Marco D'Eramo: Voli Cia. Potere assoluto

30 Dicembre 2005
Segna una svolta nei rapporti giuridici tra Europa e Stati uniti il mandato internazionale di cattura richiesto dai magistrati milanesi per 22 agenti della Cia che sequestrarono in Italia l'imam Abu Omar. E sancisce - una volta di più - la sistematica violazione della legalità da parte dell'amministrazione Bush. I giudici di Milano traducono in giurisprudenza quel che con parole crude afferma un editoriale on line di Newsweek: «Ora è chiaro: Bush ha pensato che l'11 settembre gli ha dato licenza di agire da dittatore o, nella sua testa senza dubbio, da Abrahm Lincoln durante la guerra civile». Newsweek si riferisce alle intercettazioni di cittadini americani ordinate senza l'esplicita autorizzazione giudiziaria richiesta dalla legge del 1978. Tuttora indicibile nel tremebondo mondo mediatico italiano, il giudizio, - Bush dittatore - è inatteso perché proviene da un magazine noto per il suo conformismo. È tanto più inaspettato in quanto cade in un'opinione pubblica internazionale rassegnata, quasi mitridatizzata dai raids della Cia, da Guantanamo, dalle torture di Abu Ghraib, cioè dalla sistematica violazione della legalità internazionale e dello spirito della Costituzione americana. Il più moderato settimanale Usa ci ricorda con brutalità quel che nessuno dei progressisti commentatori europei osa dire: che l'attacco al World Trade Center ha innescato un colpo di stato permanente. Altro che «18 brumaio di Luigi Napoleone Buonaparte» di marxiana memoria! Come successione degli eventi, «l'11 settembre di George Bush junior» ricorda piuttosto l'incendio del Reichstag che in Germania consentì a un cancelliere eletto con voti risicati d'invocare poteri straordinari.
I giudici milanesi ci hanno rivelato il caso di Abu Omar, ma quanti altri rapimenti ignoriamo se - ci dicono - i voli Cia sull'Europa sono stati almeno 500? Ora, a permettere di sequestrare chiunque e ovunque sul pianeta, processare con legge marziale e, nel caso, eseguire la condanna a morte senza diritto a difesa indipendente e senza appello, è un presidential order emanato da Bush nell'ottobre 2001 (dopo il Patriot Act). Per quel decreto, a ogni momento potreste (potremmo) essere rapiti per strada, a casa, al cinema, trasportati a Diego Garcia, essere condannati, fucilati e scomparire dalla faccia della terra all'insaputa di tutti.
In nome della guerra al terrore, Bush ha reintrodotto nella pratica delle democrazie occidentali gli arnesi del più sinistro assolutismo. Il suo presidential order non ha fatto niente di meno che reintrodurre quelle lettres de cachet che la Rivoluzione francese abolì, lettere corredate dal sigillo reale che consentivano al sovrano, a suo arbitrio, di sbattere chiunque in cella alla Bastiglia e gettare la chiave per sempre. E il vicepresidente Dick Cheney ci ha avvertito: la guerra al terrore durerà almeno 50 anni! Certo, nella prospettiva autoreferenziale della politica Usa, il mandato per gli agenti Cia conta quanto l'iscrizione a giudizio del soldato Mario Lozano per l'omicidio di Nicola Calipari, ovvero meno di niente. Altra storia sono però le intercettazioni fuorilegge di cittadini statunitensi: esse violano l'Habeas Corpus, non più dei sudditi dell'impero, ma dei cives romani: «Infine i media cominciano a parlare di impeachment», così titolava ieri la sua home page il sito Internet della sinistra statunitense ‟Common Dream”s, dove l'accento cade sulla parola «infine». I media Usa infatti non hanno niente da imparare dai nostri, neanche in tema di pavidità: tutti temerari cavalleggeri del «Settimo leprotti». Basta pensare infatti che l'eroico ‟New York Times” si è tenuto per un anno nel cassetto lo scandalo delle intercettazioni, e che cioè avrebbe potuto tirarlo fuori durante la campagna presidenziale di 13 mesi fa, e forse cambiarne l'esito.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …