in marcatura contro un Palazzo di Vetro più efficiente e più trasparente. Solo cattive notizie. Sulla riforma del Consiglio, la petulanza di Germania, Brasile, India e Giappone per avere un seggio ha reso pressoché impossibile il rinnovamento, permettendo agli Usa (ostili a Berlino), alla Russia, Francia e Inghilterra (per lo status quo), alla Cina (ostile al Giappone) di tenersi le loro cinque poltrone. Il 64% degli europei vorrebbe un seggio unico per l’Unione Europea - proposta impugnata giustamente dall’Italia - ma le cancellerie sono troppo piccine per un gesto che darebbe all’Ue prestigio mondiale fortissimo. Il riottoso ambasciatore americano John Bolton, che detesta l’Onu, non ha neppure bisogno di dedicarsi alle sue demolizioni: nulla si muove e non occorre che lui intervenga. Kofi Annan accusa la destra Usa di volergli male, ma sbaglia. E’il rapporto Volcker sullo scandalo Oil for Food a mettere il piombo all’ala a ogni sua iniziativa: è grave dirlo, ma solo quando il segretario lascerà, l’Onu riavrà una chance seria di riforma. Se il summit che si apre oggi non avrà successo, i potenti gongoleranno per le piccine vittorie. Ne faranno le spese i poveri del mondo, cui dovremmo dare lo 0,7% della ricchezza in aiuti e invece lesiniamo ogni obolo. Gli Usa danno poco, il Giappone poco, noi italiani pochissimo, lo 0,17% ed è uno scandalo.
Il ‟New York Times” ricorda le cifre dell’avarizia: i 500 individui più ricchi, i Paperon de’Paperoni del mondo, guadagnano da soli quanto mezzo miliardo di poveri. Basterebbero 5 miliardi di euro l’anno per dare acqua potabile ai due miliardi e mezzo di umani cui manca, salvando 4000 vite al giorno. Aids, Tbc e malaria potrebbero ridursi con prevenzione sanitaria via Onu e invece dilagano. Louise Frechette, vicesegretaria generale, impone ai suoi epidemiologi di ‟non distrarsi con i risultati” e viene accusata di censura dagli scienziati. Se il vertice finisce come comincia, sarà un autunno malinconico per l’Onu. E, come sempre, ricchi e potenti se la caveranno, pagheranno i poveri, i diseredati, le vittime delle guerre e del terrorismo, coloro che dovrebbero contare sulla nobile bandiera azzurra delle Nazioni Unite, e la vedono invece ostaggio di camarille, burocrazie ed egoismi insopportabili. Gli scandali fermano Annan, la riforma del Consiglio preda degli egoismi.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …