Gianni Riotta: La forza del presente ha travolto il piccolo mondo antico di Fazio

22 Dicembre 2005
Le storiche elezioni del 1948 furono decise dalla politica internazionale: la maggioranza degli italiani volle ancorare il Paese nel blocco occidentale, temendo la deriva sovietica. Tangentopoli non si sarebbe mai aperta se, nel 1989, non fosse crollato il Muro di Berlino e Gorbaciov non avesse dichiarato la bancarotta dell’Urss: solo allora fu possibile, al mondo e alla nostra opinione pubblica, archiviare i partiti storici e l’economia protetta. Chi non sa vedere neppure adesso quanto, nella crisi di Bankopoli, sia decisivo il fattore internazionale non comprenderà come mai il teatrino dei pupi banchieri, con Fazio puparo, abbia avuto tanto successo nella stagione estiva 2005 ma sia stato, in inverno, fischiato. Torniamo alle cronache di un radioso giorno d’estate, 8 settembre 2001, 58 anni dopo la débâcle italiana nella seconda guerra mondiale. Al convegno di Cernobbio, organizzato con il consueto aplomb da Alfredo Ambrosetti arrivano, con gran spolvero di scorte e auto blu, il governatore della Banca Europea, il rosso Wim Duisenberg, e il governatore della Banca d’Italia, il cupo Antonio Fazio. I loro messaggi sono opposti, Duisenberg parla di ‟rivedere al ribasso le previsioni di crescita per l’Europa... dopo il rallentamento negli Usa”. Fazio è definito dai commenti ‟ottimista, euforico”. Secondo l’ex governatore l’Italia è ‟alla vigilia di un nuovo miracolo economico!”. Poche ore dopo al Qaeda colpisce le Torri Gemelle, l’America impiega quasi tre anni a vedere rimarginate le ferite tornando a crescere, il ‟miracolo economico italiano” si chiama Popolare Lodi, Cirio, Parmalat. Addio a Fazio, aveva ragione il povero Duisenberg. I critici dell’ex governatore sostengono che l’euforia di quel dolcissimo settembre derivasse dalla schiacciante vittoria elettorale, conseguita pochi mesi prima dal centrodestra. Persuaso di potersi blindare in Italia e ignorare le direttive di controllo europee, la disciplina euro e la foga dei mercati, Fazio si diceva ‟ottimista”, sicuro di gestire indisturbato banche ed economia nazionale. Diranno i magistrati se, e come, la legge è stata violata. Di certo erano violati buon senso e prudenza: non un dato economico, non uno, sorreggeva l’analisi di Fazio, ma pochissimi, nel clima di consenso di cui allora il governo di centrodestra godeva, si presero la briga di esaminare i numeri. Erano giochi di corte, tra arroganti feudatari e sicofanti in livrea, una camarilla che funzionava - sia pur in modo disgustoso - quando l’Italia non doveva competere in Europa e nel mondo, prescrivendosi da sé le regole, protetta da dazi e moneta battuta quando necessario. Mentre discettava di difendere l’italianità del ‟sistema”, Fazio non si curava dei fatti - dimentico del precetto di San Tommaso di non perdere mai alla ricerca del ‟logos” la ragione umana. Troppi sportelli in Italia, 1,4 banche per 100.000 abitanti contro 0,6 di Spagna e Gran Bretagna; nel 2001 il costo per impiegato era il meno razionale d’Europa, 58.469 euro contro 42.242 in Germania. ‟L’italianità” è vizio, non virtù, la storia d’Italia è, da secoli, duello tra chi guarda oltre le Alpi e chi si rintana dentro i villaggi ridenti, come Alvito, Strapaese di D’Annunzio contro universalità di Pirandello, adesione al Mec contro autarchia fascista, lingua del Manzoni contro Stenterello, Garibaldi e Cavour contro i Borboni. Europa, mondo, economia globale non sono nostri nemici. Sono la strada per non venire superati, dopo la Cina, da tanti altri Paesi. Ricucci ebbe a definirsi felicemente ‟furbetto del quartierino” ma sbagliava: dietro l’apparenza dei grandi intrighi onnipotenti, la formula Fazio era ingenua, sprovveduta, provinciale. Il mondo grande e terribile l’ha travolta, con poca fatica in poche stagioni. Come farà ancora con chi si illude di campicchiare ‟all’italiana”.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …