Riccardo Staglianò: Agricoltori e no global, assedio al Wto

13 Dicembre 2005
Quello che non delude mai, dei vertici Wto, sono le proteste. Per la sesta edizione che si apre oggi a Hong Kong si è già visto sfilare un enorme hamburger di cartapesta dal quale spuntavano membra umane, metafora facile del tritacarne della globalizzazione. E un minaccioso Wtosauro con le sembianze di un dragone cinese. I no global, stimano le preoccupate autorità locali, saranno circa 10 mila, a fronte di 6 mila delegati dei 149 (l´Arabia Saudita è entrata due giorni fa) paesi membri dell´Organizzazione mondiale del commercio. Che riprenderanno sino a domenica il discorso iniziato a Doha nel 2001 su come, in pratica, aumentare il libero scambio per ridurre le disparità di ricchezza nel mondo. Ed è qui che le aspettative della maggior parte degli osservatori si fanno fosche. ‟Un terzo fallimento dopo Seattle ‘99 e Cancun 2003 - fa osservare l´Economist - sarebbe disastroso”. Mentre il direttore generale Pascal Lamy avverte che ‟senza un´intesa si tornerebbe alla legge della giungla”. Ma per l´accordo serve una difficilissima unanimità.
Come in tutti i negoziati alcuni nodi sono più stretti di altri. Da una parte i paesi poveri chiedono ai ricchi di cancellare i sussidi all´agricoltura che distorcono il mercato danneggiando un loro importante export. Usa e Ue, per tutta risposta, chiedono in cambio la riduzione delle barriere tariffarie contro prodotti industriali e servizi con i quali inondare gli sterminati mercati emergenti. Nella tornata del Qatar, due mesi dopo l´11 settembre, il nord del mondo sotto choc fissò obiettivi ambiziosi per sradicare la povertà nel sud. Che si incagliarono poi nelle sabbie mobili degli egoismi nazionali, con i paesi africani che lasciarono il tavolo a Cancun in polemica con l´ennesima indisponibilità statunitense a togliere i sussidi sul cotone di cui si avvantaggiano 25 mila coltivatori locali a scapito di oltre 1 milione di africani. ‟È nell´interesse del mondo sviluppato - ha ammonito da Hong Kong il Nobel Joseph Stiglitz, condannando il "doppio standard" dell´occidente - far sì che i paesi in via di sviluppo crescano. Rinunciare ai sussidi rende anche noi più ricchi”.
Una verità, quella degli effetti benefici del free trade, su cui pochi delegati dubitano. Anche alla Banca Mondiale però ne hanno ridimensionato la quantificazione. Nel 2001 ipotizzavano che una completa liberalizzazione equivalesse a strappare oltre 100 milioni di persone dalla povertà estrema, oggi solo 30. Errori, modelli econometrici sbagliati che due mila agricoltori sudcoreani, i più arrabbiati, sbeffeggeranno in piazza.

Riccardo Staglianò

Riccardo Staglianò (Viareggio, 1968) è redattore della versione elettronica de "la Repubblica". Ha scritto a lungo di nuove tecnologie per il "Corriere della Sera" ed è il cofondatore della rivista …