Gianni Riotta: In Italia pochi visitatori ma i soloni criticano ancora il turismo di massa

22 Settembre 2005
Nel 1970 la Nazionale italiana di calcio arrivò seconda ai Campionati mondiali, dopo la storica Italia-Germania 4-3. In quello stesso anno ottenemmo un altro vistoso successo mondiale, il nostro Paese fu primo per visite turistiche. Glorie passate, come i gol di Riva e Rivera. Oggi è la Francia ad avere il record di presenze, seguita da Spagna, Usa e la Cina che ci ha sorpassato, relegandoci al 5 posto. E se ai turisti che salgono sulla Grande Muraglia aggiungete quelli che vanno a Hong Kong la Cina andrebbe sul podio. Perché il Paese che ha i maggiori giacimenti culturali al mondo, con quaranta siti riconosciuti dall’Unesco, viene snobbato da così tanti turisti? La domanda è stata al centro della giornata del Turismo ‟Passione Italia” organizzata a Napoli al Teatro San Carlo, sotto gli stucchi e sul palcoscenico cari a Donizetti. E le risposte, per una volta, sono venute senza lagne o ipocrisie. Il presidente delle Ferrovie Elio Catania ha parlato con orgoglio di treni veloci tra Napoli e Roma (60 minuti, made in Seatrain) e con orrore dei ritardi, pendolari disperati, zecche nelle cuccette. Gian Maria Gros Pietro, presidente Autostrade, ha ricordato i turisti che ci tradiscono, spaventati dagli ingorghi sulle nostre tangenziali. Emma Marcegaglia ha detto di turisti con il sacco a pelo da ragazzi che, adulti, tornano clienti, se soddisfatti, negli hotel a cinque stelle. E Pietro Modiano del San Paolo ha riconosciuto che il credito c’è, ma le piccole aziende alberghiere non sanno come accenderlo per servirsi delle tecnologie e di Internet. Michael Frenzel, presidente della catena gigante Tui-Ag è stato schietto: ‟Vi parlo da amico, per tornare leader dovete migliorare prezzi e qualità”. Inutile vantare il David e il Colosseo se poi il cameriere è sgarbato, il conto salato, il visto atteso per tre settimane burocratiche. I nuovi ricchi cinesi, per accedere agli Uffizi o scalare il Vesuvio, devono fermarsi in Germania per un timbro sul passaporto! È la concorrenza dei Paesi nuovi, la Croazia, l’Egitto, il Marocco e la Tunisia con le settimane a 300 euro tutto compreso che ci ha mandato in tilt. Senza una cultura del turismo la corsa al ribasso ci elimina, mentre domani arriva la Libia e dopodomani l’Algeria. Il sussiegoso Louvre non esita a creare tra i suoi nobili corridoi un ‟percorso Codice Da Vinci” per portare frotte di lettori davanti ai capolavori citati nel bestseller di Dan Brown. E una remota cappella in Scozia diventa luogo di culto del turismo letterario del ‟Codice”. A Bilbao tanti si opponevano alla costruzione del Museo Guggenheim, chiedendo piuttosto ‟posti di lavoro”. Ora il museo è l’attività economica centrale in città. Da noi, invece, ogni intreccio tra cultura e turismo viene deprecato dai soloni imbronciati, che rimpiangono sulle pagine letterarie i tempi in cui solo loro, con pochi eletti amici, avevano accesso alle città d’arte. Il presidente di Confindustria Luca Montezemolo ha indicato nel degrado culturale e ambientale l’ostacolo meno visibile della crisi del turismo, parallela e non meno insidiosa di quella dell’industria. Le coste sporche, il cemento in spiaggia, le montagne di plastica. È, invece, proprio l’incontro tra cultura alta e cultura di massa che potrebbe riportarci alle glorie del 1970, quando l’ombrellone tricolore ospitava 4 turisti su 100 mentre oggi riesce ad accettarne meno di tre. È il percorso dell’enogastronomia di Slowfood e Carlin Petrini, con alberghi a cinque stelle a fare da arcipelago con i bed & breakfast e agriturismo. Con la Sicilia che accompagna le glorie di Antonello da Messina ai campi da golf. Da Napoli è venuto un senso di urgenza. Se la Cina non può clonare la Costiera amalfitana può però portare i turisti alla città proibita. Gli angeli d’oro delle volte del San Carlo battono le ore con decisione: il tempo stringe. Nel 1970 avevamo il record di presenze, oggi arriviamo a fatica al quinto posto.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …