Gianni Riotta: George Bush smarrito nel Labirinto

03 Novembre 2005
Dura la vita per i presidenti americani al secondo mandato. Richard Nixon si dimise, travolto dallo scandalo Watergate. Ronald Reagan conobbe i giorni oscuri delle trame Iran-Contras e Bill Clinton l’umiliazione di Monica e del processo davanti al Senato. Ora tocca a George W. Bush, fierissimo della rielezione che aveva eluso il padre, George H. W. Bush, finire alle corde. Ieri il commissario speciale Patrick Fitzgerald ha incriminato e costretto alle dimissioni il capo di gabinetto del vicepresidente Dick Cheney, l’influente Lewis Libby, che a Washington tutti chiamano ‟Scooter” come un vecchio asso del baseball. È accusato di avere mentito e tramato contro la giustizia nel caso dell’agente Cia Valerie Plame, il cui nome fu fatto ai giornalisti in vendetta contro il marito Joe Wilson, un diplomatico contrario alla guerra in Iraq. Libby rischia fino a 20 anni e dopo di lui - cervello del celebre manifesto conservatore per un ‟Nuovo Secolo Americano” - stessa sorte potrebbe toccare allo stratega di Bush, il machiavellico Karl Rove. Lo storico Alfred Zacher calcola che su diciannove presidenti rieletti nella storia solo sette, Washington, Madison, Jackson, i due Roosevelt, Eisenhower e malgrado i guai Reagan, sono sfuggiti alla maledizione del secondo mandato. Per Bush figlio l’ultima settimana è stata infernale. La quota dolorosa dei duemila morti in Iraq, pur temperata dal successo delle elezioni. La goffa ritirata della signora Harriet Miers, incautamente candidata alla Corte Suprema a dispetto della completa mancanza di esperienza. Ora il k.o. di Libby, anima del movimento conservatore, pupillo di Paul Wolfowitz, braccio destro del vicepresidente Cheney, l’uomo che tanti considerano il motore, politico e intellettuale, della presidenza Bush. Lo scandalo Plame scaturisce dalla lunga faida che ha visto la Casa Bianca, Cheney e i neoconservatori opporsi a parte della Cia e ai servizi segreti del Dipartimento di Stato a proposito di armi di sterminio di massa di Saddam Hussein, temute e mai trovate. Cheney era persuaso, con Rove e Libby, che gli uomini della Cia e del segretario di Stato Colin Powell non perseguissero la strategia dell’attacco a Bagdad con sufficiente foga e da un dossier falso su uranio arricchito in Niger è deflagrata la saga giudiziaria. Per Bush, già rallentato dal deferimento e dalle dimissioni del capogruppo alla Camera Tom De Lay e dall’inchiesta che grava sul capogruppo al Senato Bill Frist, il dopo Katrina a New Orleans non finisce mai. Accusato di inettitudine, se non razzismo, dai democratici per il fiasco alluvione, con la base cristiana che parla di tradimento per l’operetta Miers, Bush non riesce a riunire un Paese diviso e rancoroso, sprofondato in trincee ideologiche. Chiuso nel suo circolo di ‟true believers”, gli ultras partigiani, con la fida Condoleezza Rice che se ne sta ben lontana dagli scandali e si occupa del mondo pensando al futuro, Bush rimpiange probabilmente l’ex generale Colin Powell il solo che, pur fallendo, gli predicasse moderazione. Basterebbe poco, magari nominare un giudice centrista alla Corte Suprema, per cominciare a suturare l’unità nazionale, ma il presidente non sa mai liberarsi dagli istinti di partito. Qualcuno si rallegrerà davanti al labirinto dove si va smarrendo George W. Bush, ma c’è poco da sorridere. Le prossime elezioni si terranno nel 2008, e per tre anni, gli Stati Uniti in guerra e il mondo in subbuglio economico rischiano di non avere guida e interlocutore a Washington. Brutta storia.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …