Gianni Riotta: Il partito democratico rischia di incollarsi sulla carta moschicida

09 Febbraio 2006
‟Mangia gli spinaci: li mangia anche Bobbio!” intimava la mamma al figlioletto riluttante in un cartoon di Altan. Solo l’autorità del grande filosofo Norberto Bobbio poteva convincere il piccolo e Altan irrideva così la sinistra quando evoca a sproposito i suoi miti. Ripenso alla vignetta nel seguire, con interesse, il dibattito aperto sul partito democratico, in piena campagna elettorale. Lo seguo sul Riformista, il brillante foglio di Antonio Polito, che adesso lascia la sua creatura per una carriera politica nelle fila della Margherita: e che un ex giornalista dell’Unità come lui non corra con i Ds eredi del Pci ma con un’organizzazione ricca di eredi della Dc la dice già lunga sul rimescolamento di idee in corso. Devo dire che ‟il dibbattito”, come avrebbero detto le comparse di Nanni Moretti, ricorda tempi perduti, quando a sinistra le idee venivano clonate in lenzuoli teorici, che dalle riviste (ieri Caldarola citava Rinascita), ai quotidiani, a congressi affumicati dalle Gitanes formavano ‟l’elaborazione politica”. Così il manifesto condannava l’Urss ‟Praga è sola”. Il tono è alto, elegante, ‟...la tendenza può esser quella di inchiodare le élites dirigenti nelle organizzazioni di un macrosistema partitico...”, ‟ma i limiti del prodismo e del parisismo non sono proprio in questa visione?”, ‟...data la koiné liberale cui i due partiti sono approdati...”, ‟il prodismo sta largamente in questa koiné”, ‟questo è un canone paretiano e moschiano...”. Leggo con ammirazione la discussione così alta ed elegante e mi viene in mente - gli amici coinvolti sorrideranno - una battuta di Marx, Groucho Marx: ‟Io non appartengo a nessun partito organizzato, sono iscritto al partito democratico americano”. Temo che, se il partito democratico italiano prova a nascere dentro un rigido corsetto ideologico, minacciato come un obbligo necessario ma sgradevole, tipo ginnastica, dieta o un corso di sanscrito, non lo vedremo mai. E’ovvio che i dirigenti di Margherita e Ds guardino con sospetto al nuovo partito, temendo di perdere status e posizioni: capita nelle aziende a ogni fusione, nelle famiglie in tanti matrimoni. Il dibattito dovrebbe allargare l’area dei coinvolti, non solo fra gli intellettuali e i militanti, ma diretto nella nuova cultura diffusa, tra tutti coloro che hanno curiosità e interesse alla riforma della politica. Dovrebbe essere una discussione soft, non hard, capace di filtrare su Internet, nei licei (sono stato all’occupazione del Parini: un lungo seminario sulle Americhe, fatica di idee non slogan). Un territorio nuovo, dove un banchiere possa sedersi con uno studente, un medico con un operaio, un informatico con un precario. Ho un modello? Sì, il volontariato in Italia è il solo luogo in cui soggetti sociali diversi si incontrano, discutono e lavorano insieme. Manca invece finora la tensione, il desiderio di evoluzione, il gusto della trasformazione. Se si tratta di un compromesso storico bonsai, predica bene Paolo Franchi, inaridirà subito. Il partito democratico deve sognare di durare quanto i partiti americani, una meta secolare. Deve accogliere gli enzimi dei socialisti e dei radicali per far lievitare la pasta dei cattolici, della sinistra, dei neoliberali: del resto Rutelli, ex radicale e Gentiloni ex Pdup, militano con De Mita, ex Dc e Marini ex Cisl, come, nei Ds, gli ex Pci D’Alema, Fassino e Veltroni, il Psi Bassanini e Manconi, ex Lc, le identità sono già mutate, inutile temere un nuovo stadio di evoluzione. Deve usare la campagna di Prodi non come una trappola ma una opportunità. Una forza riformista del XXI secolo vive la contraddizione come anima, guarda con ottimismo al futuro anche quando è buio. Rinchiudendosi nel ‟dibbattito” il pericolo non è tanto il ‟canone moschiano”, quanto vedere tutti i riformisti incollati sulla carta moschicida dello status quo.

Gianni Riotta

Gianni Riotta, nato a Palermo nel 1954, ha studiato all’Università di Palermo e alla Columbia University di New York. Ha lavorato come giornalista per varie testate da Roma e da …