Gian Antonio Stella: Il rag. Matteoli laureato dal suo consulente

21 Marzo 2006
Il ragionier ministro Matteoli Altero è stato promosso: diventerà ingegnere. Grati per aver ricevuto vari finanziamenti, come candidamente spiegano nella motivazione, i docenti dell’Università di Perugia hanno voluto infatti ricambiare. Così, scartata l’idea di donargli un orologio a cucù, una cravatta o un comò, hanno scelto di regalargli una laurea ad honorem. Un’opzione che non solo ha spaccato il consiglio di facoltà di ingegneria spingendo i soliti criticoni a denunciare un piacerino politico, ma apre un interessante dibattito: da quale quota scattano la lode, l’encomio e l’abbraccio finale? La fissa della laurea, in un Paese come il nostro affetto da importanzite, è come è noto devastante. Basti vedere come in questi anni le università, che nel ‘99 erano 41, sono raddoppiate in poco più di una legislatura diventando 80. Tra le quali diverse, come dimostrano gli interventi dell’Antitrust, hanno improbabili sedi alle Caymans o nel Siam, benedicono ‟dottori” taroccati con incredibili ‟degree” firmati dal ‟Segretario di Stato Usa” o vengono addirittura intestate, come ha fatto Francesco Ranieri a Villa San Giovanni, al nonno defunto. Né la fissazione del pezzo di carta ha risparmiato il governo. Umberto Bossi, che nel maggio ‘93 emise addirittura una strepitosa delibera che diceva ‟tutti i deputati della Lega Nord sono pregati di iscriversi a un corso di laurea in giurisprudenza”, ci ha ormai rinunciato. E dopo aver ‟organizzato tre feste di laurea senza essersi mai laureato” (parole della sorella Angela) ha smesso d’iscriversi a medicina dov’era stato fuori corso per una quindicina di anni. Ma ad altri è rimasto un chiodo in testa. Claudio Scajola lo risolse laureandosi davvero, Genova, a cinquant’anni passati, per essere all’altezza dei sospiri della mamma e delle pretese di Berlusconi: ‟Come faccio a darti il Viminale se non sei laureato?”. Mario Baccini, nel suo sito che gronda di onorificenze come un albero di cachi a novembre (da ‟Goodwill Ambassador” dell’Unido a ‟Gran Cruz” dell’Orden ‟Vasco Nunez” di Panama, dal Grado de ‟Gran Oficial” de la Republica de El Salvador a quello di Gran Oficial de la Republica Orientad del Uruguay) ha infilato ad esempio una laurea Honoris Causa dalla University of Berkley, che succhia notorietà tra i polli giocando sull’assonanza con la celebre università di Berkeley. Per non dire di Gianfranco Micciché che, con in mano la lettera di un amico universitario che lo invitava a ‟tenere delle lezioni a titolo gratuito” all’ateneo reggino, arrivò a scrivere nella biografia ufficiale, sollevando le ire del rettore: ‟Docente nel dottorato di ricerca dell’università di Reggio Calabria”. La laurea Honoris Causa in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio donata dall’Università di Perugia ad Altero Matteoli apre però scenari inediti. Che potrebbero dare soddisfazioni ad altri ministri non laureati. Nella sua relazione al Consiglio di Facoltà, il preside Corrado Corradini ha infatti spiegato in modo chiaro i motivi della elargizione accademica. Che sono, ovvio, molteplici. E partono dall’impegno di Matteoli sul fronte dei cambiamenti climatici, della eco-collaborazione coi Paesi emergenti, delle fonti rinnovabili alternative, dell’inquinamento, dei rifiuti (dove gli viene reso merito di avere varato ‟il Testo Unico che individua nuove e più precise norme per tutti gli impianti di incenerimento”), della mobilità e della difesa del suolo, in particolare per ‟l’adozione di 14 Piani di assetto idrogeologico”. Fin qui, opinioni. Certo, molti ambientalisti (che gli storpiano il nome da ‟Altero” in ‟Attila”) contestano a Matteoli tutto: dai ritardi nell’approvazione del piano nazionale di assegnazione delle emissioni varato solo a febbraio 2006 dopo vari richiami Ue e fuori tempo massimo di due anni, al silenzio sull’applicazione concreta del Protocollo di Kyoto, dal testo unico che prevede 103 inceneritori ‟rinunciando di fatto alla raccolta differenziata” all’”inerzia” sulla mobilità urbana. Per chiudere con le accuse più pesanti: avere accettato senza fiatare che il ‟suo” governo varasse il condono edilizio e non essersi battuto contro la nuova ondata di abusivismo, che avrebbe visto nei cinque anni ‟matteoliani” nascere 180 mila nuovi edifici fuorilegge. Ma restano, dicevamo, opinioni: su quale sia il modo giusto per tutelare l’ambiente le idee sono diverse. E tutte legittime. Più interessanti, però, sono altri passaggi della relazione. Secondo i docenti umbri autori dell’iniziativa, il ministro merita la laurea anche perché ‟l’Ateneo di Perugia e la nostra Facoltà in particolare, hanno individuato nel settore dello sviluppo energetico sostenibile una delle principali linee di intervento in ambito di formazione, di ricerca e di gestione, e va ascritto all’on. Matteoli il merito di aver saputo cogliere le potenzialità in essere” e di ‟aver contribuito con più interventi dedicati ad assecondarle e incentivarle”. Per essere ancora più chiaro, il preside precisa tutta una serie di attività ‟che hanno riguardato, con una serie di accordi di programma e convenzioni, l’Università degli Studi di Perugia”. Dalla Costituzione del Centro di Ricerca sulle Biomasse a quella del Centro di Ricerca per la Meteorologia e Cambiamenti Climatici, dalla Istituzione della Scuola Superiore del Territorio, Ambiente, Management ai ‟Finanziamenti per progetti di ricerca e formazione”. Tutte cose, dice papale papale Corradini, che ‟interessano direttamente e principalmente il nostro Ateneo” e in particolare la Facoltà di Ingegneria. Non vale dunque la pena di dimostrare riconoscenza al ministro per tanta attenzione? ‟Ma come: una laurea in cambio di finanziamenti?”, son saltati su alcuni contestatori, ‟il suo curriculum è esclusivamente politico!”. Niente da fare. Bocciata anche la proposta di rinviar la cosa a dopo il 9 aprile per rimuover quell’odore fastidiosamente elettorale. E via libera tra le proteste, con 71 voti su 110 aventi diritto, alla laurea. Interessante il nome del professore designato a promotore della cerimonia che incoronerà il ministro dell’Ambiente. Si chiama Franco Cotana e per pura coincidenza è direttore del Centro Ricerca Biomasse voluto dal ministero dell’Ambiente, fa parte della Commissione Via del ministero dell’Ambiente, rappresenta al Master in Ingegneria ed Economia dell’Ambiente e del Territorio di Roma Tre il ministero dell’Ambiente, è consulente del ministero dell’Ambiente... Sarà commovente, trovarsi tra amici.

Gian Antonio Stella

Gian Antonio Stella è inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”. Tra i suoi libri Schei, L’Orda, Negri, froci, giudei & co. e i romanzi Il Maestro magro, La bambina, …

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