Gianni Rossi Barilli: Pacs. Il papa a gamba tesa

13 Gennaio 2006
Se si voleva un'altra dimostrazione del fatto che la chiesa cattolica è la madre, o perlomeno la zia, di ogni autoritarismo e totalitarismo d'occidente, eccola qua. Con il diabolico tempismo di Benedetto XVI che entra a gamba tesa, da sotto la fluente sottana, nel dibattito politico italiano. Alla vigilia di due manifestazioni che chiedono di diradare l'insopportabile cappa clericale gravante sulla nostra vita pubblica e sulle nostre esistenze individuali (l'una a Milano a difesa della legge 194 e della libertà femminile, l'altra a Roma sostegno della legge sulle unioni civili per le coppie di fatto), il papa usa la propria voce soave per un attacco all'arma bianca.
No alla RU 486, dice Ratzinger, perché l'aborto altrimenti diventerebbe troppo facile per femmine peccatrici che al contrario meritano di soffrire il più possibile per le proprie dissennate scelte. E no al riconoscimento giuridico di forme di famiglia differenti da quella consacrata nel matrimonio eterosessuale, perché ciò oscurerebbe il valore immutabile della famiglia tradizionale.
Dato che i Pacs, come si è ripetuto fino alla nausea, non comportano affatto la richiesta di abolizione del matrimonio tradizionale e non impedirebbero ai cattolici di continuare a vivere cattolicamente il loro concetto di famiglia, è chiaro come il sole che il fuoco di sbarramento papale è tipica espressione di una mentalità totalitaria incompatibile con la moderna convivenza civile. È precisamente il rifiuto di accettare che sia concesso il benché minimo diritto positivo a coloro che si collocano al di fuori delle ferree norme stabilite grazie a secoli di arbitrio e violenza contro i «diversi» e le «diverse», promosse in prima persona dalla chiesa cattolica. Tanto più che di queste concessioni, aggiunge Benedetto, non si sente alcuna necessità sociale. Detto da chi per contratto può vivere in famiglia con tutte le persone dello stesso sesso che vuole suona un po' maramaldesco.
Ancora più di questo, tuttavia, spiacciono i sorrisi senza la minima increspatura e i salamelecchi tributati ieri al santo padre dagli immediati destinatari della sua arringa. Vale a dire il sindaco di Roma Walter Veltroni, il presidente della provincia Enrico Gasbarra e il presidente della regione Lazio Piero Marrazzo. Passi pure, anche se non torna a suo merito democratico, per il «margheritino» e cattolico Enrico Gasbarra. Ma per Veltroni e Marrazzo proprio no, visto che il primo è esponente di primo piano dei democratici di sinistra, promotori ufficiali della proposta di legge sui Pacs (approvata addirittura all'unanimità all'ultimo congresso del partito), e che il secondo si è impegnato nelle scorse settimane a modificare la normativa regionale fatta approvare dal suo predecessore Storace per escludere le coppie «irregolari» dal diritto all'assistenza riservato alle famiglie in condizioni economiche disagiate. Le esigenze della diplomazia si sono evidentemente imposte in questo caso sulle convinzioni personali.
Non c'era comunque alcuna esigenza di questo tipo per i tg Rai che (tg3 incluso) hanno dato la notizia del nuovo anatema papale all'ora di pranzo senza farla seguire da neppure un secondo di informazione sul dissenso di chi la pensa diversamente da Benedetto XVI. Il che non fa ben sperare sul buon esito della richiesta di trasmettere in diretta le manifestazioni di sabato a Milano e Roma presentata ufficialmente ieri alla Rai da oltre 60 parlamentari. Non ci resta quindi che porgere l'altra guancia, sperando che almeno di questo il papa rimanga contento.

Gianni Rossi Barilli

Gianni Rossi Barilli, nato a Milano nel 1963, giornalista, partecipa da vent’anni alle iniziative del movimento omosessuale, come militante, scrivendo, discutendo e anche litigando. Ha lavorato a “il manifesto” dal …