Marco D'Eramo: Il New Labour, dalla “terza via” al vicolo cieco

10 Maggio 2006
Con la sconfitta elettorale di giovedì, è tutto il progetto politico di Tony Blair a mostrare la corda dopo nove anni di governo. Dopo 18 anni di thatcherismo, nel 1997 Blair aveva cercato di utilizzare la ricetta che nel 1992 permise a Bill Clinton di riportare i democratici al potere dopo 12 anni di reaganismo. Clinton aveva parlato di ‟New Democrats”, Blair lanciò l'idea di ‟New Labour”, tagliare cioè il cordone ombelicale che per almeno 50 anni, dal governo Attlee dopo la seconda guerra mondiale, aveva unito partito e sindacato. Nel New Labour le Trade Unions non sono più l'azionista di maggioranza del partito, come nel precedente mezzo secolo. In parte era una scelta obbligata, vista la disfatta storica che Margaret Thatcher aveva inflitto al sindacato, dopo il lunghissimo sciopero dei minatori del 1984-5. Thatcher lasciava un paese molto più a destra, più liberista e antisindacale di quello che aveva trovato. Come Bill Clinton, anche Tony Blair si presentò come fautore di un'alternativa moderata, di una de-thatcherizzazione parziale della società sotto la bandiera della Terza Via, un modello sociale teorizzato dall'influente sociologo Antony Giddens, direttore della London School of Economics, in cui un governo business friendly doveva praticare un nuovo compromesso col gran capitale. Negli anni '60 i governi laburisti avevano lanciato le comprehensive schools, scuole non selettive, uguali per tutti, che Thatcher smantellò. E il blairismo è tutto condensato nel suo slogan sull'istruzione: scuole ‟post-comprehensive” in una società postmoderna, cioè scuole ‟insieme selettive e comprensive”. Il modello vagheggiato dal blairismo può essere sintetizzato dal ‟mercato interno” e dalle Pfi (Private Finance Initiatives), cioè partenariati pubblico-privato: una società privata costruisce una scuola, ecco che le viene affidata la gestione della scuola pubblica per 30 anni. Il partenariato pubblico-privato è stato praticato nella sanità, istruzione, opere pubbliche. Il ‟mercato interno” invece era stato introdotto dai conservatori, che hanno diviso il Servizio Sanitario nazionale (Nhs) in due sottoinsiemi, i ‟fornitori” e i ‟compratori” di servizi di salute, divisione che doveva razionalizzare la spesa pubblica inducendo i primi a ‟vendere” servizi a prezzo più competitivo e i secondi a cercare di ottenere il prezzo più conveniente. I laburisti hanno accentuato il ‟mercato interno” proseguendo nella politica di appalti ai privati e licenziamenti (gli ospedali pubblici hanno meno della metà dei posti letto di 40 anni fa).
Già da tempo però la Terza Via era in un vicolo cieco almeno in due settori: 1) il governo Blair è stato costretto a rinazionalizzare (pur senza dirlo) le ferrovie che Major aveva privatizzato, visto il disastro della privatizzazione; 2) il tentativo di sostituire le pensioni pubbliche con quelle private integrative è andato così male che per un periodo le assicurazioni private hanno consigliato ai loro clienti di sottoscrivere pensioni pubbliche.
Grazie all'ingente afflusso di denaro che la piazza finanziaria della City garantisce alla Gran Bretagna, per nove anni Blair non ha trovato forti resistenze proprio per il buon andamento dell'economia e la bassa disoccupazione. Ma l'erosione degli standard di qualità nei servizi pubblici esige il suo pedaggio. I voti persi dal Labour e finiti all'estrema destra nei quartieri popolari di East London ricordano quelli che i comunisti francesi regalarono a Le Pen nelle città una volta chiamate banlieues rouges. E gli inglesi cominciano a rendersi conto che se un privato deve ricavare profitti da un servizio pubblico, allora i contribuenti hanno la scelta tra pagare di più per lo stesso servizio oppure pagare lo stesso per un servizio peggiore.

Marco d’Eramo

Marco d’Eramo, nato a Roma nel 1947, laureato in Fisica, ha poi studiato Sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi. Giornalista, ha collaborato con “Paese Sera” …